Trasparenze di Carmine Caputo

Pittore e scultore, ma anche performer e architetto, sperimentatore di registri operativi differenti. Il percorso espressivo-teorico di Carmine Caputo di Roccanova approda dall’11 maggio al 5 giugno allo Spazio d’Arte Scoglio di Quarto di Milano con la mostra Trasparenze dove presenta 14 opere completamente inedite realizzate dal 2020 al 2023.

Il nuovo ciclo pittorico di Caputo, lucano di nascita ma formatosi a Milano – prima diplomandosi sia in Pittura sia in Scultura all’Accademia di Brera e successivamente laureandosi in Architettura al Politecnico – si presenta come ulteriore sviluppo e ampiamento delle posizioni già espresse nel suo Manifesto sul “Manierismo geometrico” del 2005 dove l’evoluzione sintattico-geometrica della narrazione non si distoglie dalla convinzione che l’artista, per andare avanti senza cadere nell’errore di ripetere ciò che è già stato fatto e detto da altri prima di lui, debba dare maggiore dignità alla propria arte: 

“L’artista deve incominciare ad assumersi le proprie responsabilità e citare coloro ai quali si sono ispirati ponendo le note in calce alla propria arte, esattamente come accade in letteratura. Nessuno inventa nuove strade, però possiamo dare un nostro personale contributo. Ecco perché i miei quadri presentano sempre una foglia d’oro, segno di continuità con il passato e punto di vista privilegiato”. 

Indicato artisticamente da Luciano Caramel come “un caso anomalo, ma non isolato, e assai interessante, nell’ambito dell’astrazione geometrica, diviso com’è tra il bisogno di ordine e la coscienza dell’impraticabilità, oggi, di una razionalità a priori”, Carmine Caputo espone a Milano un nuovo nucleo di opere tutte costruite nella rigida dimensione del quadrato, che contengono una componente architettonica che disciplina non solo la forma ma anche lo spazio, senza tuttavia contenerlo.

Il rigore cromatico e il linguaggio delle forme che si viene a creare in un continuo sovrapporsi di strutture geometriche che sembrano cerchino di incastrarsi l’una con le altre, non solo è pulito e razionale, ma si rapporta con il fondo che appare come elemento di dialogo costante in un effetto tridimensionale.

La narrazione del ciclo delle “Trasparenze” si muove tutta su linee rette e figure geometriche triangolari nette e definite, che per l’artista e l’osservatore possono essere replicabili all’infinito, quindi oltre la stessa superfice della tela.

Opere astratte che sono evidenti espressioni di un racconto più ampio, dove ognuna di esse è naturale proseguimento dell’altra, caratterizzate da una finitura del quadro che si sviluppa per continui accavallamenti e intersezioni, senza tuttavia andare a perdere la brillantezza del dipinto e dei colori.

Tuttavia, l’astrattismo di Carmine Caputo di Roccanova non è puro astrattismo ma è una destrutturazione di un’immagine che, proprio grazie all’espediente delle trasparenze, appare e scompare in continuazione a livello inconscio e crea, come sottolinea Alberto Veca, “una stretta connessione fra la realtà e il suo valore simbolico, in una relazione inscindibile fra il mondo fisico e quello mentale.” 

Il pensiero di Carmine Caputo di Roccanova, vicino alle istanze del Futurismo (suoi il Nuovo Manifesto di Cucina Futurista del 1996 e il Manifesto di Cucina Ultra-Futurista del 2020), è per molti versi avanguardista, temerario e dagli straordinari esiti innovatiti, e le indicazioni artistico-culturali sottese al ciclo delle “Trasparenze”, valide  in pittura così come in scultura e nelle lettere, sono un ulteriore passaggio di questa presa di coscienza poetica e artistica, individuale e altresì collettiva, del bisogno di una nuova arte di qualità.

×