Kissinkemmer

Kissinkemmer e la seconda edizione di TO.BE promossa da Associazione Ghëddo

Kissinkemmer è il titolo della seconda edizione di TO.BE, bando indetto da Associazione Ghëddo per un dialogo tra artisti e spazi espositivi.

Prosegue anche quest’anno l’iniziativa di Associazione Ghëddo volta alla promozione di un dialogo tra giovani leve dell’Accademia Albertina di Torino e realtà artistiche della città, indicendo la seconda edizione del bando TO.BE.

Dato il positivo riscontro della scorsa edizione, nei mesi estivi l’associazione, presieduta da Stefania Balocco, Olga Cantini, Rachele Fassari, Davide Nicastro, Barbara Ruperti e Marta Saccani, ha avviato la selezione dei candidati per Kissinkemmer, un progetto inaugurato a settembre e destinato a concludersi nella primavera del 2024. Il format rimane inalterato: una mostra inaugurale collettiva per avvicinare il pubblico al tema scelto, che funge da introduzione alle singole personali degli artisti che avranno luogo tra gennaio e aprile dell’anno ormai alle porte.

La collettiva Kissinkemmer, visitabile dal 21 settembre all’1 ottobre presso una sezione “vergine” dell’attuale sede di Flashback Habitat, ha presentato le opere di Silvia Basano, Marta Caproni, Matilda Elia, Giuseppe Gallace, Rachele Montoro, Annamaria Nicolussi Principe, Asja Pedrolli, Giorgia Pai, Michele Proietti Lupi, Gabriele Provenzano, Cime, Volga Sisa e Claudia Vetrano. Media diversi si sono incontrati e si sono confrontati in nome di ciò che il titolo della mostra e del bando in sé racchiude, fatto proprio e reinterpretato dagli artisti per un connubio tra naturale e artificiale, astratto e realistico. Dalla performance alla fotografia, dalla scultura alla pittura, da installazioni a interventi non incasellabili in una pratica specifica, ogni lavoro riflette sui due punti focali dell’unione e del potenziale trasformativo dei corpi. Come riportato nel bando, il termine Kiss-in indica “un bacio collettivo come forma di manifestazione pubblica, capace di restituire l’immagine di numerose effusioni scambiate simultaneamente, come gesto di solidarietà e partecipazione”; il termine Kemmer, dall’altro lato, deriva dal libro La mano sinistra del buio di Ursula K. Le Guin e fa riferimento alla “fase di accoppiamento degli abitanti androgeni del pianeta Gethen”, intesa in questa sede come il modo in cui l’uomo è disposto a trasformarsi di fronte a situazioni e esigenze esterne e a cercare ciò che potrebbe colmare le proprie mancanze nell’altro.

Ci troviamo quindi di fronte a un invito alla solidarietà, all’altruismo e ad uscire dalla propria individualità, in nome di una collettività capace di andare oltre se unita. Nonché metafora del progetto stesso e preludio ai legami che si instaureranno tra artisti e spazi espositivi nei mesi successivi.

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