Future Fair NY 2023

Conclusa la terza edizione di Future Fair a New York. Focus sui dieci stand più singolari.

Future Fair antecede l’art week di New York e afferma la sua posizione attiva nella promozione delle gallerie emergenti del panorama nazionale e internazionale.
A dimensione di capsula, come si autodefinisce, la fiera è stata avviata online nel 2020, spostando la manifestazione al Chelsea Industrial dal settembre 2021.

Quest’anno il pubblico degli addetti ha notato l’esigua sperimentazione, idealmente associata alle new entries, quanto le notevoli differenze tra uno stand e l’altro e la risposta dei visitatori è stata più sostenuta. L’edizione 2023, svoltasi dal 10 al 13 Maggio, è stata focalizzata prevalentemente sulla pittura, offrendo una panoramica tra gusto di mercato e non.
Ecco le gallerie che hanno colto al meglio la challenge:
1.Ballon Rouge ha messo in scena una stanza dall’allestimento decisamente extra, in linea con i lavori della protagonista, Laura Limbourg, popolati da eroine femminili che sguazzano in composizioni dalla morbida geometricità. Thumbs up!
2.La galleria newyorkese IRL ha presentato un duo formato da Theo A. Rosenblum e
Chelsea Seltzer. In un’epoca che vede il paesaggio tornare come leitmotiv tematico con declinazioni vicine al perturbante e al sublime, Seltzer apporta alla natura un accento di estraneità. Le opere sono ispirate parzialmente a luoghi la cui bellezza è filtrata dalla coltre (visibile o meno) dell’inquinamento e delle sostanze tossiche. Decodifica dolceamara della realtà sostenuta anche da Rosenblum, nelle cui sculture si scorgono surreali bolle di sapone artificiose e innocue lapidi che diventano composizioni strutturali vicine al design. Gli artisti insieme danno vita a un’atmosfera di decadenza incantata.
3.Lorin Gallery apre la fiera con una line up di artisti dall’immaginario figurativo neo surreale: Catherine Haggarty, Larissa De Jesús Negrón, Joseph Munyao Baraka, Christian Quintin. Nello stand di questa galleria di base a Los Angeles le macroaree tematiche affrontate dai singoli artisti sono distinte, ma ogni indizio visivo ci trasporta a un immaginario stilistico con assonanze frequenti.
4.L’angolo espositivo della galleria Monya Rowe illustra il lavoro di Bryan Rogers, dalla
color-palette acida e suggestioni visive che riprendono la Secessione Viennese e l’Art Déco. Un elemento in particolare lega tutte le immagini in mostra ed è la dimensione del bagnante. L’identità queer è una parte fondamentale del rapporto dell’artista con il mondo e con le opere che crea.

5.Mama Projects approda con un solo booth di Laura Berger. L’artista inizialmente si avvicina alla pittura in modo disinteressato, come pratica terapeutica, e la sua ricerca anche ora ha delle connessioni evidenti con le motivazioni che l’hanno spinta a iniziare. Berger articola immagini di memorie lontane. Le opere pittoriche, create attraverso una molteplice sovrapposizione di semi-trasparenze, si reggono felicemente da sole senza necessitare di arzigogolati escamotage. Il suo lavoro è etereo, completo e spicca soprattutto per le ultime serie.
6.Red Arrow presenta Emily Weiner. Nelle opere più recenti, l’artista attinge al simbolismo del teatro yiddish, dal dramma greco antico, dalla Commedia dell’arte, dalla fisica e dalla psicologia, muovendosi tra il paradosso e la performance. I suoi lavori intrecciano ceramica e pittura a olio, sovrapponendo simboli e geometrie presi in prestito dai codici visivi della storia dell’arte.
7.Lo stand firmato Steve Turner è stato caratterizzato dall’attenzione mirata ai singoli artisti, nonostante la selezione numerosa la galleria ha dato risalto a ogni lavoro assegnando a ogni dipinto una parete propria, dove si trovano i maxi monocromi di Rose Barberat, segnati da una leopardiana malinconia e da uno stile vicino alla nuova pittura anni ‘80. E Luca Sára Rózsa, che illustra una serie di attorcigliati “mammiferi che hanno mangiato dall’Albero della Conoscenza e sono stati espulsi dal Paradiso”. In mostra anche Bianca Fields, nelle cui opere lo sfogo emotivo prende forma animale e Kate Klingbeil, che racconta il macro attraverso il microcosmo, o mondo del sottosuolo, proiettato in superfici materiche e tridimensionali. In Elsa Rouy la drammaticità si fonde con il grottesco, Shirley Villavicencio Pizango opera attraverso una libertà compositiva singolare e nelle sue nature morte si ritrova un sottile eco a Matisse. Infine Brittany Miller, dalla tecnica tanto minuziosa da sembrare incisione xilografica.
8.Karo Kuchar, di origine polacca e ceca, è la sola artista a esporre per Suppan, stand
curato come una mostra in miniatura. L’artista ha un approccio multidisciplinare, parte spesso da edifici prossimi alla demolizione per trasferirne la tappezzeria o l’intonaco delle vecchie pareti su delicati tessuti dalla matericità effimera, i quali poi utilizza come base per le sue opere dalla volgarità ‘pulita’.
9.Superzoom ha selezionato quattro artisti: Viltė Fuller, tra narrazioni drammatiche, manga horror, tradizione baltica; Charles Hascoet, che fonde immaginario personale e immagini prossime alle icone della cultura senza soluzione di continuità e con un velo di nostalgia. Le sculture archetipe di Verdiana Patacchini hanno l’autorità del classico e la connotazione ibrida di un segno che oscilla tra figurazione e astrazione, come è visibile in Figura Bugiarda ‘3 (Deceitful Figure ‘3). Ugo Schildge, infine, disseziona l’assurdo per restituire cartoline di un mondo fantastico.
10.La galleria 5-50, di base a Long Island City, nel Queens, conta opere di Hayley Youngs, Adam Sorensen, Anthony Padilla and Ben Cowan. Esposti i paesaggi abbaglianti e ultraterreni di Sorensen, flora e fauna dai colori sgargianti di Padilla, l’astrazione psichedelica incentrata su figure naturali di Youngs e infine la Brooklyn familiare e soprannaturale di Cowan.

