Ilaria Gasparroni
Ilaria Gasparroni, Unmade, installation view, Gagliardi e Domke, Torino. Foto di Enzo Isaia

Ilaria Gasparroni – Unmade

I nostri cinque sensi ci permettono di aiutare la memoria a riportare alla mente situazioni e momenti che rimarrebbero altrimenti persi nei meandri della nostra interiorità. Ciascuno di questi sensi lavora in un modo unico, contribuendo alla ricostruzione di questi ricordi una volta associato agli altri.

Ilaria Gasparroni sceglie la vista come senso prediletto in questo gioco di rimandi, al fine di stimolare chi guarda a tornare con la mente al periodo della purezza infantile, dove il legame con la Terra e la natura era incontaminato e genuino. Lo era e lo è stato sicuramente per le generazioni nate nel secolo scorso, dove la tecnologia era ancora ad uno stato embrionale; oggi invece i nativi digitali sono praticamente nati col telefono in mano, e, senza generalizzare – perché ci saranno sicuramente delle eccezioni – ma è più facile vedere un bambino incollato ad uno schermo, invece che stremato dopo aver giocato con gli amici.

La mostra personale Unmade porta per la prima volta nella galleria torinese Gagliardi e Domke la riflessione della scultrice abruzzese che nostalgicamente lavora il marmo in modo da guidare l’osservatore in questo percorso alla riscoperta della propria esperienza d’infanzia.

Come suggerisce il titolo della mostra a cura di Livia Savorelli, unmade tradotto significa “incompleto”, “disfatto”, proprio come Ilaria Gasparroni vede l’uomo e il suo destino fino a che non sarà in grado di redimersi e di guardare in faccia la realtà: l’azione dell’uomo ha fatto di tutto per prendere ciò che aveva attorno e adattarlo alle proprie esigenze, senza pensare alle conseguenze sull’impatto ambientale che questo avrebbe e ha causato. 

Nell’immaginazione dell’artista, che si è concretizzata durante il periodo di lockdown, i ricordi hanno lavorato il marmo e l’onice dando alla luce cinque installazioni inedite accompagnate da una collettiva che riesuma dei lavori della collezione della galleria sotto il titolo Amarcord, dove il filo conduttore di Unmade viene ripreso, per creare una continuità e un dialogo tra gli artisti proposti.

Al piano superiore, dunque, troviamo questi cinque lavori che sembrano costruire una cameretta dei ricordi, al cui ingresso si viene accolti da una scatola di un puzzle – “L’amico ritrovato 2020” (2020) – con l’immagine che sembra prender forma, ma rimane incompiuta a causa del tempo, il quale ha lasciato il segno sulle singole tessere che ora fanno fatica a ricongiungersi e alcune si sono perse negli anni. Il percorso continua con due ritratti di una madre e di un figlio che vogliono uscire dalla superficie marmorea, legati da un bonsai di ulivo – “Madre e figlio 2020” (2020) – in cui questo sentimento legato alla natura si fa vivo attraverso l’elemento della pianta, in una speranza di passaggio del testimone che non sappiamo se avrà luogo. Al centro della stanza, due conchiglie – “Memorie di una vita 2020” (2020) – poggiano su una superficie fatta di sabbia all’interno di un contenitore, sostenuto a sua volta da bauli datati, rimandando al concetto di casa ora vuota e abbandonata, ma anche rifugio e protezione. Sulla parete frontale “L’oro della vita 2020” (2020) grida un inno alla vita tramite l’immagine di api che si dipartono o forse stanno tornando all’alveare, a sottolineare la loro importanza all’interno del nostro ecosistema e a come questi esseri viventi rischiano di estinguersi proprio a causa dell’uomo. Infine, “Stillleben” (2020) riproduce la realtà contadina che si incarna nelle pannocchie e nella terra disposte a terra insieme ai soliti elementi in marmo, riportando alla mente una parte dell’umanità che tende ad essere lasciata in secondo piano e data per scontata, in una società in cui è più importante avere un numero elevato di like.

Ilaria Gasparroni ci riporta alle origini, ci guida verso quella casa che ci ha accolti e alla quale abbiamo voltato le spalle, con la speranza di risvegliare le coscienze, altrimenti corriamo il rischio di sentirci sempre più incompleti, fino alla disfatta definitiva.

Ilaria Gasparroni – Unmade
fino al 23 ottobre 2020
info: dal martedì a venerdì, 15.30 – 19.30

Gagliardi e Domke Contemporary
Via Cervino 16, 10155 Torino

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