© Triennale Milano - foto Gianluca Di Ioia

Arte cura(tela) e pandemia: Damiano Gullì

La nostra inchiesta prosegue con Damiano Gullì, head curator di fresca nomina del Public Program della Triennale di Milano, avamposto disciplinare e punto di raccordo tra il mondo dell’arte e quello del lavoro nelle sue punte più avanzate:dal design all’architettura, dalla rigenerazione urbana alla fotografia, dal teatro alle performing art.

Quali saranno, in questa “nuova normalità”, le strategie in atto per garantire la fruizione fisica dell’arte, esperienza divenuta alquanto simile a un’utopia radicale?
In questi tempi difficili è quanto mai fondamentale per una istituzione come Triennale Milano trovare il giusto equilibrio tra l’esperienza fisica, di una mostra o di un evento, e quella virtuale e digitale. Dando così spazio e voce a una pluralità di soggetti e temi che contribuiscano ad alimentare l’interesse e il dibattito intorno a tutte quelle discipline che, per sua storia e missione, afferiscono a Triennale: dal design all’architettura, dalla rigenerazione urbana alla fotografia al teatro e alle performing arts. Sempre di più cercheremo con la Presidenza di Triennale e tutti i membri del Comitato Scientifico di far dialogare queste discipline tra loro in un proficuo scambio e arricchimento, con l’obiettivo sempre centrale di valorizzare al meglio, su tutti i canali, fisici e virtuali appunto, le produzioni culturali di Triennale. E arrivare così a un pubblico il più ampio e trasversale possibile. Dal 2 febbraio 2021 Triennale, prima tra le istituzioni milanesi, ha riaperto al pubblico il Museo del Design Italiano e le mostre Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli e Mirabilia, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza e con la possibilità di preacquistare il biglietto online o direttamente in biglietteria. Il Public Program rappresenta un altro elemento importante per la fruizione delle produzioni culturali dell’istituzione, uno strumento, ribadisco, integrativo, rafforzativo, ma non sostitutivo rispetto alla dimensione esperienziale diretta. 

Da marzo 2020 Triennale è stata la prima a investire nel digitale per continuare a presentare e raccontare i propri contenuti, seppur con la chiusura al pubblico degli spazi espositivi nel rispetto delle disposizioni governative. Triennale Decameron – che ha visto coinvolto la Presidenza di Triennale e tutto il gruppo curatoriale in una serie di dirette Instagram con ospiti internazionali e transdisciplinari, tutti i giorni per circa 80 giorni – e l’organizzazione, il 4 marzo 2020, del seminario Verso la 23ª Esposizione Internazionale – trasmesso in diretta streaming sui nostri canali Facebook e YouTube – rappresentano sicuramente due buoni esempi di reattività di fronte alla contingenza. E che hanno ottenuto ottimi riscontri da parte del pubblico. Con la prima riapertura abbiamo potuto proporre Triennale Estate, da giugno a settembre 2020, un ampio palinsesto di incontri, musica, cinema e performing arts che nel giardino di Triennale ha trovato la propria sede naturale garantendo il rispetto delle normative sulla sicurezza e il giusto distanziamento, ma senza privare il visitatore del piacere dell’esperienza fisica. Stiamo ora lavorando alla seconda edizione di Triennale Estate con gli stessi obiettivi. E nel mentre prosegue il palinsesto digitale Triennale Upside Down con presentazioni di libri, video, talk…

La rarefazione delle proposte e dei costi di gestione, la specializzazione dei servizi, il prolungamento dei tempi di visita e della durata complessiva degli eventi potrebbero offrire le giuste soluzioni?
Sicuramente il prolungamento delle mostre può essere un aiuto, per esempio la mostra di Mari già era pensata da ottobre ad aprile, quindi per una durata di circa sei mesi a fronte della durata media di tre mesi di una mostra. Un’altra opportunità per favorire la visita in presenza è stata la decisione da parte di Triennale di estendere l’orario di apertura degli spazi espositivi nelle giornate di giovedì e venerdì fino alle 21.30. 

