Courtesy l’artista e Shazar Gallery, Napoli

The Catalogue of Huts di Monica Biancardi

Alla Shazar Gallery sarà possibile visitare, fino al 18 marzo 2023, l’esposizione The Catalogue of Huts, la seconda personale dell’artista Monica Biancardi.

Monica Biancardi nasce a Napoli nel 1972 e consegue il Diploma Accademico in Scenografia con una tesi sperimentale sulla fotografia di teatro. Inizia molto presto a lavorare per importanti registi, coniugando ricerche personali affiancate all’attività di docente di Fotografia e Direzione della Fotografia presso varie Accademie di Belle Arti. Negli ultimi anni lo sguardo dell’artista napoletana si focalizza su indagini che riguardano la “scrittura con la luce” attraverso l’ausilio di incisioni su superfici di plexiglass o di carta, leggibili solo se illuminate.

The Catalogue of Huts è un racconto grafico che rimarca il delicato periodo del lockdown visto con gli occhi delle donne confinate all’interno delle “capanne”, delle mura domestiche – non sempre sicure – dove il riparo diventa solo apparenza.

I riflessi svelano le verità che co-abitano la capanna, sottese nella coercizione dello spazio-incubo riportato dalla Biancardi con un linguaggio fine, formato da una sottile antitesi su cui si stagliano luce e ombra. I disegni “graffiano” il supporto, tracciando sulle superfici trasparenti un dolore non visibile ma ben documentato nei dati statistici delle denunce avute luogo nel mondo e mappate su una cartina geografica: “Il lavoro – spiega l’artistanato come mappatura mondiale in cui i paesi assumono l’aspetto di capanne e mostrano al loro interno numeri percentuali (che, preceduti da un segno + designano la crescita, rispetto all’anno precedente, delle denunce per abusi o maltrattamenti sulle donne) produce una mappatura falsata: troppi paesi – democratici e non – denunciano percentuali del tutto ingannevoli. Ne risulta il carattere del tutto fasullo, e ipocrita, del dato statistico, che qui come in altri casi va a braccetto con l’ideologia, mascherato da prodotto scientifico. Al centro in basso è inciso YES/NOT, che è il codice dissimulato usato al telefono dalle donne all’atto della denuncia alle autorità competenti.

In mostra è presente una foto: un volto di donna in gesso rivestito in parte da spine, a rappresentare aculei di sofferenza soffocati nella pelle, un’istantanea storica durante l’emergenza epidemiologica.“Trovata per caso in una bottega abbandonata in via Ripetta a Roma – racconta la Biancardi – la foto è stata scattata durante i giorni in cui partiva il secondo lockdown. Il tiepido sole di quella mattina del 21/11/2020 ha riversato di luce la stretta e lunga via per pochi minuti, vestendo così la statua di un’imbrigliatura, riflesso della saracinesca. Tornata successivamente per fare altri scatti ho trovato la statua frantumata in mille pezzi. A tale vista, la rabbia per chi avesse mai potuto far tanto male alla povera statua, si è trasformata in tristezza. A fine progetto, nell’autunno del 2022, ho trovato in quella foto la soluzione per tenere assieme il tutto, storicizzandola in un passepartout annotandovi la data e custodendola in un vetro museale.

The Catalogue of Huts è un affilato grido di contestazione. Un colpo sferzato che smuove la coscienza. Un invito ad andare oltre ciò che si vede in superficie, addentrandosi in una profonda riflessione che non vuole – e non deve – essere esclusivamente al femminile.

×