Alessandro Gedda

Un battito di ciglia, un cuore pulsante, un fiotto di colore

Si è inaugurata sabato 28 giugno a Noto presso lo show room Loreto Interni a Noto di Cinzia Tropiano la mostra Marilyn del designer Alessandro Gedda. Marylin rimarrà visitabile sino ai primi di settembre.

Chi non vorrebbe restare giovane per sempre? Scongiurare le rughe e, più ancora, la pesantezza dei gesti e dei pensieri? E tuttavia ci sono immagini che il tempo non scalfisce; miti che, anziché sbiadire, si caricano di senso ad ogni sguardo. Marilyn Monroe è uno di questi. Col passare degli anni, da Wharol in avanti, il suo volto è diventato una tela universale, su cui decine di artisti hanno proiettato i propri sogni e le proprie riflessioni, in un dialogo costante con la cultura di massa americana, ma con una sensibilità e un approccio peculiari. Rotella, forse il modello più celebre, non dipingeva ad esempio Marilyn in senso classico, magari prendendo spunto da una foto; la “catturava” dalla strada. La sua tecnica – il décollage – consisteva nello strappare locandine cinematografiche dai muri di Roma per poi ricomporle sulla tela. Le sue opere non sono quindi semplici ritratti; sono frammenti di vita urbana e di memoria collettiva, dove il volto della diva emerge lacerato e stratificato, simbolo di un mito “bruciato” e al tempo stesso immortale. Anche Schifano, figura centrale del Pop italiano, ha reinterpretato Marilyn applicando smalti industriali e colori saturi e brillanti su immagini fotografiche o su serigrafie. La sua è una Marilyn filtrata, mediata dallo schermo televisivo o dalla pagina di una rivista patinata: una riflessione sulla trasformazione dell’individuo in icona e, per converso, sulla sua definitiva sparizione. Stesso discorso per le Marylin di Tano Festa o, andando al di là dei ruggenti anni Sessanta, di Valerio Adami, Paolo Baratella e Giuliano Grittini, l’inventore della “Cracker Art”. E si potrebbe continuare. In questa consolidata tradizione, che ha reso l’omaggio a Marilyn quasi un genere a sé, si inseriscono le Marylin di Alessandro Gedda. Accostandosi a Marylin, il designer di grido dismette i panni del progettista per indossare quelli del pittore puro. Lontano dalla riproduzione seriale e pop, per questa raccolta di opere nata nel 2012 in occasione del cinquantesimo dalla morte della diva, Alessandro sceglie una tecnica quasi istintuale, fatta di pennellate veloci, di schizzi di colore. Le sue Marilyn non sono le donne volatili e intoccabili che tutti conosciamo; sono creature terrose, cariche di energia tellurica, di un’inquietudine che non può fare a meno di affacciarsi oltre la maschera dell’immancabile sorriso. Nei giochi di chiaro e scuro, squarciati da tocchi improvvisi, riviviamo la celebre dualità del suo animo: la leggerezza abbagliante della star e la malinconia profonda della donna. A completare la narrazione, alcune teche custodiscono dei cuori, realizzati con materiali di riciclo. È un gesto d’amore impossibile, un dono offerto a chi non può più riceverlo, a una diva che la sua stessa assenza ha reso presente oltre ogni dire. Un battito di ciglia, un cuore pulsante, un fiotto di colore: l’ombra di Marilyn è ancora qui. E ha tutta l’intenzione di restare.

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