Occasione piacevole e stimolante poter cogliere l’evoluzione plastica e intellettuale di un artista quale Massimiliano Turco, possibile fino al 7 dicembre 2019 presso la SACI’s Maidoff Gallery di Firenze, a cura di Špela Zidar. Partendo da una ricerca formale non lontana dalla pittura segnica, Turco ha incrementato nel suo lavoro caratteri peculiari di un professionista maturo, menzionando dapprima il Tempo come elemento necessario della sua produzione, con interessanti accenti performativi, e, nell’immediato sviluppo, acquisendo la considerazione dei fattori ambientali, sia nel volume spaziale che nell’azione atmosferica. La reiterazione di un piccolo tratto di penna sopra superfici cartacee e marmoree assume la prerogativa di una scrittura universale, maggiormente ricca nel supporto pietroso grazie all’imprevedibilità di reazione dell’inchiostro alle contaminazioni minerali e metalliche. Il gesto meticoloso ma mai uguale a sé stesso depone un ulteriore riguardo al filosofo già citato nel titolo della mostra: Doppia Cattura è termine coniato da Deleuze nei suoi Dialogues, a sottolineare la veridicità dell’ibridazione nei processi relazionali tra due elementi distinti, nel caso specifico della mostra tra materie diverse. Ecco, dunque, che il marmo diviene pagina scritta e la carta matura consistenza granitica, precisando che entrambi i materiali non sono più né l’uno né l’altro ma mutano un carattere dell’esistenza terzo, un divenire. Sintesi visiva di questo concetto è proprio l’opera della serie Divenire (2017), carte lucide dipinte dal vento, momento delizioso per la discreta dichiarazione del processo (i granelli di pietra incastrati tra le pieghe e l’oleosa tinta) ricordano bene il «caos libero e ventoso» proprio del pensatore parigino.
Raccogliendo questo sapere, Turco ha sviluppato nella sua ricerca la consapevolezza dell’opera rizomatica, nella sua propagazione eterna ma anche nel suo carattere antitetico: l’autorialità dei lavori si annulla nel loro continuo realizzarsi, «è quel gesto che nel suo compiersi si disapprova». I continui ritorni e dialoghi materici carta-pietra-carta rievocano una metrica poetica prossimi più che al linguaggio meccanico-affascinante del filosofo, a quello lirico-brutale di un’altra acuta, e più che pertinente, personalità del Novecento, Carmelo Bene. C’è un anti-teatralità nell’arte di questo artista pratese, mossa dal gesto performativo ora rigoroso e muto, ora frusciante e irriverente senza mai privarsi degli strumenti propri di un fareartistico. Nel complesso si assiste ad uno mostra altamente godibile, pur riservando qualche perplessità sulla natura dello spazio, poco incline alla fruizione di opere di questa indole: ne perde il senso metafisico del lavoro, altrimenti fraintendibile come “esercizio di stile”, ne guadagna tuttavia un valore docimologico, affatto inopportuno dal momento che Turco è anche insegnante (quale miglior riprova della teatralità di Bene che impersonare se stesso?) e perfino incoraggiante nell’intenzione di svelare la natura propria dell’artista: un grado di coscienza.
Senza Titolo, ink on marble, 2019 & Zographia, ink on paper, 2019 (Ph.C. Massimiliano Turco) exhibition view (Ph.C. Massimiliano Turco) Divenire, acrylic and ink on paper, 2017 & Flusso, ink on marble, 2013/2015 (Ph.C. Massimiliano Turco)
Massimiliano Turco
Doppia Cattura
Dal 6 novembre fino al 7 dicembre 2019
SACI’s Maidoff Gallery
via Sant’Egidio 14, 50122, Firenze
055 289948 – info@saci-florence.edu – www.saci-florence.edu