
Salvatore Anelli | Confine
Lo spazio espositivo Studio 22 ripropone un secondo appuntamento dal titolo Confine, che mette in mostra il limite che l’arte si trova a valicare ogni qual volta si apre a nuove contaminazioni. Riflettendo sui testi di scrittori e poeti quali Paolo Aita, Gesualdo Bufalino, Italo Calvino e Chislain Mayaud, la mostra si sofferma ad evidenziare quelle differenze linguistiche ed emotive che creano uno spazio liminare di co-esistenza, tra passato e presente, di cifre stilistiche differenti riunite in un unico humus vitale.
La pittura, come la letteratura, è una continua sperimentazione e vive sospesa nel tempo, al confine con il tutto. Essere artisti significa avvalersi di un’identità capace di attraversare la storia, interpretare il presente, lasciare testimonianze e porsi come faro che illumina il futuro. Le installazioni su parete, distinte ma connesse tra loro, sono intese come organismi unici ma tra loro in tensione. La prima è dedicata alla figura emblematica di Italo Calvino e alle sue Città invisibili, in una sorta di visione parallela del mondo. con sogni e immagini presenti sia nella psicanalisi che nell’archeologia contemporanea. I disegni rigenerano il rapporto sinergico con la scrittura e la pittura e si tramutano in luoghi di passaggio tratti dalla fantasia calviniana, dove le epifanie quotidiane convivono con il mondo invisibile favorendo una dimensione contemplativa del pensiero. Dalle sintonie linguistiche tra segni, parole e immagini scaturiscono riflessioni visive e un mondo immaginario che coniuga con leggerezza e armonia linguaggi diversi e surreali (v. Salvatore Anelli, Le città valgono, ed. Rubbettino, 2018).
La seconda installazione, dedicata a Gesualdo Bufalino, alla sua terra natia e al barocco siciliano, diventa emblema di una terra ricca di cultura e di ricordi legati ai luoghi dell’infanzia, agli studi e alle letture fatte, agli incontri e ai rapporti di lavoro che vengono a sedimentarsi nel tempo. Un’installazione cartacea, e non solo, realizzata a parete, che vuole essere un omaggio alla Sicilia e a Comiso, e alla scrittura colta e di grande suggestione linguistica di un autore da sempre foriero di sorprendenti spunti narrativi. Una fitta trama di disegni in cui il segno si manifesta, diventa materia, si fa insieme di cose e oggetti dunque azione, processo, causa ed effetto. Una lunga narrazione che nel suo sviluppo cronologico racchiude la storia e il tempo trascorso. Nell’economia dello spazio espositivo gravita anche un cranio in terracotta patinata, sul quale sono incise frasi poetiche di Bufalino: l’elemento scultoreo insieme alle carte crea una circolarità tra passato e futuro, tra rinascita e archeologia, indaga nel presente e si relaziona in modo sinergico con la natura.
Nel ricordo dell’amico e poeta Paolo Aita i teschi, legati alla memorialistica medievale, indicano l’essenza della vita e consegnano l’uomo all’eterno. Un’installazione anche questa fatta di disegni che, agostinianamente parlando, rinviano ad altro da sé come in un inventario di forme e di ricordi. Un catalogo visivo che, spiritualmente, è un andare verso l’altro e saperlo accogliere in uno scambio auto-rigenerante di contaminazioni linguistiche.
Dall’amicizia e dal rapporto empatico con Ghislain Mayaud è scaturito un flusso di energie positive che sono confluite nel lavoro Urli di preda, poesia inedita incisa su un cranio rivolto a testa in giù su un calice riempito d’acqua (liquido amniotico) per metà e collocato su un libro dorato realizzato con foglie secche di quercia. L’opera chiude un cerchio ideale, sintesi di un equilibrio formale e visivo che cattura lo sguardo degli spettatori. L’opera, realizzata nel 2018, è stata esposta alla Galleria Luigi Di Sarro di Roma e successivamente al Museo Zacco di Ragusa, con la curatela di Andrea Guastella.
Un teschio dalla lingua dorata e dalla presenza inquietante, mimesi del famoso cranio dorato rinvenuto a Taposiris Magna in Egitto, fa da testimone a tutto l’evento espositivo e da trait d’union alle installazioni presenti. L’opera, nella sua continuità circolare, vuole essere la dimostrazione intima e profonda di quanto durevole e insidiosa sia la Storia ed insieme il tentativo di svelare parte di quei sentimenti che custodiscono la nostra memoria e ci legano indissolubilmente alle nostre origini umane. Col fine ultimo di superare la loro neutralità terrena e renderli eterni attraverso il ricordo.
Nelle sale di Studio 22 la mostra Confine si offre allo spettatore come “una esperienza vissuta” e le installazioni si mostrano, pur nella loro unicità, in un dialogo simbiotico con il luogo che le accoglie.
Salvatore Anelli
CONFINE
Studio Crati 22
via Crati, 29 – Rende (Cs)
8 – 31 dicembre 2023
Opening: 8 dicembre, ore 17.30