Si è conclusa l’edizione 2024 di Frieze London, che si è svolta negli spazi di Regent’s Park con 165 gallerie internazionali partecipanti, affiancata da Frieze Masters, con focus sulle opere di artisti che hanno segnato la storia del ‘900 – che quest’anno proponeva 130 partecipazioni da 26 Paesi, sotto la guida del curatore Nathan Clements-Gillespie – e Frieze Sculpture, per il secondo anno a cura di Fatoş Üstek con 22 artisti provenienti da 5 continenti e le loro installazioni monumentali dislocate nei Giardini inglesi di Regent’s Park.
Tante erano le sezioni di Frieze London 2024: da 26 Paesi i nomi delle gallerie internazionali erano quelli di giganti quali Lisson Gallery, con l’artista berlinese Leiko Ikemura, Hauser & Wirth, con il solo show dedicato a Charles Gaines, David Zwirner con tra gli altri i nuovi lavori di Rose Wylie, Gagosian con Carol Bove e le sue imponenti sculture in acciaio, Lehmann Maupin incentrata su Billy Childish, Pace Gallery, Sprüth Magers, White Cube, Galerie Chenel, e la londinese Sadie Coles – solo per citarne alcuni.
Numerose erano le gallerie italiane presenti nella sezione Frieze London, tra le quali Massimo e Francesca Minini, che in un unico stand condiviso hanno proposto una presentazione focalizzata su sei degli artisti rappresentati di origini sud-americane, con opere di Elena Damiani, Armando Andrade Tudela, Daniel de Paula, Sol Calero, Runo Lagomarsino e Wilfredo Prieto, che hanno incontrato l’entusiasmo dei collezionisti, con ottime vendite fin dai giorni di preview.
Lia Rumma ha presentato una selezione delle opere di William Kentridge, Wael Shawky, Ettore Spalletti, Gian Maria Tosatti, tra gli altri, con un focus sul più recente progetto italiano di William Kentridge You Whom I Could Not Save, in mostra a Palazzo Branciforte, Palermo nel 2023; una selezione di opere di Wael Shawky, dopo il successo riscosso con il Padiglione Egitto alla 60ima Biennale di Venezia; il progetto di Tobias Zielony presentato nel 2024 nella mostra Il resto di niente a cura di Eva Fabbris al Madre di Napoli.
Franco Noero, presentava una selezione delle opere degli artisti Anna Boghiguian, Mike Nelson, Arturo Herrera, Pablo Bronstein, Lara Favaretto, Martino Gamper, Gabriel Kuri, Robert Mapplethorpe, Francesco Vezzoli.
P420 ha registrato fin dai giorni di apertura interesse per gli artisti emergenti che ha presentato: Irma Blank, Adelaide Cioni, Alessandro Pessoli, June Crespo e Merlin James, Shafei Xia, le cui opere sono andate esaurite nelle prime ore e il lavoro Thank for everyone, I did it (2024) acquisito dallo Spirit Now London Acquisition Prize, e Victor Fotso Nyie, attualmente in mostra nel Padiglione Centrale della Biennale di Venezia.
Apalazzogallery di Brescia presentava le opere dell’artista inglese Sonia Boyce, (vincitrice del Leone d’oro per il Padiglione Britannico alla 59ima alla Biennale di Venezia); della pittrice astratta Nathlie Provosty; i lavori di Ibrahim Mahama, caratterizzati dall’utilizzo di materiale di recupero (come documenti su carta, sacchi di iuta, vecchie porte) manipolati e trasformati per esplorare temi quali lo sfruttamento del lavoro e il fenomeno dell’immigrazione.
Per Focus – la sezione dedicata ai nuovi spazi con meno di dieci anni di attività – la galleria di Milano Clima ha presentato la personale dell’americana Kelsey Isaacs, il cui linguaggio partendo dalla fotografia, si alterna tra trompe l’oeil e astrazione.
La Galleria Lorcan O’Neill presentava i nuovi lavori dell’artista inglese Rachel Whiteread, attualmente in mostra nella Galleria di Roma, degli artisti Giorgio Griffa, Tracey Emin, Gianni Politi, Matvey Levenstein, David Dawson.
La fiera resta secondo i galleristi, seppure in un momento non facilissimo, una piattaforma importante, molte infatti erano le gallerie italiane presenti anche nella sezione Frieze Masters, con presentazioni di grande respiro, ma anche con focus mirati, come nella sezione Spotlight, curata da Valerie Cassel Oliver, volti a riportare l’attenzione su artisti meno noti, come nel caso di Betty Danon, l’artista a cui era dedicato lo stand di Tiziana Di Caro, e Lucia Di Luciano per 10 A.M. Art Milano. M77, ha invece presentato per il proprio debutto in Spotlight, A timely grammar of space, un progetto curatoriale che ripercorreva l’approccio rivoluzionario all’arte di Grazia Varisco attraverso alcune opere appartenenti alla produzione dell’artista milanese dagli anni ’60 e ’70.
Tra i 130 espositori di Frieze Masters gli italiani presenti hanno presentato proposte differenti: Mazzoleni, con un dialogo tra Le muse inquietanti di Giorgio de Chirico (1959) e le Disquieting Muses (After de Chirico) del 1982 ad opera di Andy Warhol, emblema dell’influenza del passato sul presente; anche Robilant + Voena proponeva un accostamento tra presente e passato con una selezione che spaziava da maestri del calibro di Tiepolo, Anne-Louis Girodet, Joshua Reynolds, J.M.W. Turner, posti perfettamente in dialogo con Lucio Fontana, Enrico Castellani e Giorgio Morandi, Joan Miró e Andy Warhol, fino a giungere ai giorni nostri con opere contemporanee di Michelangelo Pistoletto, Damien Hirst e Lee Bae.
Galleria Continua, presentava una selezione dei lavori di Julio Le Parc, noto per il suo approccio innovativo passando per l’arte cinetica e l’optical art.
Mentre Tornabuoni, con una vasta selezione di opere da diversi periodi e movimenti artistici affiancava maestri del Ventesimo secolo all’opera di artisti contemporanei, quali Pablo Atchugarry, che con la sua scultura Senza titolo (2024) trasfigura le antiche tecniche della scultura del marmo in sinuose forme astratte contemporanee.
Vistamare, che partecipava a Frieze Masters per la prima volta, ha proposto il dialogo tra i due artisti italiani, Mimmo Jodice ed Ettore Spalletti, ricevendo una risposta molto positiva.