"Sleepwalkers’ nostalgia", Dario Carratta, IRL Gallery, New York City

Dario Carratta. Un onirico ramingare.

Il Contemporary Cluster di Roma, e l’IRL Gallery di New York hanno presentato Sleepwalkers’ Nostalgia, mostra personale di Dario Carratta, a cura e con testo critico di Benedetta Monti, in esposizione nella galleria americana. La mostra illustra la più recente produzione dell’artista.

Il Contemporary Cluster di Roma, e l’IRL Gallery di New York hanno presentato Sleepwalkers’ Nostalgia, mostra personale di Dario Carratta, a cura e con testo critico di Benedetta Monti, in esposizione nella galleria americana. La mostra illustra la più recente produzione dell’artista.

L’IRL, galleria d’arte fondata da Alice Demoete e Christopher Cerny, nel 2020, con sede a New York, ha ospitato la mostra personale di Dario Carratta, rendendo il suo spazio espositivo rassomigliante a un territorio psichico, richiamante un armonico girovagare tra le chimere della mente, e in cui ogni finestra visiva è narrazione individuale di un ‘filare’ univoco.

Errando nelle fenditure della condizione umana, il nostro Wanderer non è dimentico del proprio io passato, la cui dimensione stratifica la sua essenza in una piramide esistenziale che induce un perturbante avventurarsi nell’inconscio junghiano.
In un procedere selenico, nascono i personaggi che abitano le opere, creature psichiche tese a sprigionare il loro io interiore al di fuori dei propri confini corporei, fino a un contesto esterno, quale un interno abitativo, un giardino o un luogo, in cui la laboriosità umana scompare, fino ad annettere quel senso di piccolezza discrepante del Sublime. In ogni contingenza pittorica, tutto scaturisce dal sogno.

Nyx, con i suoi Oniri Morfeo, Fobetore e Fantaso, nell’antro sito sulle sponde dell’oceano dell’ovest, plasmano l’etra e gli astri celesti del firmamento.
Morfeo solletica le palpebre dei sognatori con un ciuffo di papaveri, cagionando una serpentina filiera di immaginazione che fluisce libera, mentre, dall’alto del Parnaso, Calliope, rossa di acrimonia, morde il suo dolce labbro.

I lavori dell’artista, dunque, rivelano ciò che la realtà quotidiana, piena di orpelli, non tende a svelare e che, di contro, le azioni di Morfeo partoriscono naturalmente, in una stasi inconscia, priva di argini verso l’io più ancestrale che determina noi stessi.
“Sleepwalkers’ Nostalgia vaglia in modo allegorico la natura liminale del sonnambulismo” – afferma la curatrice. E prosegue: “… Carratta sintetizza questa sospensione e lo fa giocando con implicazioni estetiche che portano alla luce un’ipnotica sceneggiatura dell’immaginabile. …”
Nella coltre dei panorami interiori, l’individuo si muove con uno stato di coscienza diversificato che trasforma la percezione del circostante, secondo un sentire e un agire, di cui il microcosmo personale si fa metafora delle costernazioni di un macrocosmo contemporaneo.

L’osservazione ci spinge verso un binomio percettivo: spiare da un’angolazione adepta lo svolgimento della scena raffigurata o identificarsi in quell’essere alieno e androgino, del quale riconosciamo dei tratti similari ma anche diafani proseliti del sogno.
Le stesse vesti delle figure, se da una parte sono afferenti a una moda contemporanea che li inquadra nel nostro tempo, dall’altra, ponendo uno sguardo più attento e ravvicinato, si capta una volontà di modificare tale tratto, misurandolo con la profondità indagata dall’artista che, attraverso lo studio della tradizione e la continua sperimentazione, tramite la pratica del disegno, matura una forma corporea singolare, da cui dipende tutta l’estensione degli elementi che compongono le opere, instaurando un rapporto tra intuito e corpo umano e territorio-paesaggio.
La tempra irrazionale con le sue energie dominano sulla ragione, riconnettendoci a quell’inquietante e a quel non noto che coinvolge la pittura di Francisco Goya nelle sfumature della natura mentale, con cui ha rappresentato Il sonno della ragione genera mostri, dai Capricci.
Tuttavia, il senso di distruzione che invade l’esterno con accezione tragica è abbandonato dallo svestimento, dal nudo che esterna una quietitudine verso la morte di una parte si sé.
L’isolamento si fa raro requisito per inabissarsi in quell’inconscio misterioso vicino alla realtà del sonno che, in capolavori come “Dalla parte di Swann” di Marcel Proust, appare come medium in grado di arrecare il pacato discernimento delle sedimentazioni del sé.

