
Pollinaria, e.r.c.o.l.æ
Questa prima domenica di pieno autunno Pollinaria torna a marcare il passaggio equinoziale con la rivelazione al pubblico della più recente edizione di Aequusol, il progetto dedicato alle interconnessioni tra artisti abruzzesi, territorio e mondo. L’edizione MMXXIII di quest’opera pluriennale, fortemente scandita dai cicli naturali del tempo e dedicata all’innesco di nuovi culti e mitologie future, è integralmente interpretata da Daniela d’Arielli seguendo il filo conduttore dell’acqua come elemento cardine e strumento narrativo.
Culmine della ricerca artistica condotta da Daniela d’Arielli in anni di collaborazione e intersezioni con il percorso di Pollinaria, e.r.c.o.l.æ rappresenta l’epopea contemporanea di una figura eroica disincarnata e ubiqua, e allo stesso tempo un’indaginefisica, sensoriale nel solco dei misteri reconditi della terra d’Abruzzo. Una figura intuita e un’indagine intrapresa al termine di un lungo cammino di avvicinamento iniziato nel 2021, un vero e proprio antefatto durante il quale l’artista aveva integrato livelli diversi di interesse riguardanti l’Abruzzo, fattori antropologici, storici, rituali e paesaggistici emersi dal reperimento di carte idrografiche e dalla lettura di testi di vari autori abruzzesi, soprattutto del passato. Quelle ricerche, unite a missioni esplorative nei luoghi più remoti d’Abruzzo, hanno condotto d’Arielli a porre in essere una trasfigurazione del territorio nelle sembianze di un vero e proprio corpo, un corpo ancora vivo, dove i fiumi sono ricamati con un filo rosso su lino come arterie del pianeta e condizione della sua stessa vita; i complessi idrogeologici, sempre ricamati, appaiono come muscoli scoperti; la pelle intagliata e sovrapposta disegna i bacini idrici superficiali.
Domenica 29 settembre sarà possibile immergersi negli anni di questa ricerca ripercorrendo così le tappe che hanno condotto, nel luglio del 2022, alla mostra dal titolo “A cquá, Qui, In questo luogo. Daniela d’Arielli sul filo di Antonio De Nino” ospitata dal Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara, in una configurazione capace di creare filtro e comunicazione tra l’interno del museo – ricco di testimonianze del passato – e l’esterno, dove scorrono il nostro presente e il fiume Pescara in continuo movimento.
E se una sorta di creazione si distendeva nel corridoio del Museo delle Genti d’Abruzzo, da una cosmogonia prende inizio il cuore centrale di questo lungo progetto: e.r.c.o.l.æ experiment resurgent cult organism liquid æ (what the title doesn’t say). Il nome del semidio diventa un acronimo rivelatore, una formula esplicativa che invita a farsi partecipi di un culto moderno e allo stesso tempo “risorgente”, un mito vivo, liquido e permeante. Il culto di Ercole era uno dei maggiormente sentiti in Abruzzo, laprincipale presenza maschile in un pantheon di madri e di fanciulle. Ercole era una divinità polivalente diffusa in special modo nelle società agropastorali e fu la più importante venerazione dei Peligni. L’avvento del Cristianesimo non è riuscito a eliminare alcune devozioni tipiche del paganesimo, e la venerazione dell’Arcangelo Michele rappresenta il più palese esempio di sovrapposizione tra culti, laddove va a sostituire quella per divinità del pantheon precedente: Mercurio, Dioniso, Mitra e soprattutto, Ercole. San Michele, quindi, aggrega e rimodella caratteri e patronati precedentemente attribuiti al culto di Ercole, ilquale si sovrappose esso stesso probabilmente a quello rivolto ad una divinità italica indigena, Quirino o Curino. Ercole è uno psicopompo, è il protettore delle strade e in particolare delle piste tratturali, dei commerci, della transumanza e delle greggi e glielementi che caratterizzano i suoi luoghi di devozione sono la montagna, il bosco, la grotta, le guarigioni (e, nella riproposizione successiva del San Michele, le apparizioni che richiedono l’edificazione di chiese in suo onore), la neve, le sorgenti e l’acqua miracolosa. La divinità si manifesta attraverso l’acqua e quindi la presenza di quest’ultima è una caratteristica irrinunciabile dei luoghi di culto dedicati sia ad Ercole che a San Michele Arcangelo. Anche i riti correlati alla loro devozione implicano il ricorso all’elemento fondamentale dell’acqua.
Il mito di Ercole si connota di nuove azioni simboliche, il corpo muove lo spirito e le forme esteriori conducono a cambiamenti interiori. Con il procedere della storia, il personaggio si smaterializza, la liquidità e la creatività diventano le vie di salvezza. Ercolæ è uno di noi, e come noi è in preda alle fatiche che la vita ogni giorno prospetta, in balia dei suoi sentimenti contrastanti, delle sue passioni, della sua forza e delle sue debolezze.
