Il Premio Sparti 2024 è stato assegnato al giovane talento Dario Capello, con l’opera L.O.G. (Light of God). Il Premio, giunto alla sua terza edizione, si conferma come un’opportunità unica di visibilità e crescita personale e continua a rappresentare una piattaforma di lancio per i giovani talenti dell’arte contemporanea. Oltre al riconoscimento e alla visibilità, il vincitore avrà l’opportunità di realizzare una mostra personale in occasione della quarta edizione del premio, accompagnata da un sostegno economico.
Dario Capello si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento grazie a un’opera che ha saputo affascinare e stimolare la riflessione della giuria. L.O.G. (Light of God) è un’installazione che esplora il tema del corpo in relazione alla tecnologia e al controllo sociale. La giuria, presieduta da Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo di Bologna, ha elogiato l’opera per la sua compiutezza formale e significato innovativo. Capello utilizza un drone surveillance come strumento estetico e di riflessione, creando uno spazio immersivo dove il visitatore diventa parte integrante dell’opera. Questo approccio, che coniuga tecnologia e biopolitica, offre una visione del corpo proiettata verso il futuro e invita a una contemplazione profonda sul rapporto tra corporeità e tecnologia, animalità e artificialità.
La giuria ha inoltre conferito due menzioni speciali agli artisti che si sono distinti per la loro capacità di affrontare temi complessi in modo originale. Gli artisti in merito sono Greta Di Poce, la quale, con la sua performance Mio corpo, Avido sole, ha esplorato le componenti femminili legate all’erotismo; coinvolgendo donne locali, Di Poce ha creato un’indagine viscerale che intreccia i movimenti del corpo con lo spazio circostante, mostrando un’abilità unica nel lavorare con il territorio e la comunità.
L’altra menzione è andata a Gea Iogan per l’opera pittorica Tuscania. La sua rappresentazione di un corpo animale, sospeso tra la morte e il sonno apparente, ha colpito per l’ambiguità e la profondità del messaggio. Iogan ha dimostrato di padroneggiare un processo pittorico originale, offrendo una riflessione incisiva sull’animalità.
Oltre agli artisti, la giuria ha voluto esprimere il proprio apprezzamento per il lavoro svolto dai giovani curatori Niccolò Giacomazzi e Martina Macchia. La loro capacità di selezionare e motivare i partecipanti al contest ha ricevuto un riconoscimento speciale. Lorenzo Balbi ha elogiato il loro impegno nel far emergere il talento dei giovani artisti e nell’integrare le opere nel contesto del palazzo e degli spazi urbani di Ascoli Piceno. La loro curatela ha saputo valorizzare al meglio la varietà delle opere esposte, creando una mostra ricca e coinvolgente.
Gli artisti hanno esposto le loro opere a Palazzo Capitani, nella mostra Tra corpi animali e corpi celesti, inaugurata l’11 maggio, la quale ha concesso una visione poliedrica del corpo umano e della sua relazione con l’ambiente circostante, spingendo i confini della percezione artistica e sfidando la tradizionale visione antropocentrica. Oltre al vincitore Dario Capello e agli artisti che hanno ricevuto una menzione speciale, Greta Di Poce e Gea Iogan, la mostra ha ospitato gli artisti: Guglielmo D’Ugo, Luca Falessi, Ilaria De Sanctis, Ludovica Gugliotta, Ilare, Benjamin Kamps, Mirtillo, Mozzarella Light, Ucci Ucci (Salvatore Crucitti e Gloria Zeppilli) e Vittorio Zeppillo. Provenienti da diversi contesti nazionali, sono stati selezionati per il loro approccio multidisciplinare e per la loro capacità di lavorare con una varietà di materiali.
Tra corpi animali e corpi celesti è stata un’esplorazione visiva che sfuma tra ciò che è terreno e ciò che è ultraterreno. Le opere esposte hanno tracciato un percorso che si muoveva attraverso un continuo gioco di trasformazioni, dove il corpo è stato messo in relazione con il mondo circostante e rappresentato in ogni forma. La pluralità di rappresentazioni del corpo ha offerto una profonda riflessione sul concetto di corporeità che va oltre il semplice “fisico”, abbracciando una dimensione più complessa. Ogni artista ha contribuito a questa narrativa con una propria visione unica, sfidando le convenzioni e invitando alla riflessione. Le opere spaziavano dalla pittura alla performance, fino alle installazioni site-specific dialogando con il contesto locale di Ascoli Piceno e trasformando Palazzo dei Capitani in un laboratorio artistico sperimentale. Questa interazione con il territorio è stata cruciale: la mostra non è stata solo una collezione di opere, ma un invito a contemplare il corpo e lo spazio in cui esso esiste e si evolve. La capacità di superare la visione antropocentrica è stato tema ricorrente in tutta l’esposizione. Gli artisti hanno impiegato tecniche diverse per rappresentare un mondo in cui l’uomo non è il centro, ma parte di un più vasto ecosistema.
In un’epoca in cui l’arte è sempre più chiamata a dialogare con le sfide tecnologiche e sociali del nostro tempo, il Premio Sparti si pone come un faro per i giovani artisti che osano esplorare nuove frontiere creative. La vittoria di Dario Capello e le menzioni speciali a Greta Di Poce e Gea Iogan ne sono la prova tangibile.
Un’altra mostra legata al Premio Sparti è stata Sillabazione a cura di Giuliana Benassi, ospitata presso il Museo Civico d’Arte Moderna e Contemporanea “O. Licini”.
Il termine “sillabazione” richiama il processo di scomposizione del linguaggio nelle sue unità più piccole. Analogamente, la mostra si è articolata come un percorso che scomponeva il corpo in frammenti materici, simbolici e gestuali. Gli artisti partecipanti – Aneta Grzeszykowska, Calixto Ramírez, Elena Bellantoni, Martin Creed, Giuseppe Pietroniro, Gabriele Silli e Tatiana Brodatch – hanno offerto ciascuno una visione unica, esplorando il corpo attraverso diverse forme di espressione artistica. Un esempio, è stata l’opera di Giuseppe Pietroniro, che ha indagato la scomposizione del corpo attraverso il collage. Le sue immagini, trattate come frammenti visivi, hanno creato un montaggio stratificato che suggerisce una narrazione fluida e dinamica del corpo. Questo approccio ha offerto una nuova prospettiva sulla fisicità, dove la frammentazione è divenuta uno strumento per una comprensione più profonda e complessa. In una direzione simbolica e drammatica, Elena Bellantoni ha usato il “corpo” delle armi come metafora per indagare il conflitto e la vulnerabilità. Le sue fotografie, intense e provocatorie, hanno riflettuto su come gli strumenti di guerra interagiscono con la fisicità umana, trasformando il corpo in un campo di battaglia simbolico. Aneta Grzeszykowska con immagini e video ha esplorato la dissociazione, la frammentazione e la ricomposizione delle parti del corpo, offrendo una visione disorganica sfidando la nostra percezione dell’identità fisica.
Sillabazione non è stata solo una mostra, ma un viaggio profondo e complesso attraverso le infinite possibilità di rappresentazione e interpretazione del corpo umano. Ogni opera esposta ha invitato lo spettatore a scomporre e ricomporre la propria comprensione della corporeità, a esplorare le tensioni tra l’autonomia dei frammenti e l’unità dell’organismo.