JaguArt è il progetto artistico nato dal dialogo tra Artissima e Jaguar e dalla comune volontà di supportare l’arte contemporanea emergente innescando sinergie vincenti e di lungo periodo tra i rispettivi interlocutori. JaguArt si configura come un vero e proprio road show nelle grandi città italiane alla ricerca di giovani talenti nel campo delle arti visive, in stretta collaborazione con le Accademie di Belle Arti pubbliche e private e le gallerie d’arte contemporanea.
10 città italiane, 10 concessionarie Jaguar, 10 gallerie d’arte contemporanea, 10 Accademie di Belle Arti, 10 artisti sono i protagonisti di un percorso che si concluderà con l’edizione 2020 di Artissima dopo aver fatto tappa a Milano, Torino, Bologna, Venezia, Genova, Roma, Napoli, Firenze, Brescia e Catania. In ognuna delle città del road show, una giuria composta da Ilaria Bonacossa, direttrice di Artissima, un artista o un curatore e un rappresentante della galleria madrina selezioneranno il giovane talento che avrà l’occasione di partecipare ad Artissima 2020 in un progetto espositivo collettivo che coinvolgerà i 10 vincitori. Per ogni tappa sono previsti due eventi: uno in concessionaria – in cui verrà annunciato il vincitore tra i 5 talenti in gara – e uno presso la galleria madrina – che ospiterà una presentazione della ricerca dell’artista selezionato. Le opere dei giovani artisti mireranno a instaurare un prezioso dialogo con l’eleganza e l’innovazione, temi centrali dell’identità Jaguar.
Il primo evento si è tenuto presso la concessionaria Jaguar Lario Mi Auto di Milano il 12 dicembre 2019. La giuria composta da Ilaria Bonacossa, Direttrice di Artissima, Francesco Jodice, artista, Lodovica Busiri Vici, Direttrice della galleria Vistamarestudio, ha selezionato Matteo Pizzolante con il lavoro Silent Sun, come vincitore della prima tappa del road show. Alla presenza di Fabio Romano, Direttore Generale Marketing e PR di Jaguar Land Rover Italia e Saul Mariani, Titolare della concessionaria Lario Mi Auto, la giuria ha premiato Pizzolante “per la capacità di evocare mondi astratti attraverso la rappresentazione di elementi intimi dell’abitare e per la capacità di fondere la propria visione artistica con tecniche provenienti dal mondo del design e dell’architettura, per restituire un immaginario dal forte potere narrativo”.
Pizzolante, classe 1989, laureato presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, sperimenta tecniche e processi sempre nuovi che spaziano dal suono alla fotografia analogica, alla modellazione digitale 3D, utilizzando materiali come alluminio, acciaio, resina, tessuti tecnici e silicone. Ne risulta un gioco di tensioni e percezioni contrastanti: morbidezza e sensualità femminile e maschile, leggerezza ed energia, solidità e fluidità. Le sculture-installazioni di Pizzolante raccontano storie, si articolano nello spazio come una costellazione di diversi elementi che si influenzano reciprocamente, accrescendo e modificano il legame tra artista, spettatore e contesto.
Pizzolante sarà protagonista di un secondo evento presso la galleria madrina Vistamarestudio di Milano il 15 gennaio 2020.
I giovani artisti protagonisti di questa prima tappa ospitata dalla concessionaria milanese sono stati, oltre a Pizzolante: Andrea Bocca, Federico Cantale, Gaia De Megni, Cecilia Di Bonaventura.
Di seguito i progetti presentati dagli artisti:
Matteo Pizzolante, Silent Sun, 2019 – vincitore della prima tappa
L’artista riflette sul divario tra scultura e design industriale. Nell’opera Silent Sun, Pizzolante utilizza programmi di modellazione 3D, specificatamente impiegati nel disegno industriale e architettonico, che diventano parte fondante del suo processo creativo. Attraverso la ricostruzione digitale, l’artista riesce a entrare con il ricordo in una lucida visione, quasi razionale, del passato scoprendone i dettagli e i luoghi che gli appartengono e che al contempo possono rivestire un significato per lo spettatore. I software di modellazione 3D utilizzati non raffreddano dunque il lato affettivo delle evocazioni, ma ne accentuano la dimensione collettiva e condivisibile.
Andrea Bocca, Untitled (grattugia), 2019
Nella sua pratica, costruire, distruggere, assemblare, modificare, incastrare le forme e rielaborarle con ciò che già esiste, è una parte essenziale che schiude infinite possibilità. La scultura Untitled (grattugia) in mostra giace a terra, quasi con le sembianze di un grande giocattolo ancora da costruire, al quale però non è attribuita alcuna funzione. Forme maestose rimangono in attesa di un utilizzo che non avverrà, ciò che rimane è il pensiero e l’idea di una forza in potenziale.
Federico Cantale, Blu Gargano, 2019
L’artista è interessato alla velocità con cui analizziamo le immagini. Blu Gargano è un evocativo ricordo visivo di diversi elementi che si ricongiungono tra loro grazie alla continuità delle forme e dei colori, un monocromo blu opaco su cui scivolano luci e ombre. L’opera crea piani tridimensionali che permettono di immaginare forme umane e panneggi, offre una visione somigliante a un mare notturno che prende volume grazie ai riflessi lunari sulle onde, o a un’automobile illuminata da un lampione.
Gaia De Megni, Nulla si sa, tutto si immagina, 2018
La ricerca dell’artista si concentra sulla volontà di indagare le sottili connessioni tra la realtà e le suggestioni del cinema del XX secolo. Per De Megni, nell’universo fantastico dei film si ritrova una memoria comune e sociale che determina una vasta ragnatela di eventi risalenti alla natura di ogni individuo. Citando Federico Fellini nel suo ultimo film “La Voce della Luna”, l’opera scompone e ricompone gli elementi cinematografici. Le immagini scelte riportano il moto perpetuo marino. Nulla si sa, tutto si immagina: il pensiero analizza gli interrogativi sull’importanza della realtà, che diventa magica a tal punto da non distinguersi più dalla fantasia.
Cecilia Di Bonaventura, Estetica della difesa, 2019
Le fotografie dell’artista parlano del presente, della necessità di esprimere idee e dare forma al contemporaneo e alle sue criticità. La serie fotografica Estetica della difesa è una raccolta di immagini tratte dall’archivio storico di Carlo Alfredo Clerici che documenta i rifugi costieri durante le due Guerre Mondiali. Quattordici fotografie, bunker, casematte, “denti di drago”, fortificazioni, restituiscono allo spettatore una linea d’orizzonte che apre a nuove riflessioni, un mare che anche oggi rappresenta un pericolo e un confine.