Presso la sede parigina Gagosian propone, dal 16 gennaio, la collettiva Blanc sur Blanc con l’obiettivo di presentare solo opere caratterizzate dal colore bianco di importanti artisti contemporanei: da Lucio Fontana a Jean Hans Arp, da Andy Warhol a Agostino Buonalumi, da Giuseppe Penone a Rachel Whiteread.
Un secolo fa, i dipinti suprematisti di Kazimir Malevich annunciarono una nuova interpretazione rivoluzionaria del bianco, in cui l’astrazione totale suggerisce l’utopia e l’infinito. Da allora, gli artisti hanno implementato l’acromatismo del candore in una serie infinita di modi formali e simbolici, evocando stati di vuoto ed eliminazione, ed evocando il potenziale grezzo della pagina bianca. Lavorando in contesti diversi e con fini diversi in mente, gli artisti di Blanc sur Blanc trovano potere e sostanza inaspettati in ciò che inizialmente sembra essere un’assenza o una mancanza. Nel 1946, Lucio Fontana e i suoi studenti redigono il Manifesto Blanco, una visione per un metodo di produzione artistica fondamentalmente nuovo che richiedeva agli artisti di interagire con la fisicità del mondo reale dei loro materiali invece di trattare la tela come uno spazio illusorio e autonomo . Fu per questo impulso che Fontana produsse Concetto Spaziale, Attese (Spatial Concept, Waiting, 1966), una delle sue prime tele tagliate. Per Fontana, il mantello bianco tutto dipinto del dipinto formava uno schermo bianco e fungeva da veicolo per un dramma acuto, con qualsiasi connotazione di purezza o tranquillità interrotta dalle sue incisioni potenti. Jean (Hans) Arp ha trasformato il gesso da un materiale preparatorio riservato alla sperimentazione privata in un mezzo scultoreo a sé stante, e il suo ultimo lavoro L’Ami du petit doigt (Amico del mignolo, 1963) capitalizza la malleabilità della sostanza. Modellata su una scala che suggerisce e incoraggia la manipolazione umana, la scultura tutta bianca di Arp combina sporgenze fluide e curve con incisioni realizzate a coltello. Paßstücke (Adaptives) di Franz West, che ha iniziato a realizzare a metà degli anni ’70, traccia una connessione parallela tra intonaco e tocco umano; questa serie di oggetti bianchi dalla forma particolare, progettati per essere raccolti e giocati, incarna l’interesse dell’artista per le interazioni estemporanee tra scultura e spettatore. Durante l’ultimo decennio della sua vita, Andy Warhol ha rotto con il linguaggio visivo e concettuale della Pop art per produrre interpretazioni idiosincratiche della pittura astratta e gestuale. Abstract Painting (1982) è una di queste opere. Misura quaranta pollici quadrati – le stesse dimensioni che Warhol aveva usato in precedenza per i suoi famigerati Ritratti della società – la tela è velata in un lavaggio bianco che permette solo scorci allettanti di turbinii multicolori sotto.
LEAN (2005) esemplifica la pratica di Rachel Whiteread di concretizzare lo spazio negativo per commemorarlo. Qui ha gettato gli interni di varie scatole di cartone in gesso di Parigi come un tributo un po ‘malinconico al banale contenitore quotidiano. L’accumulo geometrico risultante di lastre bianche minimaliste è appoggiato casualmente contro il muro della galleria, fantasma ma palpabile. Sono inoltre in mostra tre recenti lavori dell’artista parigina Sheila Hicks, i cui lavori tessili incorporano tecniche basate sul filato di diverse culture. Mentre l’opera di Hicks è caratterizzata da un colore intenso, lavora anche con fibre non tinte naturali. Qui ha modellato sfere, tele tessute rettangolari e cascate cadenti di lino in tonalità neutre che trasudano una calma tattile ma meditativa. Blanc sur Blanc comprende opere di Jean (Hans) Arp, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Edmund de Waal, Lucio Fontana, Theaster Gates, Diego Giacometti, Wade Guyton, Simon Hantaï, Sheila Hicks, Thomas Houseago, Y.Z. Kami, Imi Knoebel, Bertrand Lavier, Sol LeWitt, Sally Mann, John Mason, Olivier Mosset, Giuseppe Penone, Seth Price, Paolo Scheggi, Setsuko, Rudolf Stingel, Cy Twombly, Andy Warhol, Franz West e Rachel Whiteread, tra gli altri.