
Sabino de Nichilo e Dario Molinaro | Innen und Aussen
Sculture dalle volumetrie morbide e ricercate, dai colori brillanti e dal gusto prettamente pop che evocano strutture organiche, e pitture dalle atmosfere disarmanti, in cui figurano volti travolti da valanghe cromatiche che neutralizzano ogni posizione definita.
Sono gli «Ossimorimaterici» dei due artisti pugliesi, lo scultore Sabino de Nichilo (Molfetta, 1972) e il pittore Dario Molinaro (Foggia, 1985) racchiusi nella mostra Innen un Aussen che sarà inaugurata a Matera il 30 aprile, negli spazi espositivi della Momart Gallery, diretta da Monica Palumbo.
Curata da Antonello Tolve, la mostra si compone di opere in cui «la materia è trattata dagli artisti come conduttore di gesto mentale, di impronta, di Stimmung (tonalità emotiva), di primäre Entdeckung der Welt (rivelazioneprimaria del mondo)».
Opere carnali di de Nichilo che si giustappongono in maniera del tutto naturale, alle figure in dissolvenza di Molinaro. Si compenetrano, si compensano come il pieno e il vuoto, il dentro e il fuori, diventando la scia emotiva di un’idea cristallizzata in una forma plastica, che si espande oltre la materia.
Facendo proprio un orizzonte di pensiero sul corpo, metaforicamente aperto e ispezionato in tutta la sua vitale organicità, Sabino de Nichilo «sviluppa un discorso plastico che trasforma la materia carnosa in teorema visivo, in spazio di riflessione dove aperto e chiuso si bilanciano per disancorare l’anatomico dalla sua spietata topia e riarticolarlo, deformarlo, rinnovarlo fino a convertire la carne in argillare frattaria o grès industriale, materie dure – culturalmente crude – su cui una serie di pigmenti vitrei si fanno squillante e argentina pulsazione cromatica, denso e apparentemente molle impasto, fluida e brillante messa in scena della paralisi de Nichilo – spiega Tolve – sottrae il corpo a ogni vagolante precarietà del tempo e lo incanala in un processo linguistico che converte l’organo con funzioni vitali in oggetto scultoreo la cui forza formale non soggiace al racconto o alla rappresentazione, non descrive, stimola piuttosto a rivolgere lo sguardo verso un interno fantastico (ironicamente viscerale) dove gli organi, appunto, sono trattati come accenti o accenni, come incidenti, come strutture da cui partire per leggere l’intreccio e la tramadi una potente autopsia immaginifica».
Dalle frattaglie ironiche e visionarie di de Nichilo, alla pittura grumosa ed energicamente aggettante di Dario Molinaro che supera la soglia della superficie e si spinge oltre i bordi della tela per mostrare le cronache di una civiltà sepolta in una buia chiarezza. La forza e l’immediatezza del segno e del colore trasmettono energia vitale, neutralizzano ogni posizione definita – ogni nome, ogni cosa, ogni soggettività – per assecondare il riccio e il capriccio del pennello, per infilare il dito nella materia del mondo. «In certi momenti lavoro come uno scultore-sottolinea l’artista – mi piace la materia e mi diverte modellarla». Ricco di citazioni che spaziano dalla letteratura al cinema, dalla geografia alla storia dell’arte, dalla filosofia alla medicina alla cultura popolare italiana, «il suo vocabolario espressivo (troviamo accenni a Gauguin, a Bacon, a tutta unaschiera di nomi legati all’espressionismotedesco o al trash) – prosegue il curatore – azzera e risucchia nel vuoto della pausa tutta una serie di elementi che contengono al loro interno i riferimentie le spurie coordinate di movimento, di rumore vitale tra la circostanza dell’esistenza e la dimensione infinita– quasi un infinito in scatola direi, liofilizzato sotto i colpi del colore –del tempo reale.
La mostra sarà inaugurata il 30 aprile alle ore 19 e resterà aperta fino al 30 Giugno 2023.
Gli orari sono i seguenti: per il mese di maggio dalle 11 alle 13 e dalle 16 alle 19, per giugno tutti i giorni tranne il mercoledì dalle 11 alle 13 e dalle 16 alle 19.
Dario Molinaro (Foggia, 1985) vive e lavora a Bologna.
Artista e direttore artistico di Art Motel. Laureato in Pittura Arti Visive presso l’Accademia di BelleArti di Bologna. Il suo lavoro narra delle dinamiche comportamentali umane contemporanee con uno sguardo alla vita di tutti i giorni. Oltre ai collegamenti con la sua esperienza personale, sono presenti citazioni che spaziano dalla letteratura al cinema, geografia, filosofia, medicina e cultura popolare italiana, fino ad arrivare alle derivazioni più estreme della contemporaneità come il trash.
Sabino de Nichilo è nato a Molfetta (BA) nel 1972.
Ha studiato scultura all’Accademia di belle arti di Roma, la città in cui vive e lavora. Dopo un esordio espositivo nel 2009, con un’installazione presentata negli spazi del centro culturale Rialto Santambrogio di Roma, si dedica all’organizzazione di mostre (è tra i fondatori nel 2017 del progetto curatoriale Casa Vuota) e in seguito si avvicina alla pratica scultorea, alla pittura e alla performance. Utilizza la ceramica, a volte assemblata con elementi naturali e sintetici, come medium principale di una ricerca che esplora il confine tra organico e inorganico. Privando l’umano della sua unità e degli attributi che lo definiscono e lo decodificano culturalmente, Sabino de Nichilo modella oggetti carnali che sembrano lacerti di una macellazione o di un’autopsia, osservati però con un distacco ironico e incruento. Attraverso essi, porta alla luce una visceralità sentimentale che addomestica l’alienità di un’anatomia mutante con le cromie spesso sgargianti degli smalti che rivestono le sue sculture, su cui aggiunge accenti metallici, grazie alla cottura a terzo fuoco. Metabolizzando le istanze culturali del Post Umano, le sue ultime sculture sono esperimenti di estinzione volti a osservare i limiti dei processi evolutivi.
Sabino de Nichilo e Dario Molinaro
Innen und Aussen
A cura di Antonello Tolve
Momart Gallery
Piazza Madonna dell’Idris, 5/7 – Matera
30 aprile – 30 giugno 2023
Opening: 30 aprile, ore 19.00
Orari: a maggio, dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00; a giugno tutti i giorni, tranne il mercoledì, dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00