In che misura l’attuale impasse influenza, di là dalle trovate sensazionalistiche o meramente denotative, la produzione artistica, condizionando la collaborazione tra artisti e curatori?
Devo dire che, per fortuna, nonostante le circostanze, impasse non è una parola che ci ha caratterizzati. Le attività di Triennale sono state continuative, seppur “dematerializzate”, anche nei momenti più difficili del primo lockdown. L’impegno per offrire contenuti culturali è stato ed è un obiettivo costante. Abbiamo proseguito a lavorare sulla programmazione delle mostre per il 2021, abbiamo prodotto dei podcast – uno già disponibile online sulla mostra di Enzo Mari condotto dalla critica di design Alice Rawsthorn, un altro sempre su Mari ma “spiegato ai bambini”, scritto da me, Marilia Pederbelli e Michele Corna, nell’ambito del più ampio progetto Ascoltare il Design, che curo con Umberto Angelini, Direttore artistico di Triennale Milano Teatro, e Marco Sammicheli, Sovrintendente del Museo del Design Italiano, e che vede coinvolti giovani attori di Triennale Milano Teatro –, una guida per bambini alla mostra scaricabile dal sito e una serie di short doc di introduzione alle mostre e al Museo del Design Italiano girati dal videomaker Jacopo Farina con ospiti d’eccezione, che saranno prossimamente trasmessi online. Abbiamo ampliato i contenuti del magazine del nostro sito web, lanciato approfondimenti su temi e opere in mostra o oggetti della nostra collezione attraverso caroselli dedicati su Instragram e abbiamo implementato le attività education fruibili online e in presenza. Per tutto marzo proseguono gli incontri del ciclo A New European Bauhaus, condotti da Marco Sammicheli, un invito a curatori, designer, studiosi e direttori di musei internazionali a ragionare sul tema indicato dalla Commissione Europea per condividere spunti, commenti e pratiche in questo momento così delicato della storia europea e mondiale, in cui occorre ripensare processi creativi, strumenti, approcci, dinamiche di scambio culturale ed espositivo. Continuano poi gli appuntamenti di Media Explosion. Intorno all’umano, organizzato con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, a cura del filosofo Leonardo Caffo e di Amos Bianchi, NABA Media Design and New Technologies Area Leader: una serie di letture originali e radicali delle relazioni contemporanee fra dispositivi mediali ed esseri umani. Colonna sonora che ci accompagna da gennaio 2020 la programmazione di Radio Raheem, Radio in Residence di Triennale Milano, che trasmette dal Palazzo dell’Arte.

Scenari possibili, in termini di gusti e tendenze, per l’immediato futuro?
Sicuramente, come dicevo prima, la convivenza/scambio/dialogo tra reale e virtuale sarà sempre più centrale. Fondamentale però deve essere, sempre e comunque, la alta qualità dei contenuti. Ad esempio, la collaborazione con Google Arts & Culture ci ha permesso di restituire virtualmente la visita alla mostra di Enzo Mari e al Museo del Design Italiano e di proporre ulteriori materiali di approfondimento dai nostri Archivi, archivi che sono anche liberamente consultabili sul sito triennale.org in tutta la loro ricchezza – dalle fotografie agli audiovisivi – così come sono consultabili tutti i pezzi della collezione del Museo del Design Italiano, anche quelli non attualmente esposti. Ma, per tornare all’esperienza diretta, dal 2 febbraio 2021, con la riapertura, abbiamo ripreso anche le visite guidate condotte in presenza dai nostri mediatori culturali. 

Che tipo di sostegno attendersi dal pubblico (e dal Pubblico) in un momento così grave?
Il pubblico ha risposto e risponde con entusiasmo e partecipazione sia alle iniziative digitali sia a quelle in presenza. È evidente, e facilmente percepibile, il desiderio di tornare a fruire fisicamente dei luoghi della cultura. Come ha evidenziato il presidente di Triennale Milano Stefano Boeri in una recente intervista, in circa due settimane dalla riapertura abbiamo avuto oltre 7.000 visitatori, tra i quali molti giovani e studenti: davvero un ottimo segnale. Dal punto di vista del sostegno istituzionale, i soci fondatori e tutti i sostenitori di Triennale sono stati e saranno sempre più determinanti in questa fase di incertezza per supportare Triennale nelle sue attività.

© Triennale Milano – foto Gianluca Di Ioia