Lo scorso 3 febbraio è stata inaugurata presso la galleria Giò Marconi di Milano l’esposizione Viaggio in Italia di Emilio Tadini. Una mostra con opere dell’omonima serie risalente agli anni Settanta, esposte per la prima volta nel 1971 presso lo Studio Marconi.
L’artista milanese considerato una delle figure artistiche più interessanti della scena culturale degli anni del secondo dopoguerra italiano, unisce nel suo Realismo Integrale accenni del linguaggio Pop, della Metafisica di De Chirico, con riferimenti alla psicanalisi di Lacan e Freud e l’innegabile rimando al Surrealismo, dato dal suo interesse per l’inconscio e l’irrazionale che lo ha indotto a rappresentare scene di frammentazione e alienazione. Il suo approccio seriale alla pittura e la continua ripetizione di figure e personaggi, mostrando piccole alterazioni e modifiche di opera in opera, lo hanno portato ad avere una produzione quasi esclusivamente dedicata a cicli pittorici. Così come una serie di romanzi a puntate le opere di Tadini possono essere lette una ad una fino ad arrivare alla fine della storia.
L’intera opera dell’artista, di primo acchito sembrerebbe chiara e immediata nella lettura, mentre in realtà offre molteplici livelli di studio e analisi. Le immagini una ad una si mostrano ed emergono in un procedimento freudiano di relazioni e associazioni, il suo viaggio italiano riguarda la vita quotidiana contemporanea e la scelta degli oggetti inseriti lo dimostra. Grazie ad elementi onirici, oggetti quotidiani come un telefono o un rossetto rosso, personaggi anonimi e spesso senza volto, elementi di design o la scultura di Cader, il suo viaggio diventa sempre più concreto. Le figure solitarie e senza testa, la fanno da padrone in questa serie, già protagoniste in alcuni dei suoi primi cicli di lavori, come L’uomo dell’organizzazione (1968) o Vita di Voltaire (1967).
Osservando le opere di questa serie e analizzando il personaggio di Tadini è inevitabile vedere una connessione con l’omonimo diario di viaggio di Johann Wolfgang Goethe, in cui l’autore descrive il suo soggiorno italiano dal settembre 1786 al maggio 1788. Tra i due Viaggi in Italia, da Tadini a Goethe, si possono notare molteplici somiglianze, entrambi fanno molto affidamento sulle immagini autoprodotte e sui propri repertori visivi. Se Goethe, mentre visita l’Italia, disegna e produce numerosi acquerelli che poi diventeranno un testo scritto, Tadini invece per i suoi quadri si rifà a una miriade di immagini fotografiche che ha scattato e archiviato ordinatamente.
La serie pur includendo riferimenti all’antichità, tocca anche i campi del design, dell’arte, della cultura, della moda e dello stile, dà la possibilità allo spettatore di calarsi nella visione italiana di Tadini, che riesce ad unire il passato con la modernità. Georg F. Schwarbaner lo riassume in poche parole: “Ogni oggetto, ogni simbolo, ogni frammento di una frase e di una parola ha il suo significato specifico. Le opere di Tadini somigliano a un’enciclopedia di immagini del nostro secolo”.
Emilio Tadini
Viaggio in Italia
Già Marconi, Milano
dal 4 febbraio al marzo 2022