MIGUEL PALMA: (Still) The Modern Discomfort

Miguel Palma artista portoghese classe ’64 ha da sempre incentrato il suo lavoro sulla macchina, sull’architettura, sul mondo della  tecnologia e relative implicazioni con la natura, facendolo diventare il leitmotiv principale della  sua variegata ed eterogenea produzione che spazia dall’installazione alla scultura, dalla performance al disegno. Macchine, aerei, automobili, imbarcazioni, micromondi meccanici riprodotti in modo meticoloso, si danno allo spettatore come oggetti dicotomici e disfunzionali che ammaliano (un fascino per certi versi di retaggio futurista legato al design, alla velocità, al dinamismo ed al progresso), ed inquietano innescando inevitabili riflessioni sulle dinamiche di potere e  sul destino mortifero a cui l’uomo va incontro distruggendo ed inquinando il pianeta. L’antologica (Still) The modern discomfort che il Museu Coleção Berardo di Lisbona dedica all’artista di Sintra, consta di 54 pezzi (alcuni inediti  come Montanha ed altri mai esposti in Portogallo come Cinq temps, opera realizzata per il MUCEM di Marsiglia) e copre gli ultimi trent’anni del suo lavoro. Realizzazioni di opere su grande e media scala (a volte anche miniature lillipuziane legate al concetto di impulso di riappropriazione che ha caratterizzato varie correnti artistiche), sono state spesso possibili grazie ad un‘attività di squadra che ha coinvolto, ingegneri, meccanici, biologi, carpentieri. Attraversando l’immenso open space del museo si ha la strana sensazione- che ben si sposa con il discorso sotteso in tutta la produzione di Palma- di trovarsi in un immenso luna-park dove l’aspetto ludico e di stupore relativo ai congegni che queste opere innescano facendoci  tornare all’improvviso bambini, spesso assume connotazioni tragiche e scomode legate al perturbante. Questa costruzione di macchine e macchinari, talvolta cinetici e sonori, attiva nel fruitore  il concetto di gioco e lo riporta al contempo ad una riflessione sul mondo in cui il consumo e lo spettacolo rappresentano l’ideologia dominante. Ecco che quel brivido provocato dal rombo di un motore assordante o dalla  promessa di un viaggio alla velocità supersonica, lascia presto il posto ad un pessimismo di fondo determinato dalla consapevolezza che l’uomo è sempre più separato dalla natura con tutto quello che questo implica, schiacciato nella sua fragile finitudine umana da un implacabile Tempo. ”La macchina espositiva di Miguel Palma”- come sottolinea il curatore Miguel von Hafe Pérez “è un dispositivo che comprime velocità e tempo; tensione dirompente tra obiettivi e risultati, tra realtà non corrispondenti, tra movimenti discrepanti”.

In (Still) The modern discomfort accanto ad opere che mettono in discussione il nostro rapporto con l’ambiente (come Carbono 14, Seedbed Project, Catalytic Paintings, Air Print) , troviamo modelli stratificati di micro città ( Ecosystem, Carbonia),  affascinanti velivoli che ci riportano alla pesante idea di guerra e a quella leggera di gioco  (dal Mitsubishi A6M ZERO, all’imponente Google plan alla miniatura di un aereo –Coordinates –installato alla parete su coordinate realizzate intrecciando fili), vetture curiose che sembrano non assolvere al compito per cui sono state progettate (da Engine, improbabile macchina effettivamente messa in autostrada dall’artista  e scortata dalla polizia a Black widow, valigetta gialla contenente una piccola Citroen imprigionata in una ragnatela forse tessuta dalla vedova nera, pericoloso ragno a cui fa riferimento il titolo e che ci proietta in una dimensione da graphic novel della Marvel). Nel la ricca selezione museale ci imbattiamo anche in opere di denuncia quali Ocidente (un braccio di una gru che si porta via un tempio classico), o Persian carpet (una seduta di una cabina di pilotaggio appartenuta ad una macchina da combattimento americano disposta su di un tappeto persiano fabbricato in Iran, simula in modo spiazzante una poltrona di una abitazione civile smascherando l’assurdità della guerra). In mostra sono esposti inoltre microteatrini pseudoidilliaci , testimoni di status symbol come In image we trust o Dream House (quest’ultima installata su di un tavolo da disegno dove una miniatura di Porsche schiantata contro un albero di fianco ad una casa modernista interrompe la pace idilliaca), giochi con cui non si può giocare perché fanno buchi da tutte le parti come il tavolo da ping-pong che Palma intitola ironicamente Europa 2000 (con sotteso il discorso dell’atto di rimpallarsi le problematiche) e lavori che criticano palesemente il sistema capitalista (impossibile non citare Oilofon).

Un percorso espositivo esaustivo dunque quello con cui il Museu Coleção Berardodi Belem celebra il lavoro di Miguel Palma che svela le polisemie e le contraddizioni della contemporaneità in equilibrio costante  tra gioco, denuncia, umorismo e demistificazione.

(Still) Modern Discomfort
Miguel Palma

A cura di Miguel von Hafe Pérez
Museu Coleção Berardo

Praça do Império
1449-003 Lisboa, Portugal
19 September 2019  – 19 January 2020

https://en.museuberardo.pt