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Installation view della mostra collettiva alla Galleria Giorgio Persano (2024). Foto di Nicola Morittu

Exhibi.TO e TAG: a Torino si inaugura la stagione 2024-2025

Dal 19 settembre le gallerie di Torino hanno riaperto le porte al pubblico dopo la pausa estiva, preannunciando un fine settimana all’insegna dell’arte contemporanea

In Piemonte il rientro dalle vacanze è stato meno traumatico che altrove: una gita fuori porta tra le colline del Monferrato ha reso la pillola del riprendere le abitudini cittadine meno amara.

Ecco che ieri, 19 settembre, è stata inaugurata a Torino la stagione 2024-2025, preannunciando un fine settimana all’insegna dell’arte contemporanea. Tra Exhibi.TO e TAG – Torino Art Galleries i protagonisti sono: A Pick Gallery, Artemporary, Associazione Recontemporary, Biblioteca Civica “Antonio Arduino”, BI-BOx Art Space, Circolo degli Artisti di Torino, CRAG – Chiono Reisova Art Gallery, CSA Farm Gallery, Dr Fake Cabinet, Febo & Dafne, Gagliardi & Domke, Galleria Biasutti & Biasutti, Galleria Franco Noero, Galleria Gliacrobati, Galleria La Rocca, Galleria Moitre, Galleria Riccardo Costantini, Galleria Roccatre, Galleria Umberto Benappi, Galleria Weber & Weber, Gilistra – arte giapponese, Giorgio Persano, In Arco, La via lattea, Le Rosine – Polo artistico e culturale, Luce Gallery, Malinpensa Galleria d’arte by La Telaccia, MAU – Galleria del museo d’arte urbana, Metroquadro, Musa, Nisba Studio, Ottofinestre, Photo & Contemporary, Quartz Studio, Roccatre, S. M. Galleria – Piazza dell’Arte Torino, Sant’Agostino Galleria d’Arte, Simóndi, Tucci Russo Chambres d’Art, Woolbridge Gallery.

Da A Pick Gallery, col titolo Gràphos, il curatore della collettiva (nonché artista in mostra) Cenere inaugura la 4a edizione della rassegna annuale di street art in galleria. Al suo fianco ha invitato Abel Bael, Marco Filicio, Good Times Company, Hazkj, Luogo Comune, Monograff, Ninaro’, Rame13, Rise the Cat e Vërnis, tutti accomunati dall’interesse per la scrittura, l’incisione e il segno come veicolo di un messaggio a colori o in bianco e nero, bidimensionale o tridimensionale.

Negli spazi di Riccardo Costantini, i lavori di Ferdi Giardini illuminano lo spettatore, guidandolo tra le forme sinuose di plexiglass, cartoncino e alluminio. Con Altre voci, altre stanze la sua pratica artistica rimane fedele a sé stessa (si intravedono gli esordi degli anni ’80), continuando a stupire e ad attrarre lo sguardo. Il modo in cui Giardini reinventa e riutilizza materiali apparentemente semplici, “poveri”, è ipnotico e da un certo punto di vista “magico”.

Nella Galleria Umberto Benappi gli scatti di Vik Muniz a cura di Chiara Massimello popolano aggressivamente le pareti candide: le fotografie incorniciate come quadri altro non sono che step finale di un processo creativo che guida l’artista nell’assemblaggio dei soggetti ritratti. Contrariamente al principio intrinseco del medium fotografico, qui di reale ci sono solo gli elementi che costituiscono le forme modellate da Muniz.

Simóndi, invece, torna con la seconda edizione di Post Scriptum, format che prevede lo sdoppiamento di un artista della propria scuderia in sé medesimo e in curatore incaricato di ingaggiare gli altri partecipanti alla collettiva. Con Habitat, il tema di quest’anno riflette sul duplice concetto di pubblico e privato, di interno ed esterno, di naturale e artificiale, di individualismo e ecosistema attraverso le opere di Marguerite Kahrl, Alessandro Manfrin, Marjetica Potrč e Eugenio Tibaldi.

Installation view della mostra HABITAT. Lo spazio relazionale dell’essere (2024) da Simóndi, courtesy gli artisti e la Galleria Simóndi, foto di Nadia Pugliese

Le chambres d’art di Tucci Russo ospitano le spettacolari opere di uno dei primi esponenti dell’arte povera italiana. Gilberto Zorio (Andorno Micca, 1944) varca il confine della scultura in una deflagrazione di energia capace di trasformare la percezione dello spazio espositivo. “Giunchi con arco voltaico” (1969), presentata per la prima personale dell’artista nella galleria parigina Ileana Sonnabend nel 1969, è un’installazione capace di creare un arco voltaico. Una potente scarica elettrica supera i 40.000 volt folgorando per 20 secondi l’aria della stanza, in una flagrante tensione.

Da Giorgio Persano è possibile ammirare la mostra collettiva degli artisti Nicola De Maria, Jan Dibbets, Marco Gastini, Mario Merz, Marisa Merz, Nunzio, Michelangelo Pistoletto, Julião Sarmento, Costas Varotsos e Michele Zaza. Contemporaneamente nello spazio all’interno del giardino di Palazzo Scaglia di Verrua tre grandi opere pittoriche olio su lino di Luisa Rabbia fanno parte della personale The Gods. Un indifferente ed enigmatico dio contiene all’interno del suo corpo dai colori incandescenti tutta l’umanità. Nelle mani degli dei gli uomini sembrano fragili, il loro destino imprevedibile.

Per Quartz Studio Davide Mineo concepisce l’installazione site specific “Masse non nulle”. L’artista palermitano interagisce con il luogo creando un dispositivo pittorico scultoreo dall’andamento geometrico. La  costruzione, come sospesa nel vuoto, modifica la percezione dello spazio. L’artista interviene pittoricamente sulle lastre di ottone creando un contrasto cromatico tra i materiali. L’opera è un registratore di tensione, fisica e pittorica. La mostra è a cura di Carlo Corona.

Driant Zeneli sceglie la maestosa e brutalista Biblioteca Nazionale del Kosovo, un’architettura socialista jugoslava unica nel suo genere. Nei suggestivi spazi di questo edificio l’artista diventa il regista di una narrazione immaginaria intitolata “No wise fish would escape without flying”, (2019). I protagonisti del video diventano le pedine di una drammatica storia a cui Zeneli cerca di trovare un lieto fine con l’aiuto di un gruppo di bambini appartenenti alla realtà di Bonevet. L’opera fa parte della “Collezione Seven Gravity”. In mostra da Recontemporary insieme ad altri 6 video appartenenti a Paul Maheke, Basir Mahmood, Helen Anna Flanagan, Rebecca Digne e Ali Kazma.

no wise fish would escape without flying (2019) di Driant Zeneli da Recontemporary
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