Invitata a confrontarsi con il contesto della città di Milano, l’artista ha realizzato una serie di scatti nelle quattro linee della metropolitana cittadina intitolati End to End (Milan Subway): una riflessione sul tempo e sullo spazio, sulle figure che li attraversano, e sulla loro interazione con le sorgenti luminose. Durante il viaggio di andata e ritorno infatti la pellicola, esposta alla luce, testimonia in base alla luminosità dell’immagine e alla sua resa estetica la durata del percorso.
Unitamente a queste opere, Hamaguchi propone in mostra una selezione di lavori realizzati nel corso del 2018 e durante il lockdown – sculture della tradizione italiana fotografate all’interno del Metropolitan Museum di New York – e una serie di scatole di cartone, quelle tipiche delle Poste Italiane, trasformate da lei stessa in fotocamere stenopeiche. Macchine fotografiche rudimentali che sfruttano il principio della camera oscura e che al posto di un obiettivo con lenti hanno un piccolo foro da cui passa la luce dello spazio inquadrato.
Una scatola vuota e del materiale fotosensibile producono un nuovo sguardo sul reale, sui luoghi e i suoi abitanti, che si articola intorno al concetto di seduzione dell’impermanenza. L’emozione soggettiva converge in immagini che non restituiscono un mondo statico, bensì un universo imperfetto e irrisolto, in movimento e in tramutazione costanti, frutto di un moto perpetuo di attrazione e ritrazione dall’oggetto. L’indefinitezza che si legge in questi lavori è del resto una caratteristica precipua del mondo dell’arte giapponese. Essa richiede in qualche modo di astenersi da verità assolute e prevalenti, privilegiando una concezione dell’opera flessibile e aperta all’interpretazione.
Con la stessa modalità operativa è stata realizzata anche la serie Museum Rules (2018), attraverso un foro che l’artista ha applicato su un piccolo zaino acquistato per il progetto e diventato macchina fotografica esso stesso.
Chiudono l’esposizione, l’installazione di scatole di cartone dei servizi postali Postal Summary (2018), che l’artista ha utilizzato come mezzo per scattare e l’opera a carattere relazionale Wavecaster (2020), che registrando i movimenti delle mani dei visitatori eroga carta fotografica dal colore cangiante.
In questo spazio pulivoco ciò che cattura l’attenzione – la mia di attenzione – è la vaghezza di tempo e di luce, la vaghezza dell’intera storia. Quello il punctum, per dirla con Barthes. Il particolare, ciò che mi punge, ciò che io aggiungo alla foto ma che è già nella foto e rispetto al quale non serve dire niente altro, se non abbandonare le proprie certezze per sentire l’aspetto mutevole della realtà fenomenica. Basta chiudere gli occhi, far parlare l’immagine nel silenzio e lasciare che il particolare risalga da solo alla coscienza affettiva.
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Light Time Story | Kyoko Yamaguchi
F2T Gallery, Milano Via Statuto 13
Fino al 23 ottobre 2021
Orari: martedì – sabato 11:00 – 19:00