Chi siamo davvero quando ci specchiamo negli occhi di un altro? Forse non siamo che una somma di riflessi, frammenti di identità che si costruiscono e si dissolvono nel continuo confronto con l’alterità. In questo gioco di rimandi e sovrapposizioni, ogni volto osservato diventa un possibile autoritratto, ogni sguardo un varco verso una dimensione più profonda e sfuggente del sé.
In questo ciclo di opere su tela esposte alla Galleria Poggiali di Milano, Barbara de Vivi esplora con lucidità e profondità il concetto del doppio, un tema che attraversa la storia della letteratura, della filosofia e delle arti visive, e che qui si manifesta come un autoritratto riflesso nell’altro.
Il titolo stesso, Controfigura, suggerisce una presenza speculare, un alter ego che non è solo una copia ma un’interpretazione, un’ombra che possiede una propria autonomia. Le opere di De Vivi sembrano interrogare lo spettatore con la stessa ambiguità inquietante che permea la letteratura di Dostoevskij ne Il doppio, dove il protagonista si confronta con una versione di sé stesso che mina la sua identità. Allo stesso modo, i volti e le figure rappresentate dall’artista non sono semplici ritratti, ma superfici attraverso cui emerge un’alterità sottile e sfuggente.
Un aspetto particolarmente significativo del lavoro di De Vivi è il processo stesso di costruzione delle immagini. L’artista utilizza come modella sua sorella, instaurando un dialogo visivo e personale che si riflette nelle opere. Questo rapporto ravvicinato e intimo innesca una riflessione profonda sulla fragilità dei confini tra autore e soggetto, tra chi osserva e chi è osservato. Le immagini diventano così luoghi di scambio e sovrapposizione, dove l’identità dell’artista si mescola e si confonde con quella della modella, dissolvendo la nettezza delle distinzioni tradizionali.
L’arte di De Vivi si nutre di questa tensione: Chi siamo quando ci guardiamo attraverso l’altro? Le sue tele rispondono con un silenzio denso di significati, richiamando le riflessioni di Rimbaud, che scriveva: “Je est un autre“. In ogni pennellata si avverte il dialogo tra il sé e il non-sé, tra la presenza e l’assenza, tra il visibile e l’invisibile.
Esporre in uno spazio raccolto come la Galleria Poggiali diventa parte integrante dell’esperienza: la dimensione ridotta favorisce un incontro ravvicinato con le opere, quasi un confronto intimo e diretto con le domande che l’artista pone. Non è un semplice percorso espositivo, ma un attraversamento di soglie, dove ogni tela è uno specchio che riflette e distorce, rivelando verità nascoste.
In Controfigura, Barbara De Vivi non offre risposte, ma invita a perdersi nel labirinto del doppio, dove l’identità è un gioco di riflessi e l’altro diventa il nostro più fedele (e inquietante) specchio.

Galleria Poggiali Milano, 2025. Courtesy l’artista e Galleria Poggiali Milano. Foto Michele Alberto Sereni

Galleria Poggiali Milano, 2025. Courtesy l’artista e Galleria Poggiali Milano. Foto Michele Alberto Sereni

Galleria Poggiali Milano, 2025. Courtesy l’artista e Galleria Poggiali Milano. Foto Michele Alberto Sereni

Galleria Poggiali Milano, 2025. Courtesy l’artista e Galleria Poggiali Milano. Foto Michele Alberto Sereni