Entrando nella galleria si ha l’impressione che ad esporre siano due autori diversi per quanto difformi appaiono le opere esposte: una serie di dipinti di piccolo formato in cui prevalgono forme geometriche dai colori tenui tratti da una tavolozza limitata, quasi timidamente emergenti dalle pareti e una serie di immagini realizzate a inchiostro, di formato leggermente più grande, mono o bicromatiche, più decise ed auto-affermative. Questo primo sguardo genera, istintivo, il dubbio che non si tratti di una mostra personale. La visione delle singole opere e l’analisi delle due distinte tecniche operative, inducono a ragionare come se ad esporre siano effettivamente due artisti diversi: Luke, un giovane discreto, amante dei toni delicati e poco appariscenti, e Mr. Morrison, di tutt’altra indole: deciso, razionale, propositivo e disposto ad alzare i toni.
A Luke andrebbe riconosciuta la paternità dei piccoli dipinti immersi in un’atmosfera di quotidiana normalità, raffiguranti singole figure intere (Officer from behind) o incomplete (Driver legs o Photo booth), scene private (Bedroom portrait) o luoghi pubblici affollati (Commuters), paesaggi urbani (Hills o Rain swarm).

Sono scene descritte da forme geometriche semplici con inquadrature e prospettive atte a creare un’atmosfera tranquilla, familiare. Le figure, spesso solitarie, minuscole e perse nel contesto, altre volte più numerose e voluminose, sono descritte con tratti essenziali che ben esprimono il gesto e la postura pur lasciandole appena abbozzate fino a farle apparire anonime.
È semplice il gesto pittorico, essenziale e piatta la pennellata, modesta la tavolozza che risolve ogni dipinto con poche tinte delicate e ben accordate. Mai un’ombra che definisca il volume, mai una sfumatura, mai un acuto di colore.
Domina in ogni quadro un senso di calma piatta e affascinante monotonia, un contesto tranquillo nel quale si svolgono azioni e incontri tra persone comuni e “alla mano”, che si danno del “tu” e si chiamano per nome.
Non così pacatamente soft l’atmosfera delle altre opere realizzate a inchiostro che potremmo attribuire a Mr. Morrison. Contrariamente all’atteggiamento essenziale e restrittivo di Luke, egli adotta una tecnica minuziosa e rigorosa, opera con grande attenzione, cita i particolari e produce risultati inversi.
Le scene si svolgono ancora nell’intimità casalinga o nel contesto cittadino, le figure umane sono ancora indistinte nei tratti somatici ma più curate nell’abbigliamento, nelle pose. Il paesaggio è più definito, descritto con maggiori elementi. Tutto è “scritto” con un alfabeto di segni, punti e tratteggi sottilissimi, variamente organizzati e ripetuti, addossati, intrecciati, fino a tessere trame utili a illustrare gli oggetti, un alfabeto segnico impresso con densità variabile, calcolata per modulare il chiaroscuro dando forma, volume, profondità alla rappresentazione.
I colori degli inchiostri (nero, blu, rosso) forniscono immagini composte da molteplici variazioni e contrasti monocromatici oppure da combinazioni di tinte sovrapposte e da acuti cromatici che affermano ed esaltano il gradiente emotivo della narrazione.
La duplice fisionomia artistica di Luke Morrison offre una esperienza visiva interessante e suggestiva, in bilico tra sensazioni contrastanti. E vien da chiedersi se la doppia scelta tecnico-stilistica qui manifestata proseguirà parallelamente senza interferenze né contaminazioni, se una delle due prevarrà sull’altra, se lo sdoppiamento tra Luke e Mr. Morrison cesserà in un punto d’incontro, un punto di fuga verso nuove prospettive.







