Gerhard Merz
Mostra di Alessandro Twombly, Galleria Alessandra Bonomo, 2021

FLOW: il flusso iconografico di Alessandro Twombly

A quattro anni di distanza dall’ultima personale, datata 2017, Alessandro Twombly torna alla Galleria Alessandra Bonomo, con la mostra Flow.

Inaugurato lo scorso cinque giugno, l’evento presenta una pratica artistica in grado di intercettare simbologie e archetipi immutabili dell’espressione umana, declinandoli attraverso le vie della scultura e della pittura.

É questo, dunque, il flusso – sotteso in sede di titolazione – di visioni, gesti e forme ancestrali con cui si confrontano le ultime ricerche dell’artista, visibilmente foriere dello studio di culture antiche ed extraeuropee. In esposizione, tali suggestioni si intersecano in un’esperienza di fruizione unanime, caratterizzata dal dialogo fra superfici, volumi e spazio, indipendentemente dall’ambito tecnico. Difatti, la capacità dell’autore di elaborare e trasmettere un personale senso dell’atavico, ora configurando morfologie primigenie e ora adottando un segno pittorico sintetico, appare ugualmente efficace sia nei bronzi che negli acrilici. Così, nell’avvicendarsi di scultura e pittura, il flusso iconografico a cui allude il progetto si delinea similmente a un flusso di coscienza ininterrotto, tanto profondo da trascendere aspetti meramente narrativi, puntando, al contrario, a sollecitare la sensibilità remota di un dimenticato inconscio collettivo.

Secondo tali accenti, le sculture di Twombly si distinguono per una superficie vibrante, dove sono rilevabili le tracce del corpo a corpo dell’artista con il materiale, come a ripristinarne una celata energia originale. In questo approccio, teso a vivificare quanto di endogeno vi è nella materia, quest’ultima sembra essere interpretata parimenti a un coacervo di principi alchemici mai perfettamente disciplinabili. Ne consegue la genesi di volumetrie alle volte articolate e in altre monolitiche ma, tuttavia, costantemente contrassegnate da una sorta di patina, in grado di qualificare le realizzazioni in questione al pari di testimonianze di un’archeologia senza storia. Proprio come l’opera scultorea annulla la relatività dello spazio e del tempo, la sperimentazione pittorica dell’interprete, parallelamente, forza i canoni rigidi della rappresentazione, scegliendo di lavorare su quelli più permeabili dell’espressione. Ne deriva un alfabeto veloce, al limite dell’impulsività della scrittura automatica, dove colori e gesti si fondono, giungendo a costituire uno spartito visivo univoco, impostato sul dualismo fra sovrapposizione di rapidità d’azione e ricerca di significato.

Pur assecondando modi operativi diversi, il lavoro di Alessandro Twombly affronta problemi formali ed estetici senza tempo, muovendosi sul crinale franoso che separa esperienza particolare e sentire universale. La mostra è aperta al pubblico fino al prossimo trentuno ottobre.