ARAKAWA, Waiting Voices, 1976-1977, acrylic, graphite, maker and varnish on canvas and linen, in 2 part, overall: 70x96 iches (177,8x243.8 cm) © 2021Estate of Madeline Gins. Reproduced with permission of the Estate Madeline Gins

ARAKAWA | WAITING VOICES

Fino al 22 gennaio 2022 la galleria Gagosian di Basilea presenta al pubblico la mostra personale di Arakawa dal titolo “Waiting Voices”.

Volevo cambiare l’arte, la vita , sono diventato un radicale

—Arakawa

La Galleria Gagosian ha presentato la mostra Waiting Voices, un’esposizione dei lavori su tela e su carta realizzati da Arakawa tra il 1964 e il 1984: un ventennio di lavori in mostra saranno presentati in quella che è la prima esposizione in assoluto dell’artista presso la galleria di Basilea.  

Arakawa (1936–2010) è stato uno dei primissimi pionieri internazionali dell’arte concettuale, oltre che un membro fondatore del collettivo d’avanguardia Neo-Dada giapponese. Lavorando con la pittura, il disegno, la stampa e l’architettura, l’artista descrive se stesso come un “outsider eterno” e un “astrattista del lontano futuro”. Dopo essersi spostato da Tokyo a New York nel 1961, dove ha incontrato Marcel Duchamp e vari altri artisti francesi contemporanei, Arakawa inizia a produrre i cosiddetti “diagram paintings,” in cui combina immagini schematiche con un testo, in uno studio di epistemologia e percezione. Nel 1962 incontra la sua futura moglie e collaboratrice, la poetessa, scrittrice e filosofa Madeline Gins. Dal 1963 al 1973 la coppia collabora alla realizzazione di decine di opere, mentre negli anni ’90 lavora sulla teoria dell’”architettura procedurale”, tramite la quale puntavano ad estendere le vite degli occupanti di un edificio.

Waiting Voices vede la presenza di dipinti e disegni realizzati da Arakawa in un periodo ventennale. A Diagram of Imagination (1965), Separated Continuums (1966), e A Couple (1966–67) appaiono tra i numerosi dipinti della metà degli anni ’60 che rappresentano lo spazio architettonico. Il primo dei tre mostra una parte di un semplice piano di una cittadina stratificato su una griglia; gli altri due si concentrano sullo spazio interno.

In Separated Continuums, delle coordinate compaiono su una griglia, senza caratteristiche particolari a parte due linee colorate, sono etichettate con i nomi di oggetti e infissi domestici. Una coppia è schematizzata in modo simile, ma Arakawa ha aggiunto i rendering delle finestre ai segni grafici, nonché parole e numeri stampati che denotano il contenuto della stanza. Il formato dittico del dipinto suggerisce anche una progressione narrativa e consente agli spettatori di immaginare il duo invisibile.

In Untitled (Voice Inoculations) (1964–65), il diagramma di un cubo è contrassegnato da delle parole – alcune di esse stampate a rovescio – che evocano un gioco ambiguo di orientamento, scala e altri attributi dell’oggetto.  Hard or Soft No. 3 (1969) presenta un altro testo, che in questo caso informa l’osservatore che le sinuose frecce della composizione “non indicano quasi niente” e che i numeri che accompagnano il testo possono essere ricollocati in qualsiasi ordine possibile. Waiting Voices (1976–77) associa dei gruppi di forme geometriche con un astruso testo marginale.

In mostra ci saranno anche numerosi lavori su carta, tra cui Study for “Blank” No. 2 (1981) e Study for the “Sharing of Nameless” No. 3 (1983–84): entrambi presentano reti simili a piani sovrapposte a parole, frecce e una griglia di toni variegati. Mescolando significati codificati con un’ambiguità mutevole, costruiscono ponti nati dall’immaginazione di Arakawa che creano un’arte che è pienamente realizzata solo nella mente e nel corpo dello spettatore.

Dal 25 novembre al 22 gennaio 2022