ARCO Lisboa
Maurizio l’Altrella. “La bestia luminosa” (olio su tela, 100 x 120 cm).

A riveder le stelle

Nel 700esimo della morte di Dante Alighieri a Padova, al Museo Eremitani, una mostra di arte contemporanea mette in relazione i due pilastri della cultura medievale italiana: Dante e Giotto. Un evocativo dialogo tra la Divina Commedia di Dante Alighieri e il ciclo pittorico realizzato da Giotto di Bondone nella Cappella degli Scrovegni, il suo capolavoro assoluto ad affresco, candidato a essere iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO.

Galeotte furono le stelle. Le stelle di Giotto, ormai brand della stessa Cappella degli Scrovegni, che ne sigillano la splendida volta. E quelle invocate da Dante nell’ultimo verso dell’Inferno quando, con Virgilio, dopo aver superato le tenebre, il Poeta contempla il cielo stellato, presagio del nuovo cammino di luce e di speranza. 

“A riveder le stelle” è quindi titolo necessario della mostra d’arte contemporanea a cura di Barbara Codogno realizzata in occasione del 700esimo anniversario della morte di Dante Alighieri che l’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova organizza dal 30 ottobre 2021 al 31 gennaio 2022 nelle sale destinate alle esposizioni temporanee del Museo Eremitani, in collaborazione con la Collezione “The Bank Contemporary Art Collection”. Il dialogo tra i due autori medievali trova evidenza nel linguaggio visivo contemporaneo grazie alle opere del  collezionista bassanese Antonio Menon che ha chiamato a raccolta alcuni tra i nomi più celebrati dal panorama pittorico figurativo italiano: Nicola Verlato, Agostino Arrivabene, Marco Fantini, Giovanni Gasparro, Nicola Nannini, Federico Guida, Sergio Padovani,  Maurizio L’Altrella e Alfio Giurato, tra gli altri.  Una ventina di autori per una cinquantina di opere esposte, alcune di grandi dimensioni, per una mostra che  sarà articolata in sezioni. Un evocativo rinvio talora a un particolare degli affreschi della Cappella degli Scrovegni, talora ai versi della Commedia. In una prospettiva curatoriale che non vuole essere didascalica, tanto meno passatista, piuttosto evocativa e suggestiva. Rimanendo però fedele al percorso di luce tracciato sia da Dante che da Giotto e traghettando perciò lo spettatore verso il sollievo della rinascita indicata dalle stelle. 

Massimo punto di raccordo tra i due autori medievali sono le stelle, come testimonia l’opera che dà il titolo alla mostra commissionata dalla collezione a Sergio Padovani. Ma sono molti i punti di contatto: come l’organizzazione a spirale degli episodi sia nella Cappella degli Scrovegni che nei gironi danteschi. Questo movimento, sia pittorico che narrativo, è rafforzato da immagini speculari facilmente rintracciabili ora nei supplizi inflitti ai dannati, ora nel ruolo salvifico della Croce e del Creatore. I due autori medievali adottano lo stesso sguardo: sia Giotto che Dante separano nettamente il bene dal male, con il libero arbitrio l’uomo sceglie se proseguire nel male, andando quindi incontro ai tormenti, oppure scegliere la retta via del bene che conduce al Regno dei Cieli. Questa prospettiva teologica e filosofica  sarà destinata storicamente a cadere. Come evidenziano le opere in esposizione, il bene e il male non sono più separati, la luce e la tenebra si contagiano per disegnare nuovi paesaggi interiori. Il limen religioso serviva a separare la duplicità del Sacro, a tenre ben distanti l’alto ( il Paradiso) dal basso ( l’Inferno). Prendendo le distanze dai precetti religiosi  l’uomo oggi incarna nel qui e ora i due opposti, rivelando la sua doppiezza. 

Questa mostra di arte contemporanea, affrontando i sempiterni conflitti umani, si pone quindi in dialogo tra le tematiche profondamente esistenziali che Giotto e Dante evidenziarono in pittura e nella scrittura. 

Questa esposizione è perciò un omaggio alla cultura italiana di tradizione che, germinando da grandi maestri del passato, oggi vive e parla del nostro tempo all’uomo del nostro tempo che mostra uno smarrimento di senso. E nel suo peregrinare terreno, agogna a quella pace esistenziale necessaria a risollevarsi dalla miseria quotidiana. Con gli occhi rivolti al cielo, che finalmente si torni tutti a riveder le stelle. 

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