Nata e cresciuta in una famiglia cattolica conservatrice durante la sanguinosa dittatura di Augusto Pinochet (1973-1990), Vásquez de la Horra studia comunicazione visiva in Cile per poi trasferirsi nel 1995 in Germania dove si forma alla Kunstakademie Düsseldorf sotto Jannis Kounellis e successivamente, nel 1999, sotto Rosemarie Trockel. Termina il percorso post-laurea presso l’Academy of Media Arts di Colonia, approfondendo la fotografia, il cinema e i nuovi media.
L’artista ha sviluppato nel tempo un ampio vocabolario simbolico dal quale attinge per i suoi lavori: la storia complessa del suo Paese, fatta di scontri, sottomissioni e fatti drammatici che perseverano tutt’oggi, quella del colonialismo spagnolo nell’America centrale e meridionale e la storia della sua famiglia, di cui ricorda: «Quando ero una ragazzina mia zia mi trascinava in chiesa perché pensava che la mia testa fosse piena di demoni. Le sembravo molto strana perché vedevo cose, avevo un amico immaginario. Temeva fossi posseduta. In Cile, a quei tempi, era così.»
Avendo eletto il disegno a matita su carta spessa o cartone medium privilegiato d’espressione, l’artista ha sviluppato una tecnica particolare che consiste nell’immersione nella cera delle opere, che conferisce loro una sorta di patina traslucida e quasi le sigilla, le preserva, preservando una morbidezza che contrasta in qualche misura con le immagini intense e potenti che da quelle stesse emergono.
Prelevate dall’inconscio, dalla memoria, dalla ricerca interculturale, da una visione sincretica delle religioni e da un approccio quasi antropologico al mondo, le creature di Vásquez de la Horra intenzionalmente rinunciano a logica e razionalità in favore del senso multiplo di un racconto che pare dipanarsi in una dimensione altra, un territorio del conscio e dell’inconscio, tra fisico e metafisico, tra materiale e immateriale.
Sono per lo più figure femminili colte in posizioni o situazioni surreali o chimeriche: si stagliano nel vuoto, ondeggiano nell’aria, vibranti di movimento e di forza ma anche di leggerezza e sottigliezza. Inchiodate direttamente alle pareti, fisse e nude, si impongono allo spettatore spiazzandolo, imponendo un dialogo diretto, talvolta violento, che non lascia scampo.
«Siamo esseri complessi, con molte identità e credenze che si combinano lungo il percorso» sostiene l’artista. E questa complessità si articola nelle epifanie visionarie che compongono il suo universo personale e fantastico, una geografia dell’ignoto qual è quella proveniente dalla bellezza e dalla bruttezza, dal sogno e dall’incubo, dalla ragione e dalla pazzia. Capace di unire in una dimensione di equilibrio l’impatto perturbante del grottesco con la poesia imprevista dell’umano.
Vásquez de la Horra è una delle artiste invitate a partecipare alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, The Milk of Dreams, a cura di Cecilia Alemani. Sue importanti mostre personali si sono tenute al Musée d’Art Moderne de Saint-Étienne Métropole (2011) e al Bonnefanten-museum Maastricht (2010). Nel 2012, l’artista ha partecipato alla Biennale di San Paolo. Sue opere fanno parte di molte collezioni istituzionali, tra cui, solo per citarne alcune, il Centre Pompidou di Parigi, l’Art Institute di Chicago, il Museum of Modern Art di New York e il Museo de Artes Visuales di Santiago del Cile.





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Sandra Vásquez de la Horra | Twin Souls
Galerie Haas Zurich, Talstrasse 62a
11 giugno – 22 luglio 2022