Gracelee Lawrence, The Cool Waters of Dissolution, 2022- Courtesy Postmasters

Gracelee Lawrence | “Heat Sync”

Fino al 23 luglio la sede oltreoceano di Postmasters propone al pubblico un interessante personale di opere ove i new media sono i protagonisti.

Il 10 giugno la Galleria Postmasters New York ha inaugurato la mostra “Heat Sync”. L’esposizione ripercorre la pratica artistica di Gracelee Lawrence, attraverso una selezione di sculture 3D e altre opere su larga scala dell’artista statunitense. “Heat Sync” è la prima personale della Lawrence con la Postmasters.

Cos’è l’essere? Come si costruisce? In che modo possiamo modificarlo, aumentarlo, replicarlo, estenderlo o addirittura abbandonarlo? E che succede se lo facciamo? Queste sono le domande poste da Cassie Packard, nota scrittrice che ha commentato il lavoro di Lynn Hershman Leeson, artista americana che combina arte, tecnologia e vari altri media. Queste domande risultano indispensabili per dare vita ad un discorso sui nuovi artisti visuali, soprattutto quelli che utilizzano i nuovi media tecnologici nella propria pratica artistica. Anzi, potrebbero rappresentare la chiave di un Manifesto di un nuovo modo di intendere l’arte e gli artisti. La Lawrence, come Hershman e molti altri, realizza uno spazio trasfigurato tra la realtà fisica, emozionale e quella tecnologica, oggi preponderante nelle vite di tutti noi.

Il lavoro della Lawrence, attraverso una peculiare combinazione di scultura tradizionale e nuove tecnologie, è emblematico del periodo storico attuale. Le sue opere riflettono il passato e, allo stesso tempo, offrono una prospettiva rinnovata sul mondo che verrà, con un “tecno-ottimismo” che permea le composizioni scultoree dell’artista americana. File 3D diventano tangibili, entità a grandezza naturale e misteriose manifestazioni di codici e dati. La Lawrence riflette sulla condizione umana mischiando corpi, piante e frutta con il digitale e con elementi alterati digitalmente. Il risultato è una presenza materiale inquietante e distorta, eppure convincente. Il suo senso unico dell’oggetto le permette di dare vita a creazioni uniche e originali, in cui diverse realtà finiscono per convergere.

In un momento storico nel quale la barriera tra virtuale e reale continua a dissolversi, la Lawrence esamina l’evoluzione dell’essere attraverso sculture che mettono insieme digitale e fisico. L’Io viene studiato tramite l’analisi delle relazioni esistenti tra cibo, corpo e tecnologia. Il tutto in una scala di dimensioni esasperate. La galleria è oggi costellata di opere che mostrano la visione della Lawrence del proprio corpo, scannerizzato, modificato e stampato. L’io digitale emerge dalle pareti, la frutta del futuro gira implacabilmente su tavole color pastello e, appena si entra nello spazio della galleria, ci si imbatte in un’enorme tenda di perline di vetro raffigurante l’immagine di una carota digitale che precipita attraverso le verdeggianti cascate spaziali sopra l’ingresso. Le sculture stesse sembrano avere una crisi esistenziale: spesso e volentieri diventano un tutt’uno con piedistalli e ripiani. Sorge una domanda: dov’è che inizia l’oggetto? E dove finisce?

Gracelee Lawrence, Nostalgia for the Near Future, 2022. Courtesy Postmasters

Il titolo ”Heat Sync” deriva da un componente meccanico delle stampanti 3D e vuol dire letteralmente “dissipatore di calore”. La personale della Lawrence mette in discussione concetti quali il genere, la biologia, la riproduzione meccanica e organica, oltre che il futuro della tecnologia, visto con ottimismo dall’artista. Questa serie di frutti e vegetali alterati digitalmente e innaturali evocano idee di fertilità e ibridazione, umore e sessualità. Il visitatore non sa mai se si trova di fronte ad un’opera commestibile, ad un sex toy o addirittura a qualcosa di realmente tangibile. Le sculture cibo-miraggio dell’artista americana diventano un veicolo per svelare ciò che si cela dietro gli egemonici sistemi economici e di potere, oltre che analizzare la realtà dietro i concetti di nutrizione e intimità, tecnologia e anima. Oltre ad assomigliare a frutta e vegetali, le opere stesse sono cibo: gli oggetti 3D in mostra sono tutti quanti fabbricati con filamenti di acido poli lattico (PLA), una bioplastica vegetale comunemente derivata dall’acido di mais fermentato. E’ in assoluto il materiale più usato nella realizzazione di prodotti mediante l’utilizzo di macchine di prototipazione rapida, meglio conosciute come stampanti 3D. Questo dialogo tra fisico e digitale, insieme all’umorismo che caratterizza le opere in mostra, è ciò che permette di apprezzare al meglio la poetica della Lawrence, mentre ci prepariamo ad un futuro cibernetico, biodegradabile e immaginabile a nostro piacimento.

Dal 10 giugno al 23 luglio 2022