L’artista americano Ryan Mendoza, insieme al suo gallerista Luigi Solito, dà vita ad un’azione pro Ucraina, nello storico Spazio NEA, crocevia del centro antico a pochi metri dall’Accademia delle Belle Arti, il Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella, il Museo Archeologico Nazionale, la BRAU – Biblioteca Universitaria della “Federico II” e le celebri mura greche che emergono nella bellissima piazza dedicata a Vincenzo Bellini.
La sala espositiva sarà interamente dedicata all’intervento dal titolo “Putin my putain”, una chiara e netta posizione che vuole essere anche un tentativo di “cessate il fuoco”.
Mendoza dà vita a questo intervento anche in risposta all’appello dello scrittore Andrei Kurkov di qualche giorno fa, che faceva una richiesta esplicita agli artisti, soprattutto americani e tedeschi, a prendere posizione sulla guerra scatenata da Putin. Ryan ha recuperato parte della sua ricerca che inizia circa 6 anni fa dal suo viaggio a Mosca, dove già all’epoca fu critico contro le posizioni di Putin: lo sfidò intitolando un’opera “Putin my putain”. È un gioco di parole, un’assonanza, con cui Mendoza ha provocato gli attori che hanno partecipato al suo shooting in Russia, dove modelle convinte di realizzare foto glamour erano disposte a tutto fuorché esprimere una qualsiasi opinione su Putin o, peggio, accettare di farsi fotografare con una bandiera americana.
Mendoza fa compiere azioni americane a modelli russi e viceversa, giocando su un filo mentale senza mai cadere palesemente nella denuncia, nell’offesa. In un certo senso, con i suoi atteggiamenti, riesce a rappresentare esattamente il mondo occidentale che punzecchia i sistemi autoritari ma in realtà non è disposto a pagare le conseguenze di una posizione forte e netta.
Oggi, a distanza di 5 anni, con l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, la ricerca di Mendoza appare ancora più una Cassandra. Nelle foto dai toni più forti, in cui vediamo alcuni modelli indossare la maschera di un giovane Putin, c’è un dialogo con Rose McGowan, attrice diventata famosa per essere tra le fondatrici del movimento #metoo e tra le prime a denunciare Harvey Weinstein per la sua lunga serie di abusi sessuali ai danni di donne che accettavano sistematicamente un sistema che “ormai” adottava quelle regole.
Stesso tema che Mendoza continua ad affrontare con un ruolo a metà strada tra la preda e il predatore, i buoni e i cattivi, la giustizia e la verità, la paura, l’inganno, le bugie, il no-sense.
In esposizione ci sarà anche un’unica foto che Ryan ha scelto sia per il tema della sua ricerca, ma soprattutto perché è un’immagine che è stata censurata da Facebook, dal titolo “Fingers”.
Di questo importante progetto viene anche pubblicato un catalogo con la casa editrice iemme (Napoli) che è parte del progetto legato alla Galleria Contemporanea di Luigi Solito che lo rappresenta.
Lo Spazio NEA ospiterà l’istallazione “Putin my putain – oltre la guerra” finché le truppe russe non si ritireranno.
La programmazione espositiva riprenderà solo quando sarà finito il conflitto armato, pur sapendo che questo messaggio potrà rivelarsi la classica pietra nello stagno, resta tutto quello che possiamo fare, insieme alla speranza di ritrovarci presto nel giorno dopo la fine.



Ryan Mendoza | Putin my putain
Spazio NEA – via Costantinopoli 53 | piazza Bellini, 59 -Napoli
Orario: lunedì – domenica dalle 9:00 alle 24:00