Tale spirale emotiva è pupilla di Holy wood, (2024), in cui il soggetto è avvolto in una meditazione a occhi chiusi, priva del rumore visivo e in un ritorno di introspezione corporea, guidata dal ceppo di legno sacro, in un itinerario di purificazione spirituale e in un intimo legame con la Terra e con la propria coscienza interiore. Non si discosta l’opera Nobody Touch (2023), ove le linee del paesaggio rarefatto si associano alla carica espressiva del corpo e viceversa. Un corpo privo di qualità voluttuose della carne e di riferimenti pornografici ed erotici e, altresì, confluente nell’astrazione del pensiero dell’esistenza. La figura, in una placida posa, sembra provenire direttamente da una scena dipinta di nudo della seconda metà dell’Ottocento, quando gli artisti erano soliti cogliere momenti di evasione di vita quotidiana all’interno delle loro opere.
Operando un ravvicinamento lenticolare verso l’opera, si scorge la deformazione delle dita della mano destra che seguono l’andamento delle fiamme del Castello, mentre la luna piena si staglia, nella sua potenza rischiarante nel cielo terso. Il vecchio è incendiato e distrutto nel suo matrimonio con il limitante e il costringente. Il fatiscente trasmuta in una nuova alba alchemica dell’essere. Lo scenario di Holy wood (2024) trova una sua anticipazione controversa in Honeymoon (2023), in cui il nudo è colto in un atteggiamento che rievoca la morte di Marat, per l’abbandono del Braccio di Meleagro. Nel distacco surreale, il pipistrello aggredisce il sognatore, suggerendo l’imminente perdita di qualcosa che appartiene al nostro lato oscuro personale e che tenta di evadere durante il sonno, liberando l’individuo dalle sensazioni negative che lo affliggono.

L’unione con il mistero e il vigore arriva immediatamente nell’interno di The Union (2024), in cui la fertilità ancestrale del fuoco è asilo paterno per l’abbraccio del recondito. D’altro canto, quel bolide celeste è simbolo di un’implicazione già dalla notte dei tempi, come nell’esimio dipinto raffaellesco de La Madonna di Foligno. Enigma che si consolida nell’opera Rebus (2024), il cui fondale rammenta la vegetazione dell’Eden, e i due frutti alludono forse all’organo maschile o al seno femminile, muovendo inconsapevolmente il quesito sul genere originario del peccato originale. In Meet the sky (2024), in un bacile in pietra, ricolmo d’acqua, si specchia sia la figura umana sia la figura lunare, giungendo all’acme della poetica dell’artista. Lo specchio d’acqua conduce al simbolismo dell’inconscio confinato dalle sponde della coscienza.

L’interrogazione costante alla luna rimembra il pastore filosofo alla ricerca del senso della vita del “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” di Giacomo Leopardi. La chiave di attraversamento psichico implica una propria grammatica visionaria. Tale asserzione si assurge da opere come Lo Stemma (2020), fino agli ultimi lavori, quali Touch the light (2023), Silent (2024), The room (2024) e Untitled (2024), in cui la manifestazione delle due parti dell’androgino prende forma, durante l’assopimento, con l’inclinazione a far librare quelle parti limitatamente latenti dell’io. In Lo Stemma (2023), la figura umana abita un interno associabile a una vita lussuosa, come suggerisce il logo della Jaguar alla sua sinistra. È palpabile la sensazione di un’attesa che accomuna le diverse figure, presenti all’interno dei lavori dell’artista. Ma attesa di cosa?
Intanto, il giaguaro apre e chiude il percorso contemplativo, essendo – secondo la tradizione dei Toltechi – il predatore rappresentato dalla luna, e l’animale più rappresentativo dello sciamano.




Dario Carratta | SLEEPWALKERS’ NOSTALGIA
A cura di Benedetta Monti
Dal 6 fino al 12 aprile 2024
Orari: venerdì-sabato – dalle ore 12 alle ore 6 e su appuntamento
IRL Gallery 15 Monroe-ST, New York City, 10002
Sito internet: www.irl-nyc.com
Info@irl-nyc.com
In collaborazione con il CONTEMPORARY CLUSTER

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