Una scultura di ferro, a cui sottende l’idea tradizionale che la stessa sia pesante, poiché fatta di materia siderurgica: ferro, ghisa, piombo, elementi che hanno connotato molti oggetti scolpiti o assemblati, nei decenni passati, a cui si associa l’immagine della fiamma ossidrica, della ferita, della sutura, in altre parole a concetti e visioni che appartengono alla storia dell’arte e dell’umanità, correlati ai temi importanti quali la guerra, l’industria, il progresso che hanno ispirato opere significative del ‘900.
Ma in questo caso la forma che percepiamo pesante, in realtà è cava, praticamente un vaso in cui inserire oggetti di plastica di scarto, realizzata con un intento non solo estetico ma etico e pensando a Calvino e all’ambiguità della visione, potremmo dire che la stessa sia stata alleggerita, con la finalità di ‘essere’ diversa dalla sua apparenza, ovvero diventare contenitore ideale per una possibile soluzione alla questione ambientale, che da campo d’indagine per le discipline scientifiche, è da tempo ormai ambito di ricerca espressiva per l’arte: dalle querce piantate da Joseph Beuys nella Documenta Kassel dell’82 all’ANTIMATTER_Stone di Sebastiano Pelli. L’impegno degli artisti per l’ambiente e per l’umanità sottende una visione specifica, ovvero che scelte e comportamenti, anche individuali, sono fondamentali per riconsiderare l’esistenza e l’interazione tra tutto ciò che vive sulla terra.
Nel Novecento, secolo della globalizzazione, della società industriale e urbana, il rapporto tra ambiente naturale e antropico ha visto le più forti e inedite contraddizioni. Con la trasformazione radicale degli habitat, il degrado delle principali matrici naturali e la profonda e continua interazione tra componenti naturali e antropiche, si è affermato il passaggio dall’idea di natura a quella di ambiente, quale luogo di modificazioni e di processi storici, e dunque luogo in cui natura e cultura si combinano. Ogni azione dell’una determina una risposta, non sempre prevedibile, dell’altra.
Ad esempio la plastica, da grande innovazione nella scoperta dei materiali, oggi viene considerata come uno dei maggiori fattori di rischio ambientale. Tuttavia le nostre abitudini e i diversi ambiti di uso anche medico, scientifico e tecnologico, al momento non consentono di poterla eliminare dai nostri usi.
Si tratta quindi di un problema epocale, ambientale e culturale che ha ispirato Pelli nella creazione di ANTIMATTER_Stone.
L’artista, anche con una buona dose di ironia, ha creato un oggetto, che a dispetto dell’evidenza – dimensioni, materiale e volume – in realtà nasconde un segreto. La sua apparenza, forte e rudimentale è pertanto meno impressionante della questione a cui fa riferimento, poiché l’impatto ambientale della plastica usa e getta, resta uno dei grandi problemi della contemporaneità, ancora in attesa di soluzioni. La questione ambientale nel suo complesso, richiede di ritrovare nuovi equilibri e il rinnovato dialogo tra umanità e contesto naturale.
Determinante quindi l’incontro con il progetto Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, per l’inedito sviluppo del processo originato dalle due opere poste in dialogo. Insieme agiscono come strumenti generativi di consapevolezza nei riguardi dei partecipanti, coinvolti negli atti performativi che dal 2022 sono stati realizzati per valorizzare la nuova coscienza ambientale dei giovani e di quanti ritengono primaria la salvaguardia del mondo.
Con plastiche di recupero, nei diversi luoghi, viene realizzato il segno simbolo del Terzo Paradiso che inscrive un cerchio nella linea dell’infinito, per accogliere al centro l’ANTIMATTER_Stone.
In precedenza ai partecipanti all’azione performativa, viene richiesto di portare con sé un oggetto/rifiuto da gettare/depositare all’interno della scultura. Un gesto quasi elementare, che assume la valenza di un atto di consapevolezza. Allo spazio interno della scultura si affida la capacità di accogliere il problema urgente e globale, per mantenere alta l’attenzione, in attesa di soluzioni al problema. Così il contributo individuale, nell’azione condivisa e collettiva, riempie la cavità di ANTIMATTER_Stone, che nell’alloggiare i rifiuti plastici si trasfigura nella dimensione simbolica di un ulteriore spazio/tempo. Un luogo per immaginare soluzioni innovative alla questione ambientale, che richiede un impegno epocale, a partire dai giovani e dalla creatività degli artisti.