Nicola Maria Martino | a ROMA i sogni si realizzano ancora
Ripartendo da un aneddoto giovanile che cambiò totalmente la carriera di Nicola Maria Martino l’appuntamento espositivo è il risultato di un confronto tra due momenti ritenuti dalla critica tra i più importanti della sua ricerca artistica: le azioni concettuali-comportamentali dei primi anni ‘70 e il ritorno, nella seconda metà dello stesso decennio, a temi e tecniche appartenenti ad una pittura di matrice postmoderna.
La mostra è arricchita dalla proiezione di una video-intervista inedita all’artista, realizzata da alcuni allievi del Liceo “MiBe” di Pescara (indirizzo Multimediale), diretti dal prof. Emilio Di Donato, e da alcune re-performance di Nicola Maria Martino realizzate da altri studenti dello stesso Liceo (indirizzo Arti Figurative), diretti da Rogo Teatro di Claudia Di Domenica ed Elena Mastracci in collaborazione con la prof.ssa Silvia Pennese.
Biografia
Nicola Maria Martino è nato a Lesina (FG) nel 1946, vive e lavora a Ripa Teatina (CH). Si trasferisce con la famiglia a Como dove studia per due anni al Liceo scientifico e poi si iscrive all’Istituto tecnico. Presa la maturità artistica per poter accedere all’Accademia di Belle Arti, nel 1965 si trasferisce a Roma. Qui studia un anno Scenografia per poi cambiare percorso di studi e iscriversi a Decorazione; si forma con Sante Monachesi (nel 1968 firma il manifesto AGRÀ) di cui diventa discepolo e amico. Nel 1970 si laurea con una tesi (il relatore è Maurizio Calvesi) sul concetto di cancellatura per teorizzare la necessaria tabula rasa che uno studente deve eseguire nei confronti dell’apprendistato accademico. Nel 1972 è nominato assistente a Roma e nel 1984 titolare della cattedra di Decorazione dell’Accademia di Belle Arti di Torino. Dal 1993 al 2010 è Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Sassari, successivamente è Commissario con funzioni di Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Torino. Dal 2018 è Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Foggia. La sua partecipazione attiva sulla scena artistica comincia nei primi anni Settanta, durante i quali realizza interventi e azioni concettuali-comportamentali – tra i suoi compagni di strada, in questo periodo, ci sono Mimmo Germanà e Gino De Dominicis – la cui logica è quella di scardinare il sistema precostituito e di depurare il mondo dell’arte dai batteri del mercato. A metà decennio abbandona i procedimenti analitici e la smaterializzazione del concettualismo, anticipando temi e tecniche del ritorno alla pittura nell’ambito del postmoderno. A questo periodo appartengono la serie dei reggiseni (1974) e Colore Dolore (1976) che è, per l’artista, il manifesto di una riapparizione, di una comparsa, di un ritorno nostalgico ai labirinti della pittura: «Lo stupore è tanto nel pensare che uomini ancora dipingono quadri», suggerisce l’artista in un testo di poetica.
Dal 1976 si dedica completamente alla pratica della pittura come ricerca di una mitologia nel senso di memoria universale e personale che si definisce in una espressività contenuta, solare e insieme umbratile, dispiegata in ampie distese cromatiche percorse da segni e figure liriche e inquiete, citazioni elaborate intellettualmente con rimandi a de Chirico, Chagall, Kandinskij, Licini. Nel 1980 Cesare Vivaldi lo segnala sul Bolaffi e lo presenta alla Galleria NRA di Parigi. Nello stesso anno è invitato alla Biennale di Venezia e da questo momento si contano numerose le partecipazioni dell’artista a collettive e personali in Italia e all’estero.
Nelle opere di questo periodo si rivela una maturità artistica piena e consapevole espressa da un linguaggio pittorico sensibile e originale che ne fa uno dei protagonisti di quella rinascita della pittura che caratterizza il decennio. Dalla metà degli anni ’80 la pittura di Martino dall’affabulazione emozionata si decanta in termini di sintesi luminosa e spaziale, in termini di un’intensa, sensibile essenzialità̀ espressa in un blu profondo e simbolico. Dopo le tappe più significative della sua pittura rappresentate da Illusioni folli, Nemesis, Panta rei e Grande mare, l’artista passa ai cicli Ferdinandea e Isole (opere silenziose, pervase da malinconia, più riflessive) con un linguaggio in bilico tra astrazione e figurazione che culmina nei piani frammentati e slittanti di Modernissimo. Il ciclo iniziato nel 1997 è costituito da piccole tele dove Martino ritrova una dimensione più intima, sempre intensamente mediterranea, come la memoria di quelle incantate apparizioni di Ritorno a casa del 1993 che sfocia nell’equilibrio di campi cromatici luminosi e intensi, intessuti di incidenti poetici e tracce di vissuto degli ultimi lavori. Nel suo lungo itinerario intellettuale Martino ha esposto in numerose gallerie in Italia e all’estero e sue opere sono presenti in prestigiose collezioni internazionali. Di lui hanno scritto, tra gli altri, Luca Beatrice, Antonio Bisaccia, Cecilia Casorati, Maurizio Coccia, Guido Curto, Franco Fanelli, Giuseppe Gatt, Guglielmo Gigliotti, Giovanni Iovane, Filiberto Menna, Italo Mussa, Massimo Onofri, Ida Panicelli, Giancarlo Politi, Lucia Spadano, Cesare Vivaldi, Antonello Tolve e Ivan D’Alberto.
Nicola Maria Martino
a ROMA i sogni si realizzano ancora
A cura di Ivan D’Alberto
YAG/garage
Via Caravaggio n. 125, Pescara (PE)
13 maggio – 23 giugno 2023
Opening 13 maggio 2023 h. 18.00 – 21.00
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00
info. yag.pescara@gmail.com