Nella scenografica cornice del Museo Civico Archeologico della città di Bologna è stata inaugurata il 12 settembre la mostra Martin Parr. Short & Sweet. Mostra prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE in partnership con il Museo Civico Archeologico del settore Musei Civici Bologna e Magnum, con il patrocinio del comune di Bologna.
Che cosa viene presentato al pubblico all’interno delle sale? L’esposizione ripercorre la carriera del fotografo britannico con oltre sessanta scatti selezionati da Martin Parr con l’ausilio di elementi installativi e wall paper. Seguendo un percorso suddiviso da nove tematiche, si manifesta a tutto tondo lo stile documentarista, rivolto alle incongruenze sociali e culturali del mondo occidentale, cifra del fotografo. La sua cronaca? Si mostra senza dubbio senza filtri e fuori da ogni retorica. Partendo dall’osservazione della realtà Martin Parr cattura originali istanti quotidiani che spesso si rivelano eccentrici, egli è in grado di cogliere l’essenza di un luogo o di una situazione mediante il dettaglio, poiché esso offre un punto di vista unico, critico e provocatorio della società. L’inizio del percorso espositivo si apre con la serie The Non-Conformist, fotografie in bianco e nero scattate dal 1975 al 1980, che cosa raffigurano e cosa vogliono significare questi scatti? Martin Parr con la futura moglie Susie Mitchell da giovanissimi si avviano verso le periferie dello Yorkshire per documentare la vita quotidiana, progetto che l’ha visto coinvolto per ben cinque anni. In mostra si possono così ammirare fotografie che raccontano sia l’ambiente circostante che le vite della working class come minatori, operai, agricoltori, guardiacaccia e “martiri presi per il naso.” Ciò che si rileva da questo lavoro è la toccante documentazione storica che definisce l’indipendenza dell’Inghilterra settentrionale dall’anglicismo di Stato. Proseguendo più avanti, sempre in bianco e nero, c’è la serie intitolata Bad Weather, sequenza realizzata tra la fine degli anni Settanta e primi anni Ottanta, qui invece prende per oggetto il tempo atmosferico inglese, tipica ossessione britannica, ed eccoci presentati acquazzoni, pioggerelline e tempeste di neve. Il fotografo in questo caso oltre che documentare le condizioni atmosferiche tra Inghilterra e Irlanda, mette in luce l’umanità di queste persone che convivono costantemente con temperature pungenti e clima uggioso. Attraverso questi scatti sovverte le regole del “buon fotografo tradizionale” che normalmente cattura paesaggi di sole. Martin Parr sceglie di essere unico e mettere in risalto l’originalità della vita quotidiana. Sempre proseguendo lungo il percorso all’interno del Museo Civico Archeologico, vi è il primo progetto a colori intitolato The Last Resort, probabilmente il lavoro più famoso da lui realizzato. Queste immagini sono state scattate con un apparecchio meccanico di medio formato ed un flash a luce naturale, sono il primo esempio del tipico e audace colore saturo di Martin Parr, egli ottiene così energia e vitalità, cifra stilistica del suo lavoro. Qual è il tema raffigurano da questa serie di scatti? In questo caso Martin Parr, realizza uno spietato e lucido reportage delle spiagge di Brighton, a metà anni ottanta, qui è visibile la sua nostalgia per gli anni Sessanta, poiché tra satira e crudeltà il fotografo ritrae famiglie povere in vacanza a New Brighton. Il luogo visto attraverso l’obbiettivo del fotografo britannico sembra essere più una zona industriale che una località di villeggiatura. Mediante queste immagini si può notare l’avvento di una nuova visione consumistica della vita, egli mette a fuoco la manifestazione di decadenza della società. Altro tema esposto del percorso artistico di Parr è lo studio del consumo di massa e della cultura dello spreco, la serie mostra dunque la volgarità e l’assurdità, questo genere di lavoro prende il nome di Common Sense. In esposizione nelle sale del museo sono presenti 250 fotografie selezionate in formato A3, a testimoniare il cattivo gusto e la volgarità contemporanea, il tutto condito con cinismo e sarcasmo. Sempre presente la cura del dettaglio e l’utilizzo di vivaci colori, che rendono originale e unico il suo lavoro, un tema che si rivedrà anche nella serie Small World, sempre presente in mostra, si nota l’enfatizzazione tra la mitologia idealizzata del luogo e la realtà concreta che il turista fa del luogo stesso; egli con crudezza punta l’obiettivo sulla grande farsa della vacanza del turista medio. Altro tema toccato dal fotografo è il ballo, lungo il percorso espositivo vi è presente la serie intitolata Everybody Dance Now, perché immortalare gente che danza? Poiché per Martin Parr il ballo è forse la forma d’espressione più democratica, studio condotto per parecchi anni, ai diversi capi del mondo e quindi svariati tipi di culture e di danze. La ricerca effettuata da Martin Parr dimostra un attento studio sui corpi e di conseguenza negli abiti e nei trucchi utilizzati dai ballerini, da San Paolo in Brasile alle isole Scozzesi. Gli scatti rivelano grande energia di un unico corpo collettivo che si manifesta libero e senza pudore. Verso la fine del percorso vi è la serie Establishment (2010-2016) dove mette in luce le convenzioni sociali ripetute negli anni, in questa sequela è presentato al fruitore l’establishment britannico e i diversi prestigiosi luoghi. Proseguendo la visita ritorna il tema della spiaggia, intitolato questa volta Life’s a Beach, dove sono evidenziate le eccentricità del tipico britannico, ma non solo, poiché sono mostrate persone e spiagge di tutto il mondo. La mostra si conclude attraverso il tema della moda, letto in chiave spiritosa e satirica, sono esposte immagini della serie Fashion, documenti prodotti dal 1999 al 2019 dedicate alle riviste di moda e alle sfilate di tutto il mondo, lo spietato sguardo del fotografo si rivolge nell’esagerazione della moda, non solo per gli abiti o per gli accessori, ma anche per le pose e le espressioni.
Le fotografie di Martin Parr, presentate al Museo Civico Archeologico di Bologna, testimoniano una raccolta di scatti che ci fanno riflettere criticamente e ironicamente sulla vita quotidiana di tutti noi.