Le gallerie italiane in fiera si sono distinte per la selezione dal respiro internazionale. Andrea Festa Fine Art (Roma) ha presenziato con una line up dalla complessità espressiva polivalente, con Michael Cline, Emmanuel Massillon, Adam Linn, Lauryn Welch e Yann Leto.
La stand di C+N Gallery CANEPANERI (Milano, Genova) è stato composto dalla
tridimensionalità della tecnica quilling di Ayobola Kekere-Ekun e dalla figurazione
malinconica di Chigozie Obi. Eve Leibe Gallery con doppia sede a Londra e Torino, ha ospitato lavori che richiamano l’atmosfera e la definizione estetica irreale del mondo dei videogiochi o dei fumetti: Mona Broschar, Sam King, Alya Hatta and Mariah Ferrari.

Ecco i 57 gli espositori tra gallerie local, nomi d’oltreoceano e special projects: 5-50 Gallery (Queens, NY); Andrea Festa Fine Art (Roma); ARDEN + WHITE GALLERY (New Canaan, CT); Asya Geisberg Gallery (New York, NY); Bahnhof (Brooklyn, NY); Ballon Rouge (Brussels, Belgium); C+N Gallery CANEPANERI (Milano e Genova); Cheryl Hazan | Silo6776 (New Hope, PA); Cierra Britton Gallery (New York, NY); Double V Gallery (Marsiglia e Parigi, Francia); Duran | Mashaal (Montréal, Canada); ELEPHANT (Lillehammer, Norvegia); Eve Leibe Gallery (Londra e Torino); Everyday Gallery (Antwerp, Belgio); FREIGHT+VOLUME (New York, NY); FROSCH&CO (New York, NY); Galerie Nicolas Robert (Toronto & Montréal, Canada); Gallery Afternoon (Seoul, Corea); Good Naked Gallery (New York, NY); High Noon (New York, NY); Huxley-Parlour (Londra, UK); IRL Gallery (New York, NY); Johansson Projects (Oakland, CA); KATES-FERRI PROJECTS (New York, NY); Kathryn Markel Fine Arts (New York, NY); La Loma Projects (Los Angeles, CA); Laney Contemporary (Savannah, GA); Lorin Gallery (Los Angeles, CA); Mama Projects (New York, NY); Marisa Newman Projects (New York, NY); Martin Art Projects (Cape Town, Sud Africa); Massey Klein (New York, NY); Medium Tings (Brooklyn, NY); Melhop Gallery º7077 (Lake Tahoe, NV); Monya Rowe Gallery (New York, NY); Morton Fine Art (Washington, D.C.); newcube (New York, NY); Over the Influence (Hong Kong, Cina; Los Angeles, CA; Bangkok, Thailandia; Parigi, Francia); Patrick Mikhail (Montréal, CA); Peninsula (New York, NY); Pierre-François Ouellette Art Contemporain (Montréal, Canada); Plataforma ArtBase (Montréal e Messico); Red Arrow Gallery (Nashville, TN); Romer Young Gallery (San Francisco, CA); ROCKET SCIENCE (Brooklyn, NY); Steve Turner Gallery (Los Angeles, CA); superzoom (Paris, Francia) Superposition (Nomadic); SUPPAN (Vienna, Austria); TAAG Gallery (Odenton, MD); Trotter&Sholer (New York, NY); TURLEY GALLERY (Hudson, NY); VIGIL GONZALES (Santo Domingo, DR, Buenos Aires, Argentina & Cusco, Peru).
Progetti speciali: ANNA ZORINA GALLERY (New York, NY); Black Women in Visual Art
partnership con Dashboard (Atlanta, GA); PARADICE PALASE (Brooklyn, NY).

immagine in evidenza: All Courtesy of the artist and Ballon Rouge. Photos by Keenon Perry.

Benedetta Monti

Benedetta Monti (1994, Forlì) è curatrice indipendente, tra le ultime collaborazioni si citano Andrea Festa Fine Art, Fondazione Baruchello, Villa Lena Foundation, Platea-Palazzo Galeano, IRL Gallery, Palazzo Bronzo, è co-fondatrice di Vacunalia.

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