Arco Madrid 2025
The Cure

The Cure

“The Cure”, il progetto di arte diffusa allestito sui ledwall delle vetrine di una selezione di farmacie di Corato, evidenzia il bisogno da parte di artisti e curatori di uscire fuori dai tradizionali spazi dedicati all’arte per coinvolgere l’intera comunità locale in un’esperienza al tempo stesso di straniamento e partecipazione.

In tempo di Covid l’arte scende in piazza e usa luoghi non convenzionali per diffondersi tra il pubblico non più abituato a eventi pubblici, a vivere senza restrizioni e regole antiassembramento. E quale posto migliore nell’allestire una mostra se non la farmacia, vale a dire uno degli avamposti contro la pandemia, tra i pochi luoghi a cui è sempre consentita l’apertura?

Un’esposizione condiviso, curata da Alexander Larrarte, volta a rileggere spazi e modalità, oltre le chiusure, le limitazioni ed il silenzio, attraverso la propensione comunicativa dell’arte contemporanea. «È un progetto sperimentale – ha dichiarato Larrarte – un progetto in progress, che prende forma grazie ai farmacisti, ai curatori e agli artisti che hanno accolto l’invito a creare un percorso di riflessione articolato, che inserisca l’arte in una dialettica nuova con lo spazio e con i suoi abitanti, affinché susciti fermenti emotivi e critici, valorizzandoli». 

L’evento, visibile fino al 28 marzo, è promosso da CoArt Gallery e dallo Studio di Architettura Esther Tattoli, con il patrocinio dell’Ordine dei Farmacisti di Bari e BAT, coinvolge cinque farmacie, una parafarmacia, per un totale di sette ledwall. A presentare i sette artisti coinvolti, sei curatori che hanno scelto gli interventi studiando le disposizioni delle vetrine delle farmacie inserite nel progetto.

Giusy Caroppo ha selezionato Quarantinian endearing di Maria Pizzi, una sequenza di immagini concepita come repertorio “terrestre, celeste e claustrale”. Cercate l’incanto dove c’è tormento di Anuar Arebi è, invece, il video curato da Azzurra Immediato, un monito allo spettatore celato in un serrato susseguirsi di immagini dallo spiccato valore esistenziale.

Isolamento, silenzio, solitudine connotano anche le visioni che compongono il video Una parata di spiriti stanotte di Emanuele Dainotti, presentato da Giuliana Benassi. A comporre il video sono frame digitali frapposti alle inquietanti visioni urbane colte in lockdown, rese più inquiete (ed inquietanti) da luci intermittenti. Screening di Gregorio Sgarra e The Rhythm of the Heart beat is Earth di Locuratolo sono i due video proposti da Alexander Larrarte. Il primo indaga desideri e psicosi dell’essere umano, oltrepassando la propria pelle, il proprio corpo, la propria identità. Il secondo, invece, contamina l’attuale situazione pandemica con le istanze ecologiste, dimostrando l’interconnessione che lega gli esseri umani sulla Terra.

Gioca con l’identità, con il singolo che si fa molteplice, il video What I do when you don’t watch: performing my favourite sport di Valeria Secchi curato da Laura Tota. L’artista si trasforma con autoironia, vestendo i panni di svariati archetipi umani. Completa il percorso Keep Rolling di Mat Toan curato da Carmelo Cipriani. Concepito in stile gaming, il video esibisce la mutazione della croce verde in un globo in glitch e in un orizzonte dal futuro incerto, mixando riflessioni sui mezzi digitali e inquietudini per e  post pandemiche.

Fruiti liberamente, i video compongono una visione caleidoscopica del presente, sospeso tra paure e speranze, imposizioni esistenziali e necessità di cambiamento.