Dal 26 settembre al 1 dicembre, è possibile visitare il percorso della mostra, in cui sono esposte le opere di ventisei artisti di diverse generazioni, di rilievo internazionale attivi dalla metà dell’Ottocento fino a oggi, e che offrono la loro interpretazione dell’aere, intesa non puramente come elemento fisico “aria”, bensì come quell’invisibile e impercettibile atmosfera che fluttua al di là del tangibile.
Il curatore, nel suo testo critico in catalogo, citando Wölffin, ricorda di andare oltre la superficie visibile delle cose.
Nella prima sala, il visitatore si pone immediatamente dinanzi all’opera di piccole dimensioni e che apre, secondo un vaglio cronologico, l’itinerario sedimentatosi nelle sue differenti stratificazioni: lo Studio di Nuvola di Giacinto Gigante. L’opera pittorica crea un’immersione subitanea nel corpo di una nuvola-paesaggio realizzata dal noto paesaggista italiano del XIX secolo.
Sono imponente contraltare cromatico e stilistico i due aerosol su tela di Edoardo Cialfi: Il giorno delle sabbie e Il giorno delle dissolvenze, in cui riemerge il pieno sprofondamento del corpo dell’osservatore nell’atmosfera dell’esposizione. Il curatore esplicita così, progressivamente, la sua visione che si fa più nitida di sala in sala. Le tele di Luca Vitone, soggette agli agenti atmosferici, con il fine di “catturare” smog e polveri ambientali, narrano un’autorappresentazione del degrado ambientale. Le opere di Elvio Chiricozzi, poste di fronte al dipinto di Giacinto Gigante, evidenziano la grande attenzione riservata dall’artista viterbese alla luce e all’ambiente naturali. La matita su tela – che riproduce nuvole e fulmini – genera la tensione drammatica degli eventi atmosferici annunciati.
Due opere di Piero Manzoni riportano, invece, il discorso sull’intangibilità dell’aria e sulla volontà di racchiuderla in un contenitore. Fiato d’artista (1960) eleva il respiro dell’artista a opera d’arte, mentre Corpo d’aria è opera creata dall’acquirente stesso.
Le opere che si susseguono nelle sale del primo piano del Palazzo della Penna, ci accompagnano e ci sorprendono, diventando quasi un gioco filologico, secondo cui si tenta di individuare, in ognuna, il nesso con l’aere. Emblematiche sono le fotografie di Virginia Zanetti che, ruotate “genialmente” di 180 gradi, ci permettono di meditare sulla situazione ambientale. Ne I pilastri della terra non siamo più con i piedi sulla terra ma siamo noi, in quanto uomini, a dover sostenere il peso del pianeta.
Giovanni Gaggia lancia, in aria, strisce di tessuto colorate dei colori delle bandiere Ucraina e Russa. Gli scatti di Michele Alberto Sereni diventano, così, le vere opere esposte: il salto di Giovanni e le strisce di tessuto sono immortalate in una sospensione dinamica che ben manifesta l’imprevedibilità della situazione bellica.
La fascinosa colonna di nuvole di Donato Piccolo esplora i confini tra arte e tecnologia, mentre le illusioni ottiche di Leandro Erlich si esprimono nell’opera The Cloud.
Il video di Gino De Dominicis, Tentativo di volo, trasferisce l’emozione del momento interno-esterno all’opera. L’artista anconetano, nel video realizzato nel 1969, tenta di spiccare il volo, sfidando, senza successo, la forza di gravità.
Avvicinandoci all’uscita, dopo aver attraversato le sale con le opere di Arcangelo Sassolino – I.U.B.P., con uno pneumatico reca aria, nel suo interno, nonostante sia compresso da un morsetto d’acciaio -, Mariateresa Sartori – nel cui lavoro è il vento a disegnare sui 40 fogli esposti -, Bruno Ceccobelli, Berndnaut Smilde, Mario Consiglio, Paolo Manazza, Casper Faassen, Juan Pablo Macías, Arturo Casanova, Aldo Grazzi, Pablo Candiloro, Massimiliano Poggioni e Giuliano Guggioli, ci si imbatte in un primo momento nei Castelli in aria di Corrado Bonomi – piccole strutture architettoniche sospese poeticamente sopra le nuvolette di cotone – e, infine, nelle anime inquiete rappresentate, su tela e su carta, di Olga Lepri. Mentre il turbinio di corpi ne La Rosa dei Venti ci rimanda all’inquietudine delle anime dantesche, i disegni, in grafite e pastello su carta, mostrano l’abilità dell’artista di origini russe, avvicinandola agli studi sul volo di Leonardo.
Una bella mostra per dirla in modo sintetico e chiaro, accompagnata da un catalogo in cui – oltre al testo della storica dell’arte Sara Taglialagamba – troviamo un racconto di Massimo Mattioli che, tramite l’impiego del dialogo tra i “personaggi – visitatori” della mostra, illustra il tema scelto.
Isola Prossima
arte / futuro / ambiente
2024 – IV edizione
AERE
mostra a cura di Massimo Mattioli
Museo Civico Palazzo della Penna, Perugia
26 settembre – 1 dicembre 2024