Gagosian Paris presenta i primi lavori di Christo

Tra le opere in mostra figurano anche i primi “Oggetti impacchettati”, realizzati a Parigi tra il 1958 e il 1963.

Il mio interesse per l’arte di Christo risale alla metà degli anni ’70, quando ebbi la fortuna di fare una mostra sul suo lavoro a Los Angeles. Ebbi a che fare con quell’incredibile progetto che è Running Fence, che realizzò con la moglie. Sono entusiasta di collaborare con la Christo Estate, quasi cinquant’anni dopo quella mostra. Le opere che verranno presentate sono assolute pietre miliari della carriera di Christo e della storia dell’arte in generale”. (Larry Gagosian)

A Parigi ha inaugurato la prima esposizione dedicata alle opere giovanili di Christo. Le sculture dell’artista di origine bulgara realizzate tra il 1958 e il 1963 sono state di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’arte contemporanea. Molte di queste verranno esposte per la prima volta in assoluto, in una mostra che passa in rassegna i primissimi oggetti impacchettati da Christo, oltre alle “Barrel Structures” e altre opere chiave della serie “Surfaces d’Empaquetage and Cratères”. La mostra è dislocata su due piani della galleria parigina, particolarmente vicina al primo studio di Christo nella capitale francese.

Christo si trasferisce a Parigi, stabilendosi in uno studio nel diciassettesimo arrondissement. E’ proprio qui che realizza i primi “Oggetti Impacchettati“ e le prime “Barrel Structures“, elementi che diventeranno ricorrenti nella sua pratica scultorea. L’artista trova ispirazione nelle opere delle avanguardie europee e americane, soprattutto di artisti quali Joseph Beuys, John Cage, Nam June Paik, Pierre Restany e Karlheinz Stockhausen. Incontra Jeanne-Claude Denat de Guillebon, che diventa sua moglie e partner creativa. I due formano un duo artistico che cambia per sempre il modo di intendere la cosiddetta arte pubblica (anche se spesso vengono indicati come i maggiori rappresentanti della land art), grazie a progetti che sono entrati a far parte della storia dell’arte del ‘900 e dei primi anni 2000.

Ho iniziato a lavorare ai Cratères, alle Wrapped Cans e alle Surfaces d’Empaquetage nel 1958. All’inizio, l’impacchettamento non mi sembrava necessario. Non mi interessava l’oggetto in sé, quanto la struttura dello stesso. Utilizzavo il tessuto per impacchettare le lattine, per poi applicare la pittura e la lacca per irrigidire la stoffa. In questo modo diventavano una specie di natura morta”. (Christo, 2020)

Le opere tattili della serie “Surfaces d’Empaquetage“ (1958–61) sono realizzate con stoffa accartocciata o tritata o tramite l’utilizzo di carta rivestita con sottili strati di lacca e sabbia. Nel 1959, dopo aver visitato una mostra che includeva alcuni lavori di Dubuffet, Christo inizia la serie dei “Cratères“. I tanti sottili strati rappresi di vernice marrone scuro che caratterizzano questi pannelli murali rivelano il suo crescente interesse per la tridimensionalità. In alcuni di essi attacca lattine di vernice vuote alla base, prima di applicare un composto di sabbia, smalto e colla, fino a realizzare un insieme di solchi, cunette e depressioni che penetrano lo spazio pittorico.

La maggior parte dei primi “Wrapped Objects“ di Christo sono realizzati con materiali convenzionali, quali lattine di vernice e bottiglie di pigmento, avvolte in tela imbevuta di resina. Avvolgendo oggetti della quotidianità con tessuti e strati di materiali diversi, per poi legarli con una corda, Christo riesce ad alterare i contorni e le superfici degli stessi. L’artista gioca con le identità di questi oggetti, talvolta rivelandola e altre volte mascherandola. Il progetto artistico prosegue per oltre sessant’anni: il culmine è stato raggiunto l’anno scorso, con il già iconico “L’Arc de Triomphe, Wrapped”, nato da un’idea del 1961.

Christo inizia ad interessarsi ai fusti di petrolio in acciaio per via della loro dimensione, oltre che per il basso costo associato al loro acquisto e alla loro indistruttibilità. Inizia a coprire anch’essi con tessuti, vernice, pittura e sabbia. Se i lavori di dimensioni ridotta rimandavano all’estetica della natura morta, questi grandi progetti sono invece simbolo di una volontà di realizzare opere monumentali. Sessant’anni fa, il 27 giugno del 1962, Christo e Jeanne-Claude installarono il “Wall of Oil Barrels—The Iron Curtain”, chiudendo la storica rue Visconti con 89 fusti. La barricata, alta oltre quattro metri, bloccò la più stretta via di Parigi per otto ore, ostruendo il traffico in direzione della Left Bank. Il lavoro dei coniugi con i fusti culmina con “The Mastaba”, realizzato nel 1977 per la città di Abu Dhabi.

Christo e Jeanne-Claude sono nati lo stesso giorno, il 13 giugno 1935. Lui è originario di Gabrovo, in Bulgaria, lei di Casablanca. Entrambi sono scomparsi a New York, dove si erano trasferiti nel 1964. La coppia di artisti ha realizzato alcuni dei progetti monumentali più iconici del mondo, tra cui ricordiamo: Wrapped Coast, One Million Square Feet (Little Bay, Sydney, 1968–69); Running Fence (Sonoma and Marin Counties, California, 1972–76); Surrounded Islands (Greater Miami, Florida, 1980–83); The Pont Neuf Wrapped (Parigi, 1975–85); The Umbrellas (Giappone – Stati Uniti, 1984–91); Wrapped Reichstag (Berlino, 1971–95); The Gates (New York, 1979–2005); The Floating Piers (Lago d’Iseo, Italia, 2014–16); The London Mastaba (Londra, 2016–18) e L’Arc de Triomphe, Wrapped (Parigi, 1961–2021).

Prima di arrivare in Occidente, Christo ha studiato pittura, scultura, architettura e arti decorative presso la National Academy of Art di Sofia per quattro anni. Se i primi lavori, come le Wrapped Cans, le Wrapped Oil Barrels, i Packages, i Wrapped Objects e gli Store Fronts, oltre che tutti i disegni preparatori, i collage e i modelli in scala sono stati realizzati solo da Christo, i progetti pubblici e le installazioni (completati e non) sono invece frutto della collaborazione tra l’artista di origine bulgara e la moglie.

Fino all’8 ottobre 2022

Gagosian Paris resterà chiusa nel mese di agosto.

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