La mostra Xeno, a cura di Francesco Pozzi, è la prima mostra monografica milanese di Antonio Teora (Venosa, 1999). Inaugurata il 10 novembre 2023, presso lo Studio Zecchillo ex Studio Piero Manzoni di Milano, l’esposizione affronta la tematica della precarietà identitaria dell’uomo nell’omologazione sociale, conseguenza dello sviluppo delle tecnologie digitali. Ponendo lo spettatore in una stretta relazione con le opere collocate nello spazio storico, l’artista invita a una riflessione sulla contemporaneità.
Il titolo della mostra, Xeno, richiama l’attenzione sull’altro, sulla diversità e sull’ignoto con cui si è invitati a interagire. Infatti, il termine di origine greca indica lo straniero, l’estraneo o il diverso ed è fortemente legato all’imprevedibile. La connessione tra identità e tecnologia porta il termine a definire i confini di un’evoluzione identitaria che si confronta con elementi estranei o sconosciuti, introdotti dalla tecnologia.
L’artista lucano analizza l’instabile posizione dell’uomo all’interno società contemporanea, l’incertezza sul lavoro e sul futuro. Attraverso opere dalla natura multidisciplinare, che spaziano dalle tele all’installazione sino al video, l’artista esplora la dimensione interiore. La ricerca appare chiara nell’opera Xeno, che dà il titolo all’esposizione milanese, in cui rami secchi si espandono nello spazio e concretizzano le parti anatomiche rappresentate nei primi lavori dell’artista. L’irriconoscibilità delle forme è una manifestazione trasparente della condizione di deterioramento dell’uomo le cui conseguenze sono ormai irreversibili. La progressiva smaterializzazione della figurazione nelle tele di Teora è espressa nell’opera Hyle, presentata per la prima volta allo Studio Zecchillo. Qui i segni indicano la dissoluzione dell’identità che conduce l’osservatore a relazionarsi necessariamente con la tela di grandi dimensioni.
L’opera site-specific Bliri, “Blue Luminescence and Identity Reimagined”, sancisce il raggiungimento di una ‘sensibilità spaziale’ che intende enfatizzare l’interazione tra lo spazio e lo spettatore. Le strisce di LED creano un’immagine di bioluminescenza blu che riflettono sull’idea della rielaborazione dell’identità umana in relazione alla natura marina. La tecnologia utilizzata plasma aspetti dell’identità umana accentuando gli aspetti della nuova dimensione in cui si colloca.
Antonio Teora, tramite i suoi lavori, dialoga in modo diretto con l’osservatore, rivelando una sfiducia nei confronti della contemporaneità. Le forme primitive che si susseguono nelle tele più recenti dichiarando l’alienazione dell’individuo in una società disgregata e assoggettata dalla tecnologa.