Regine Schumann , Iris

Prosegue, fino al 6 luglio alla DepArt Gallery Milano, la mostra dedicata a Regine Schumann a cura di Alberto Mattia Martini. L’esposizione ripercorre, in circa 20 opere, l’evoluzione della recente produzione dell’artista fino all’ultima serie “Corners”.

Questa terza esposizione personale dedicata a Regine Schumann (Goslar, Germania, 1961), ripercorre, in circa 20 opere, l’evoluzione della sua produzione artistica fino alla recente serie “corners” dove, grazie all’introduzione di nuovi piani visuali, Schumann sperimenta una maggiore complessità dinamica tra il materiale, la luce e lo spettatore.

Nella mitologia greca, Iris è la messaggera degli dèi e personificazione dell’arcobaleno, considerato un ponte tra cielo e terra che unisce mondi diversi. Questo simbolismo si lega intimamente al lavoro di Regine Schumann, le cui opere creano una connessione profonda tra il materiale, il plexiglass, e l’immateriale, ovvero la luce. Il titolo “Iris” risuona in perfetta sintonia con il lavoro di Regine Schumann, evidenziandone l’indagine meticolosa ed approfondita del rapporto tra luce e colore.

Come afferma il curatore Alberto Mattia Martini: “Nelle opere di Regine Schumann il colore e la luce divengono un tutt’uno, arrivando a trascendere il reale ed immergendo l’occhio dello spettatore in una dimensione atemporale, senza limiti di confini per lo sguardo. La nuova produzione di opere dell’artista approfondisce un dialogo costante tra l’irradiazione cromatica del colore e l’iride (Iris) di chi osserva, offrendo un’esperienza visiva unica, intrisa di mistero e fascinazione.

La corrispondenza continua tra luce artificiale e naturale, ombra, colore e spazio, si trasfigura in una composizione artistica dinamica, in un perenne mutare che sembra indurre la superficie cromatica a vibrare e a prendere vita.

Esplorando il potenziale emotivo e simbolico del colore e la capacità della luce di plasmare la percezione, Regine Schumann, ha dato forma ad alcune nuove opere con uno o più angoli smussati, che ci riconducono ai grandi rettangoli di Mark Rothko, dove la pittura sembra evaporarne i contorni, dando vita anche nel caso dell’artista tedesca a opere che si distinguono per la loro intensità visiva e la profondità concettuale.

Le lastre di plexiglass creano velature di pigmento monocromatico dalle quali emerge, come in una epifania, la luce che, forgiando superfici d’energia, pervade ed interagisce con lo spazio che le accoglie.”

La mostra è accompagnata da un catalogo in italiano e inglese, comprensivo di apparati bio-bibliografici aggiornati e il testo del curatore.

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