I capelli argento, lo sguardo attento, un’energia palpabile unita ad un sorriso solare, la curiosità di un bambino, il suo dire una sorta di esperanto fluido, divertente, che prende qualcosa da ogni lingua che conosce: francese, inglese, italiano, portoghese, e spagnolo e tedesco sue lingue madri. Non è un caso che uno sei suoi riferimenti preferiti sia il grande Dario Fo che con il suo gramelot raggiungeva sempre il suo pubblico ovunque fosse.
La sua vivace assistente, Cinthia Montaner ne parla con timor reverentialis, anche perché pare che il Maestro abbia ormai sviluppato il dono dell’ubiquità riuscendo a seguire ogni cosa e soprattutto a realizzare le nuove idee che affollano la sua curiosità, mai sazia.
Stiamo parlando di Hannis Būrgo Drago, poliedrico personaggio, nato a Buenos Aires nel ’60 e da anni sicuramente cittadino del Mondo. Già da adolescente fa capolino la sua passione per il teatro, passione che non lo lascerà mai più. La sua famiglia, tutti professionisti, ha l’intelligenza di non ostacolarlo.
Ama leggere e studiare e dopo gli studi regolari frequenta l’Actor’s Studio di Lee Strasberg, cui seguiranno diversi seminari prestigiosi come quello di Augusto Boal, Meyerhold, Artaud, Brechte mentre dal ’73 al ’77 frequenta il Goethe Institute. Suoi mentori Artaud, Stanislavski, Strassberg, Beckett, Pinter, Grotowski, ma anche Freud, Kant, Nietzsche.
Inizia come attore al teatro San Telmo a Buenos Aires ma al di là del mondo del teatro, il suo grande interesse è per la figura dell’attore e di più per l’essere umano. Fonda il suo gruppo nell’80 ed è naturale la sua svolta per la regia. Girerà per tutta l’Argentina e nella capitale apre suo teatro Poppurri, un nome che fotografa perfettamente la molteplicità degli interessi del suo ideatore che nel frattempo inizia in parallelo ad occuparsi anche di organizzazione di eventi.
Bisogna essere davvero bravi ma soprattutto essere coraggiosi per fare teatro in quegli anni in una Argentina in preda a una feroce dittatura. Data la sua padronanza del tedesco coglie al balzo l’occasione di trasferirsi a Norimberga, dove apre la sua scuola di recitazione. Qui si fermerà 10 anni.
Si trasferisce poi nel Ticino, anche perché la vicina Bellinzona pare voglia aprire un’Accademia d’Arte Drammatica sulla scia dell’Actor’ Studio.
Anche a Londra calca il palcoscenico e così a Cambridge, come in Italia dove lavorerà diversi anni, anche con Giorgio Strehler. La brama di conoscere, tratto comune a tutti i protagonisti di Arte e Committenza, lo spinge a Ibiza che diventerà per un lungo periodo il centro dei suoi interessi. Ne ha un ricordo bellissimo offuscato da un suo recente ritorno… non è più l’incanto di una volta.
La passione per questo mondo così ricco di sfaccettature non fa che crescere, è la sua vita, ma la cosa non gli impedì di mettere su una bella famiglia. Con il passare degli anni crede sempre di più nel teatro come veicolo di conoscenza dell’animo umano e negli anni svilupperà un filone legato al teatro come terapia. Le idee e soprattutto le sue realizzazioni incalzano, fa parte del suo porsi, le idee lo circondano come gli anelli un atomo.
Ora in Paraguay continua a seguire quella che non si può che chiamare missione con il suo teatro ad Incarnaciòn, mentre la scuola appena aperta ad Asuncion dà forti segnali di voler crescere. Innumerevoli gli attori che ha aiutato fin dai primi passi. Severo ma pronto a partecipare e a dare al suo teatro una marcia in più con le ricadute positive che la recitazione riverbera non solo sugli habitué che si sa sono piuttosto esigenti, ma anche su chi presenta problematiche e i risultati sono davvero notevoli.
Il teatro è lo specchio della vita… o è il contrario? Siamo sempre lì, Aristotele o Platone?