Art Kane. Oltre il Reale

A seguito del grande successo di pubblico, la retrospettiva Art Kane. Oltre il Reale, ospitata al Castello Estense di Ferrara, è stata prorogata fino al 15 settembre. Questa esposizione, che commemora il centenario della nascita del fotografo e il trentennale della sua scomparsa, offre un’indagine approfondita sull’opera di un artista la cui visione ha inequivocabilmente ridefinito i canoni visivi del Ventesimo secolo. La curatela è affidata a Guido Harari, stimato fotografo e profondo conoscitore dell’artista, e a Jonathan Kane, suo figlio. Entrambi i curatori, profondamente legati alla città estense, sottolineano altresì la profonda connessione di Art Kane con l’Italia, paese dove tenne numerosi workshop e da cui trasse ispirazione per scatti iconici.

Il percorso espositivo si snoda attraverso oltre 120 scatti, sapientemente dislocati in un’ampia sezione del palazzo, testimoniando un approccio rispettoso della storicità del luogo e un dialogo quasi reverenziale con la sua architettura. Articolata secondo un criterio prevalentemente tematico, la mostra pone al centro la figura poliedrica di Kane, un vero precursore di profonde mutazioni sia tecniche che concettuali. Le opere in mostra, alcune saldamente impresse nell’immaginario collettivo, altre da riscoprire, svelano l’audacia e l’anticonformismo di un artista che, nel dopoguerra, infranse le convenzioni fotografiche. Kane fu un pioniere nell’impiego del colore, introducendo nel suo linguaggio visivo una sottile esplorazione dell’erotismo e un umorismo surreale. Tali elementi, uniti al suo spirito libero e visionario e all’uso rivoluzionario della cromia, in un’epoca ancora dominata dal bianco e nero, gli valsero l’unanime plauso della critica.

Sebbene fosse animato da un rigore quasi ascetico – che lo portava a scartare sovente opere da altri considerate capolavori – il valore tecnico-artistico di Art Kane fu ampiamente riconosciuto; Andy Warhol, con la sua proverbiale acutezza, lo dipingeva come “un sole color zucca in un cielo blu”, evidenziando l’incisività del suo sguardo. Franco Fontana, dal canto suo, lo definiva un “eretico” per l’uso audace del colore, sottolineando “il rischio e l’azzardo” quali elementi intrinseci alla sua arte. E ancora, nelle parole di Guido Harari, Kane emerge come “un illusionista”, capace di un “impressionismo fotografico che ancora oggi sollecita emozioni e distilla idee”.

L’opera di Art Kane, largamente diffusa su testate di prestigio quali LifeVogue ed Esquire, ha esercitato un’influenza pervasiva sulle successive generazioni di fotografi. La sua visione non si limitava a documentare la realtà, ma ambiva a reinventarla. Questa intrinseca propensione all’innovazione si concretizzò in tecniche avanguardistiche: anticipando di trent’anni sull’avvento di Photoshop, ideò ad esempio l’immagine “sandwich”, ottenuta sovrapponendo e manipolando diapositive per forgiare narrazioni visive intrise di metafora e poesia. Un approccio che elevava la fotografia a vera e propria illustrazione, palese espressione di una mente costantemente proiettata verso nuove frontiere estetiche. La celebre affermazione di Kane: “La realtà per me non è mai all’altezza delle aspettative visive che genera. Più che registrarla con le mie foto, mi preme condividere il modo in cui sento le cose”, suggella una ricerca incessante dell’evoluzione dell’immagine e un’irremovibile esigenza di eccellenza.