Circondato da scenari ipotetici e surreali, da amici, nemici, familiari, sbagli, confusione, dolore e morte, guerre e lotte dentro e fuori di sé, questo mito ci racconta chiaramente, e nella follia, la contemporaneità. Scorrerà del sangue, non vinceremo, ma qualcosa diverrà immortale.
“Non c’è storia che mi poteva permettere di raccontare meglio la complessità del vivere e dell’animo umano, del periodo storico in cui stiamo vivendo e la complessità dell’Abruzzo stesso, con le sue sorgenti e i suoi fiumi che arrivano fino al mare attraversomonti, valli, alture, colline e anfratti. Come in una mappa, ercolæ ci rivela che per giungere al nostro femminile interiore (Ercole, gloria di Era), per conoscere la nostra anima, è necessario intraprendere un viaggio e superare continui ostacoli e fatiche dentro e fuori di noi. La dimensione creativa è la nostra vera forza, lo strumento che ci aiuta a superare le continue fatiche del vivere, che ci permette di andare oltre e di immaginare soluzioni e mondi diversi e migliori. È attraverso la creatività che generiamo delle possibilità. Ciò che resta, ciò che non muore, è l’immaginazione.” Daniela d’Arielli
In questo lavoro a più mani, ercolæ si fa nuovo racconto attraverso le poesie di Mariagiorgia Ulbar, si fa voce in italiano e in dialetto abruzzese attraverso la lettura di Francesca Camilla D’Amico. Quella di Mara Mattoscio, invece, è la voce in inglese, mentre tutta la parte sonora viene ripensata e ricostruita nelle composizioni inedite della musicista e compositrice Flavia Massimo. @ercolæ è il profilo Instagram dove sono pubblicati i 18 video che narrano la storia del personaggio, le foto dei ricami con i testi scritti per il progetto da Mariagiorgia Ulbar, ricamati a mano da d’Arielli su vecchi pannetti di lino, e foto di manufatti ceramici sempre realizzati dall’artista. Tutte le immagini e i suoni sono registrati utilizzando il telefono cellulare. Le immagini diogni episodio sono state montate con il sapiente aiuto di Alessandra Sanvito e il materiale video così pubblicato è stato poi ripreso, tagliato e montato di nuovo al fine di ottenere un unico lavoro. La scelta dell’utilizzo del social media Instagram per la divulgazione del lavoro nasce semplicemente dall’esigenza di iniziare a lavorare sulla storia in piccoli capitoli e organizzare altempo stesso la grande mole di materiale accumulato nella ricerca. Ogni episodio video consta di due immagini sovrapposte, un luogo in Abruzzo che ha uno stretto legame con l’acqua, la figura di Ercole e San Michele e delle mani che nell’azione esprimono le varie propensioni dei diversi linguaggi creativi: l’atto di modellare la creta, la scrittura, il ricamo, il disegno, la scultura e così via.
Domenica 29 settembre, giorno dedicato a San Michele Arcangelo nel calendario cattolico, sarà finalmente possibile oltrepassare questo orizzonte sincretico e vivere visceralmente il mito di ercolæ.
Daniela d’Arielli si è formata all’Accademia di Belle Arti di Urbino e al Kent Institute of Art and Design di Canterbury. Hapartecipato a programmi di residenza d’artista in Brasile e in Australia ed esposto le sue opere in molte sedi tra le quali si ricordano: Galleria Monitor Pereto, Museo delle Genti d’Abruzzo, Aomori Contemporary Art Centre (Giappone), Palazzo Lucarini Trevi, IIC Melbourne, Galleria Cesare Manzo Roma e Pescara,
54. Biennale di Venezia, Fuori Uso ’06 EX COFA, WAX Budapest, MNAC Bucarest. La poetica di d’Arielli si nutre delle articolazioni e dei punti di contatto e divergenza tra natura e artificio, assimila concretamente le ascendenze del paesaggio, dei riti e dei miti, generando regioni emergenti, nuova materia viva. L’acqua è il connettore e la via rivelatrice per sentire e raggiungere questi mondi.
Pollinaria vuol dire terra, possibilità, utopia. Fondata nel 2007 in un complesso agrario al crocevia dei territori di Loreto Aprutino, Civitella Casanova e Penne, Pollinaria è la prima residenza artistica in Abruzzo e tra le prime in Italia. Un organismo dinamico che realizza e promuove la ricerca nei campi dell’agricoltura organica e rigenerativa, dell’arte e dell’ecologia, in un unico contesto di identità rurale. Nel 2020 Pollinaria ha avviato Aequusol, un programma interagente con la dimensione locale che mira a generare nuove mitologie attraverso l’arte contemporanea, la biodiversità, la condivisione e la storia dell’Abruzzo.