Levi Gravia. Installation view ph. Daniele Casadio

Valerio Anceschi e Luca Scarabelli, Levia Gravia

Forma, struttura e composizione sono gli elementi che più risaltano nella mostra Levia Gravia a cura di Francesco Tedeschi, allestita alla Fondazione Sabe per l’arte di Ravenna.

Con questa doppia personale dedicata agli artisti Valerio Anceschi e Luca Scarabelli, la fondazione ravennate continua l’attività di promozione e ricerca nel campo dell’arte contemporanea. Anche con Levia Gravia, inoltre, la Fondazione Sabe si focalizza sulla scultura, dando risalto alla varietà di esperienze che riflettono “lo stato dell’arte” di questa pratica espressiva nel nostro paese. Alla scultura, del resto, bisogna riconoscere varie qualità. Tra queste, la capacità di coinvolgere lo spettatore in modo facile e diretto, richiamandone la partecipazione anche in senso fisico. La caratteristica di fare proprio lo spazio reale, la varietà di materiali, oggetti e strumenti di cui gli scultori fanno uso, inoltre, consentono a questa disciplina di combinare facili incontri tra approcci più tradizionali e pratiche legate alla sperimentazione. 

Nella mostra Levia Gravia i fili tematici sembrano restare tesi tra l’indagine formale astratta e il confronto con la vita reale. Nelle opere esposte, grande importanza assumono i materiali nel loro richiamare principi fisici e impressioni dei sensi. 

In questi lavori le strutture si presentano spesso lineari e chiuse, estese verso l’alto o proiettate ai lati. Molte di queste opere sembrano infatti leggere come l’aria che inglobano dentro. In altri casi  invece osserviamo linee massicce, pieni che occupano lo spazio anziché racchiuderlo, oppure elementi combinati assieme in equilibrio precario.  Strutture e materiali nella mostra Levia Gravia, del resto, rimandano sempre a un’idea di peso più o meno grande.  

Il titolo della doppia personale fa per l’appunto riferimento alla giustapposizione o all’alternanza fra il principio di leggerezza e il suo opposto.

Ispirato alla famosa raccolta poetica di Giosuè Carducci questo evocare le “cose leggere” e le “cose pesanti” è inteso sia nel senso più letterale di queste espressioni che in quello figurato. Come per la raccolta poetica infatti il significato di “Levia Gravia” si presta anche a riferimenti traslati come quello alle cose facili o difficili da comprendere, a quelle allegre o tristi. Nel campo delle arti visive le idee gravità e leggerezza possono essere facilmente associate a concetti chiave della pratica rappresentativa. Possiamo ricordare ad esempio i principi di concretezza e spiritualità, realismo e astrazione, razionalità e impeto.

Nelle ricerche artistiche più attuali qualità tradizionalmente opposte sono spesso separate da linee evanescenti che vedono questi principi antitetici capovolgersi l’uno nell’altro.

Lievi e gravi quindi sono le opere di Valerio Anceschi, la cui ricerca è più espressamente dedicata alla raffigurazione astratta. In questi lavori la sottigliezza delle  forme, i “pieni d’aria” che spesso le caratterizza, tradiscono il peso del ferro e delle grandi dimensioni.

Sempre in queste sculture i profili rigorosi, i contorni ben definiti, certi particolari geometrici o ripetuti si alternano a bordi e linee sinuose dall’andamento casuale. Quest’ultimo aspetto  fa  indovinare il confronto diretto con le forme della realtà  e tradisce una soggettività del sentire e dell’esprimersi.

Semplicità e rigore emergono pure nel lavoro di Luca Scarabelli anche se la sua ricerca è radicalmente diversa da quella del collega. Le sculture di Scarabelli sono caratterizzate da riferimenti diretti al mondo reale: l’uso di materiali vari, oltre che di oggetti di riutilizzo pienamente riconoscibili, sono tratti che identificano l’opera dell’artista varesino.

Proprio nella severità di queste strutture, tuttavia, ogni filo con lampadina, ogni cestello di metallo, ogni elemento simbolico o di richiamo, riesce sorprendentemente a farsi segno, curva, sagoma, linea che avvolge e dà forma allo spazio.

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