Il percorso espositivo rivela la sua straordinaria versatilità tematica e stilistica. La sua audacia si manifesta appieno nella sperimentazione con tecniche di colore, angolazione e composizione, che precorrevano di decenni il linguaggio visivo contemporaneo. Ampio spazio è dedicato ai ritratti delle maggiori icone musicali emerse dalla New York del dopoguerra e dagli anni Sessanta. Le sue riprese, divenute leggendarie, spaziano dalle vibranti atmosfere rock e jazz, immortalando artisti del calibro di Bob Dylan, i Rolling Stones, Janis Joplin, The Doors, Frank Zappa, i Cream, Aretha Franklin e Louis Armstrong e l’emblematica immagine degli Who avvolti nella bandiera britannica. 

Lungi dalla mera glorificazione del sistema, Kane offre sguardi penetranti, capaci di svelare le sfumature più recondite dei suoi soggetti, andando oltre la patina dell’apparenza.

Un fulcro imprescindibile dell’esposizione è la sezione dedicata allo scatto iconico “Harlem 1958”, che presenta una serie di foto inedite, inclusi quasi tutti i fotogrammi originali. Realizzata per Esquire in un mattino d’agosto del 1958, su un marciapiede della 126a strada ad Harlem, questa fotografia immortalò ben 57 leggende del jazz, consolidandosi come immagine cardine nella storia del genere musicale. Premiata con la medaglia d’oro dall’Art Directors Club di New York, la sua forza narrativa ha ispirato un libro, il documentario candidato all’Oscar ‘A Great Day in Harlem‘ (1994) e persino una scena nel film The Terminal (2004) di Steven Spielberg, portando al cambio ufficiale del nome della strada in ‘Art Kane Harlem 1958 Place’. L’esposizione include, inoltre, le sue innovative “illustrazioni fotografiche dei testi di Dylan e dei Beatles”, e offre una panoramica esaustiva di tutti i filoni e i temi cari a Kane: dalla moda, al ritratto, al nudo, alla pubblicità, alla musica, all’impegno civile, fino a ogni genere di sperimentazione che lo hanno consacrato come pioniere assoluto della fotografia.

Oltre all’intensa esplorazione del mondo dello spettacolo, l’obiettivo di Kane si rivolse con pari incisività ai temi sociali e politici che infiammarono la coscienza civile degli Stati Uniti negli anni ’60 e ’70. Nella mostra estense sono presenti le sue fotografie sui diritti civili, focalizzate sulle questioni cruciali della politica e della cultura americana – dagli afroamericani ai nativi americani, dalla guerra del Vietnam all’apartheid, dal fondamentalismo religioso all’incubo nucleare di Hiroshima, fino al consumismo e al crescente degrado ambientale – hanno dimostrato in modo lampante la capacità dell’immagine di informare, educare e persino riplasmare le percezioni collettive. L’esposizione approfondisce altresì il suo significativo contributo alle mutazioni estetiche e culturali. Il suo sguardo visionario, caratterizzato da un uso audace del grandangolo e dell’ipersaturazione dei colori, seppe cogliere l’evoluzione della società americana fino agli anni Novanta, influenzando profondamente l’estetica di queste industrie e valendogli riconoscimenti e le copertine dei più prestigiosi rotocalchi internazionali. La mostra rende un profondo e singolare omaggio all’Italia, attraverso le immagini di una Venezia inattesa, dove Kane, discostandosi dalla sua leggendaria e iconica bellezza, focalizza l’attenzione sull’elemento acqua, esplorandolo in una dimensione talvolta minacciosa, inquietante e dirompente.

Nonostante un dichiarato disprezzo per la conservazione archivistica e una costante proiezione verso il futuro, le opere di Kane sono oggi gelosamente custodite nelle collezioni permanenti di musei prestigiosi come il MoMA e il Metropolitan Museum of Art. 

L’esposizione ferrarese rende omaggio a un artista le cui visioni hanno profondamente plasmato la coscienza sociale di diverse generazioni e lasciato un’impronta indelebile sulla cultura mondiale. 

L’unico neo della mostra è l’illuminazione inadeguata che, non solo ostacola la fruizione del percorso espositivo, ma che compromette anche il dialogo tra il visitatore e le opere.

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