Sono Persone è una sola opera composta da due sculture gemelle, sorelle, che si fronteggiano, una a Bari (2019) e l’altra a Durazzo, appena inaugurata in occasione del Trentennale dello sbarco della nave Vlora, oggi ribattezzato “viaggio della Vlora”.
La storia racconta che in un giorno d’estate del 1991, l’Adriatico si aprì davanti alle speranze e ai sogni di 20.000 albanesi dopo la caduta del muro di Berlino. I profughi della nave Vlora, ammassati anche sui radar che per questo smisero di funzionare, apparirono nel porto di Bari come un’unica indivisibile onda umana che in pochi giorni il governo respinse nella terra d’origine contro il tentativo dell’allora sindaco Enrico Dalfino di accoglierli civilmente. Fin qui la storia come l’abbiamo conosciuta. Ma Jasmine Pignatelli è andata oltre, ha cercato tra le pieghe dei fatti l’elemento umano che era sfuggito e meritava di essere raccontato. Due parole, due sole parole oggi fanno la differenza tra un uomo offeso dalle istituzioni (il presidente della Repubblica Cossiga gli diede del cretino) e un Eroe come appare oggi. La risposta di Dalfino fu una sola e fu rivolta a loro, ai 20.000: Sono Persone, persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro unica speranza. Fu una risposta sussurrata, nella sua dimensione più intima, a casa. Parole riemerse durante un’intervista alla moglie qualche anno dopo ma mai colte nel loro potenziale: lo ha fatto l’artista, ritrovandole e celebrandole con l’opera tra Durazzo e Bari, aprendo così un dibattito che in due anni di lavoro ha portato a riscrivere una piccola storia di umanità e accoglienza, all’interno di una più grande storia ufficiale.





“Questa doppia opera celebra non solo l’amicizia dei due popoli, non solo lo spirito di accoglienza dei baresi, ma onora soprattutto un sindaco amato e mai dimenticato. E lo fa con le sue stesse parole, parole tradotte e amplificate dal morse scultoreo che si propaga da sponda a sponda in un flusso continuo capace di alimentare storie, memorie, vita”.
L’impatto che l’opera ha avuto sulla memoria cittadina ha fatto sì che lo spazio antistante la scultura a Bari venisse rinominato “Largo Sono Persone 8.8.1991”. A Jasmine viene da chiedere come è stata accolta la doppia scultura.
“Il valore emotivo di questo lavoro è immediato, le parole del sindaco rappresentano un vero testamento di umanità e la storia la conoscono tutti, chiunque ha un ricordo preciso di quello sbarco. Amo definire questo lavoro un memoriale perché si alimenta spontaneamente di storie e testimonianze. In quel viaggio ci sono 20.000 vite, 20.000 sogni e storie. L’opera fa emergere, insieme al dramma della fuga, l’abbraccio collettivo dei baresi e l’adesione ad una umanità accogliente. Ma questo non mi ha sorpresa, come artista ho una grande fiducia nell’umanità, soprattutto quando è chiamata a prove collettive. La sorpresa più grande è stata il consenso incondizionato del comune delle istituzioni di Bari e di Durazzo e ancor di più dei sostenitori sensibili che hanno fiancheggiato me, la famiglia Dalfino e Cellule Creative APS che ha promosso tutta l’operazione. In questi anni non sono mai venuti meno assecondando ogni mia esigenza artistica in nome di una umanità ritrovata e di un sindaco da riscattare. Oggi Largo Sono Persone è inserito nel tessuto non solo urbano, ma anche della memoria cittadina”.


Da oggi i due popoli sono uniti da un’opera d’arte che materializza una antica amicizia e rende eterno il testamento di Dalfino. Quel mare che nel 1991 sembrava insormontabile oggi unisce e non divide più e ci ricorda in questi tempi confusi e conflittuali il valore dell’accoglienza.