Sentimento di giustizia e ricerca della verità sono le tematiche affrontate da Margaret Bourke-White nei suoi scatti. Se inizialmente l’autrice è interessata a indagare il mondo della fotografia corporate e pubblicitaria – di questo periodo in mostra si possono osservare diversi lavori realizzati presso alcune acciaierie negli Stati Uniti -, dagli anni ’30 in poi, grazie alla collaborazione con le riviste Fortune e Life, decide di testimoniare grandi eventi storici e sociali (come la trasformazione dell’Unione Sovietica e le fasi del piano quinquennale, la Seconda Guerra Mondiale, il segregazionismo negli USA, l’apartheid in Sudafrica, la questione degli “intoccabili” in India) e di ritrarre importanti personaggi politici del suo tempo (Iosif Stalin, Mahatma Gandhi).
Mentre nel primo periodo di produzione la curiosità per la materia del metallo la porta a realizzare still life che si focalizzano sugli aspetti estetici dell’oggetto immortalato, le foto successive denunciano la necessità di uno sguardo asciutto propedeutico alla narrazione della realtà. Il ritmo dell’esposizione, divisa in undici gruppi tematici, prosegue verso questa direzione. Per un attimo, nella sezione intitolata Campi, la distanza obiettiva che normalmente rende Margaret Bourke-White una magistrale portavoce di fatti storici vacilla. Due amici ex prigionieri del campo di concentramento di Erla si abbracciano nell’inferno che li circonda. Davanti a questa scena, nonostante la fotografa abbia, come lei stessa afferma, coperto la sua anima con un velo per poter riportare gli orrori del nazismo, emerge (a partire dal soggetto ripreso) ciò che si renderà palese con lo sviluppo del negativo: l’impossibilità di non essere compassionevoli. L’immagine appare allo spettatore come un’epifania visiva e rivela le ragioni profonde del corpus fotografico dell’autrice che raramente mette a nudo i suoi sentimenti così apertamente. Voce storica impegnata e appassionata, chiarirà con i reportage e le sue dichiarazioni la propria missione sostenendo l’importanza del suo ruolo professionale e del lavoro documentale, svolto per l’intero arco della sua carriera. Guardare in faccia l’altro, scoprirne la vita è l’interesse maggiore di Margaret Bourke-White. I volti segnati dalle esperienze sono infatti protagonisti di tutti i suoi progetti nei quali l’uomo e la sua identità sono i fulcri concettuali su cui ragionare. You Have Seen Their Faces è il prodotto più esplicito di questo modo di pensare; libro d’inchiesta, realizzato in collaborazione con Erskine Caldwell (che sarà per pochi anni suo marito), mostra i segni che la Grande Depressione ha lasciato sulla pelle del popolo americano. Nella sezione della mostra Conca di polvere, il fruitore incontra gli sguardi dignitosi della popolazione degli Stati del Sud accanto agli scatti realizzati per Life e a quelli compiuti come corrispondente di guerra, al seguito dell’esercito USA in Africa, Germania e Italia, fatto eccezionale per una donna. Il visitatore procedendo nel percorso espositivo ha la possibilità di osservare ancora diverse immagini in bianco e nero suddivise per indagini: L’India di Gandhi (mostra il paese indipendente dall’impero britannico e le conseguenze della separazione dell’India dal Pakistan); Sudafrica (racconta delle discriminazioni razziali attraverso le storie dei minatori e degli operai); In Alto a casa (manifesta la grande passione della fotografa per le riprese dall’alto); La mia misteriosa malattia (presenta le conseguenze debilitanti del Parkinson del quale Margaret Bourke-White era affetta).




La scelta del colore per il gruppo di scatti realizzati in Carolina del Sud e presentati con il titolo Voci del Sud bianco esplicita l’uso allegorico della cromia per un’inchiesta sul segregazionismo. Per il tipo d’inquadratura, le immagini dal sapore patinato rimandano alle pubblicità anni ’50, all’idea della famiglia borghese e ad ambienti sociali in cui la separazione dei ruoli era netta e chiara. Esteticamente d’impatto, queste fotografie testimoniano la capacità dell’autrice di comprendere nel profondo le ragioni delle proprie ricerche, di interpretarle, conferendo a ciascuna analisi un taglio differente a seconda dell’argomento indagato. A prima vista queste immagini contemporanee e accattivanti sembrano raccontare storie di benessere familiare ambientate nella provincia americana, ma l’occhio attento è colpito dallo stridente messaggio contenuto nel perimetro della cornice. Qui sono rappresentati gli anni delle lotte per i diritti civili, per l’affermazione della parità sociale e d’opportunità. Margaret Bourke-White racconta tutto questo riprendendo semplici azioni quotidiane nelle quali con determinazione si fa strada la sua denuncia orientata a scardinare le convenzioni ormai sulla via del declino. La mostra si chiude con una panoramica dei servizi fotografici (in parte già presenti nell’allestimento grazie ad alcuni scatti) incorniciati in riquadri riassuntivi, collocati nel cortile del Museo, che presentano le pagine dei giornali con la loro originaria impostazione grafica. Visitando la mostra Prima, donna. Margaret Bourke-White ci si accorge che l’interesse non è solamente rivolto all’immagine e al suo contenuto, ma soprattutto alla figura dell’autrice che ha potuto portare avanti il suo lavoro grazie ad un’analisi profonda su se stessa e sull’identità femminile.
Uscendo dal Museo le sue parole risuonano nella mente come un regalo inaspettato: “Ma non credo esistano vite migliori di altre, esistono solo vite diverse. Sono sempre stata contenta della scelta che ho fatto. Una donna che vive una vita vagabonda deve essere capace di affrontare la solitudine, deve avere una stabilità emotiva, una cosa molto più importante della stabilità economica. Se sai di poter contare su di te, la vita può essere molto ricca, anche se questo richiede una grande disciplina”.
MARGARET BOURKE-WHITE: Prima, donna. Margaret Bourke-White
a cura di Alessandra Mauro
dal 21 settembre 2021 al 27 febbraio 2022
orario: dal martedì alla domenica 10.00-20.00
Museo di Roma in Trastevere
Piazza S. Egidio, 1/b – 00153 – Roma
ingresso a pagamento
tel: 060608
email: museodiroma.tratevere@comune.roma.it
sito: http://www.museodiromaintrastevere.it/it/mostra-evento/prima-donna-margaret-bourke-white