Tedesco di nascita, nell’arte di Vostell è possibile rintracciare influenze sia del suo paese natale che di altre culture europee, come quella spagnola e quella italiana. La sua pratica risulta essere quindi una fusione culturale onesta e incontaminata e la sua figura è divenuta centrale per quanto riguarda il discorso artistico europeo della seconda metà del ventesimo secolo.
Tra i fondatori di Fluxus, Vostell è stato un artista eclettico, pioniere nell’utilizzo di diversi media nella propria opera. Tra i primi artisti ad adottare il video e l’installazione come strumenti linguistici essenziali della propria pratica, è stato il primo in assoluto a realizzare un’opera utilizzando una televisione (1958). La mostra “Wolf Vostell | Destructionis Life” è composta da un’attenta selezione di video, dipinti, sculture e installazioni del periodo compreso tra il 1967 e il 1998: il visitatore è proiettato in un percorso che si sviluppa lungo i tre piani dello spazio del Mayfair Townhouse e che mette in luce le diverse sfaccettature dell’opera di Vostell, in cui l’umanità è sempre posta al centro dell’attenzione. Prendendo spunto dall’attitudine di Fluxus nel considerare la vita come un’opera d’arte, l’artista tedesco pensava che “Ogni uomo è un’opera d’arte” e che “Esplorando la propria vita interiore, ognuno può diventare un’opera d’arte”.
Dalle prime installazioni come “Radar Alarm F” del 1969, in cui una bici da corsa porta con sé un sacchetto pieno di allarmi e una televisione posizionata sul portapacchi posteriore, fino alla sua ultima opera dal titolo “Ritz”, del 1998, lavoro che vede la presenza di una mini televisione incorporata in un manichino che indossa un intimo femminile, il mezzo televisivo rappresenta un medium importante nella pratica dell’artista tedesco. In certe occasioni, la tv rappresenta un apparecchio che proietta video arte, che documenta performance o semplici segnali d’interferenza. In altre, invece, è un elemento scultoreo spogliato della propria funzione originale. Quando è accesa, le immagini trasmesse sono effimere, impressioni momentanee fissate nell’assurdità del tempo, che sottolineano un inaspettato contrasto con l’immobilità di ciò che avviene intorno.
Le immagini che popolano le opere di Vostell sono crude e spesso rappresentano situazioni di trauma, morte, guerra. Da figure con la maschera antigas (“Il morto che ha sete”) ad aerei da combattimento che svaniscono dalla vista, immersi in un suono penetrante (“Starfighters”, 1967), fino ad un gommone dell’esercito americano carico di calchi di parti del corpo (Kafka’s Boat, 1990) e carrarmati che avanzano (Le Choc, 1990). Scene di guerra sono presenti anche in “House of Deaf”, 1977, un grande ambiente realizzato dall’artista in occasione di “Documenta 6”: un modello dell’opera è tra le opere selezionate per l’esposizione londinese. L’opera consiste in una piscina indoor con le piastrelle nere, circondata da quattordici pannelli di grandi dimensioni, ognuno dei quali raffigura una scena diversa della guerra del Vietnam. Ogni pannello ha inoltre un monitor incorporato che riproduce un canale televisivo. Questa grande opera è uno dei tanti omaggi che Vostell ha dedicato al maestro spagnolo Francisco Goya.
“Sono veramente contento di presentare una mostra personale dedicata a Wolf Vostell, uno dei pionieri dell’arte della seconda metà del ventesimo secolo. Il suo lavoro era all’avanguardia e proiettato al futuro, la sua arte ha aperto le strade a quello che sarebbe venuto dopo. Vostell ha portato una voce contemporanea sulla scena artistica, che oggi riusciamo a comprendere da un punto di vista critico anche grazie al suo operato. Un operato che oggi è attuale più che mai: l’arte che diventa uno strumento di pace” ha dichiarato Nicolo Cardi.
WOLF VOSTELL. DESTRUCTION IS LIFE
a cura di Davide Di Maggio
in cooperazione con il Wolf Vostell Estate
Fino al 23 luglio 2022
Cardi Gallery | London
22 Grafton Street | W1S 4EX London
T. +44 2034099633 | E. mail@cardigallery.com