Francesca Pasquali, Labirinto, Scampoli di tessuto colorati, Aula Santa Maria Maddalena, Ph Andrea Sartori

La città ideale. Mirandola

La Città Ideale. Mirandola: galleria a cielo aperto, a cura di Beatrice Audrito e Davide Sarchioni, è un progetto d’arte che si inserisce nella realtà urbana della città di Mirandola, seguendone la storia, ascoltandone la forma e il paesaggio fertile, la densità e l’aspetto dei palazzi, delle chiese, dei vicoli, delle strade.

«In mezzo all’una ed all’altr’Alpe, e uguali
Distanze separato, fra ridenti campi, 
Fremente e altiero coll’ondosa piena, 
Il Po’, ferace d’alti pioppi, scorre. 
Lontan da questo quanto dieci mila
Sono dei passi, Mirandola torreggia, 
A cui di Euripide il portentoso parto
Il nome impose allor che lieta in grembo
All’avo augusto, quei che in umil tetto
Cresciuti aveva e Pico e i suoi germani, 
Perdon chiedendo, deponea la pia.
Siede essa al mezzo del cammin che adduce
A Mantova da Modena, ed è ricca 
Di paschi e greggi e di felici messi»

Descrizione Latina dell’Isola della Mirandola
Del Conte Giovanni Francesco Pico della Mirandola

Soprannominata città fenice, Mirandola si risolleva di nuovo dopo il sisma del 2012, a partire dalla piazza, dal cuore storico, dagli echi del tempo, dall’identità e dalla memoria, attraverso l’intervento temporaneo di sei artisti, operanti nel panorama nazionale e internazionale, coinvolti nello spazio urbano, delineato e rivissuto in nuove visioni ed eclettici linguaggi.

Nella ferita ancora aperta del terremoto, tra gli interventi progressivi di restauro, le opere site specific si aprono all’incontro con la città e il suo tessuto culturale, portando l’arte al centro della vita cittadina, nutrendosi della sua storia rinascimentale, in particolare della figura di Giovanni Pico della Mirandola, e ancora, dei suoi scorci, delle sue architetture storiche, affrontando le difficoltà di un territorio provato e le distanze obbligate generate dall’emergenza pandemica. 

Come affermato dai curatori Beatrice Audrito e Davide Sarchioni, il progetto ha ripensato modalità operative, nuovi sostegni e modelli economici per un turismo culturale ampio che abbracci nuovi fruitori, rimodulato lo spazio sociale, creando nuovi luoghi della percezione in un contesto aperto al paesaggio cittadino e alla comunità, assorbendo gli urti e i dolorosi segni del trauma passato. 

Gli artisti Debora Hirsch, Thomas Lange, Vincenzo Marsiglia, Valentina Palazzari, Francesca Pasquali, Cristiano Petrucci confrontandosi con la città e i suoi simboli identitari custodiscono il cuore storico del nucleo cittadino e danno vita a un soffio di rinnovamento, donando nuove letture ai paesaggi sociali fragili e precari, una poetica dello spazio che agisce nell’immaginario collettivo, instaurando le basi per una nuova città ideale in cui riconoscersi. 

L’opera di Debora Hirsch, Pico che guarda Mirandola, si colloca nella piazza della Costituente e reinterpreta l’edicola che vi insiste rielaborandone le vetrate con stampe su forex di palchi e sedute prospicienti al piano scenico del Teatro Nuovo della città, in cui emergono i ritratti storici dei componenti della prestigiosa famiglia. 

Richiamandosi all’etimologia e alla matrice formale originaria del tempio, l’edicola diviene dimora dei numi tutelari di Mirandola testimoni della scena contemporanea a cui offrono il loro sguardo verso i protagonisti dell’oggi che vivono e plasmano il volto della terra natia.

L’opera Labirinto di Francesca Pasquali, nell’incontro e nel confronto con lo spazio urbano, interviene con una installazione realizzata nel 2019, durante un workshop a Ruvo di Puglia, in cui l’esperienza partecipata di una comunità di lavoro di un’azienda di tessuti ha attuato una trasformazione e un rivolgimento del materiale tessile di scarto in una nuova forma interiorizzata, maneggiata e annodata progressivamente intorno ad una percezione collettiva che intreccia memoria e nuova discorsività. L’opera, inizialmente installata in posizione centrale nella piazza della Costituente, a seguito di atti vandalici è stata ricollocata nella sala Santa Maria Maddalena dell’ex chiesa omonima, rispondendo allo scontro con la propria capacità di resistenza e reazione al trauma. 

La città, ferita nei propri connotati fisici e identitari, appare un cantiere che tenacemente lavora per la ricostruzione. 

In questi spazi, fortemente danneggiati, l’opera 100 cavi di Valentina Palazzari lega gli edifici storici alle azioni tecnico-architettoniche di restauro, alla realtà cantieristica contingente, attraverso cavi e fili elettrici discendenti dalle bifore dell’ex convento accanto alla Chiesa di San Francesco. 

L’opera dal forte impatto emotivo ha trovato immediata corrispondenza e attiva partecipazione da parte degli ingegneri e degli operai al lavoro nella ricostruzione della chiesa, divenendo simbolo dell’energia di rinascita culturale.

Alodnarim di Thomas Lange, collocata sul Castello dei Pico, lungo le impalcature del cantiere di restauro, sovrappone un’energica vitalità pittorica al ritratto rinascimentale di Pico della Mirandola: la fenice degli ingegni si staglia sul suo palazzo dialogando, tra passato e futuro, con il tempo e agendo da sostegno per i cedimenti interni ed esterni causati dall’evento sismico e instaurando una nuova visione proiettiva sul futuro che include e muove dal passato. 

Posizionata a protezione e celebrazione del busto di Pico della Mirandola su piazza della Costituente, l’opera Star (on) Star di Vincenzo Marsiglia accende intelletto e la comunità nel segno geometrico distintivo della pianta stellare, partendo da uno studio puntuale sul tessuto culturale e sulla struttura formale della città attraverso i secoli, dalla pianta quadrangolare a quella poligonale. Raggi conformi ai celesti orientano uno spazio attraversabile, fisico e spirituale, in riferimento alla speculazione neoplatonica, pitagorica e a tradizioni sapienziali legate alla magia naturalis interpretate come molteplici vie convergenti di pensiero, essere, immaginazione e magia.

Nell’edicola di piazza Mazzini Cristiano Petrucci colloca la sua opera scultorea Maternity, dove l’addizione di palline da ping pong, come insieme di particelle chimiche elementari o organismi cellulari in divenire, va a costituire una forma cilindrica contenuta e racchiusa da una teca trasparente, dove i singoli elementi scultorei si colorano seguendo il ritmo cardiaco e il tempo del respiro. 

La forma madre di tutte le cellule non smette di generare il futuro, protetta dall’universalità della condizione umana. 

L’iniziativa, corredata da incontri con la comunità cittadina, visite guidate, anche con le scuole, si pone come progetto culturale di città ideale a partire dalla sua forma intrinseca, dalla sua storia e si interroga sulle nuove modalità di fruizione, sulla possibilità di azione e ricostruzione del paesaggio cittadino. 

LA CITTA’ IDEALE Mirandola: galleria a cielo aperto
Un progetto promosso e patrocinato da Comune di Mirandola Regione Emilia-Romagna
a cura di Beatrice Audrito e Davide Sarchioni
dal 26 Settembre 2020 al 7 gennaio 2021