
Mario Merz. Il numero è un animale vivente
La collaborazione tra Musei Civici di Verona – GAM e ArtVerona per la seconda edizione del format Habitat prosegue con un progetto espositivo che accoglierà le opere di un altro grande artista a Palazzo della Ragione. Dopo il successo riscosso nella prima edizione che ha visto la presenza di Giulio Paolini, la collaborazione tra ArtVerona e la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti con il format Habitat, progetto della manifestazione fieristica veronese dedicata agli ambienti artistici immersivi, si consolida attraverso una nuova edizione che ospiterà negli spazi della GAM i lavori di un altro grande artista: Mario Merz.
Figura cardine dell’Arte Povera e nota a livello internazionale, Mario Merz ha fatto della compenetrazione tra opera e ambiente il fulcro della propria ricerca e il percorso espositivo concepito dai curatori Patrizia Nuzzo, Responsabile delle Collezioni d’Arte Moderna e Contemporanea, e Stefano Raimondi, Direttore artistico di ArtVerona, con prestiti provenienti dalla collaborazione con la Fondazione Merz, si concentra proprio sugli elementi archetipici che costantemente ritornano nella produzione dell’artista.
“Il Comune di Verona, Direzione Musei Civici con la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, è lieto di confermare la propria collaborazione con ArtVerona – dichiara Marta Ugolini, Assessora alla Cultura, Turismo, Rapporti con l’Unesco – una delle più prestigiose fiere d’arte contemporanea in Italia. Questa sinergia continuativa contribuisce alla missione del Comune di promuovere e valorizzare l’arte contemporanea, rendendola accessibile non solo agli addetti ai lavori, ma a tutta la cittadinanza. Attraverso iniziative come la mostra dedicata a Mario Merz ospitata in Galleria d’Arte Moderna nell’ambito del format Habitat, si mira a valorizzare un autore determinante nel rinnovamento dell’arte contemporanea. Artista italiano di levatura internazionale, tra i principali esponenti dell’Arte Povera, Mario Merz contribuisce alla diffusione di nuove tendenze e sperimentazioni nell’arte. Invitiamo tutti a visitare ArtVerona e la mostra di Merz in GAM, certi che l’arte contemporanea saprà sorprendere, ispirare e unire”.
L’Habitat è qui declinato nella sua accezione più intima e profonda di spazio dell’abitare: la forma semisferica e aperta dell’igloo evidenzia la reciproca invasione tra opera e ambiente, tra dimensione interna ed esterna, individuale e collettiva. A suggerire un’idea di circolarità contribuisce la natura spiraliforme della serie numerica di Fibonacci, inventata dal matematico toscano Leonardo Fibonacci nel 1202 come sequenza progressiva che determina i processi di crescita del mondo naturale, in cui ogni numero è la somma dei due precedenti. Tale successione numerica traccia il profilo di un sistema in continua espansione che si traduce in un’incessabile proliferazione delle forme. L’elemento del tavolo, che l’artista concepisce come un “pezzo di terra sollevato”, va a fondersi con l’ambiente circostante, che assume sempre più i tratti di un paesaggio al contempo estraneo e familiare, distante e vicinissimo, abitato da strutture primarie e archetipiche che trascendono le distinzioni tra materia organica e inorganica. La riflessione intorno alla natura ciclica delle cose nella poetica di Mario Merz non interessa solo lo spazio ma anche e soprattutto il tempo. Le scure ed enigmatiche sagome degli animali preistorici si stagliano infatti sul bianco del supporto come improvvise apparizioni provenienti da una lontana era geologica, facendosi emblema di un registro formale che attinge a un immaginario remoto e ancestrale, in grado di ricondurre lo spettatore a una dimensione prerazionale dell’esistenza.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo per i tipi Manfredi Edizioni con contributi critici dei curatori, Patrizia Nuzzo e Stefano Raimondi, nonché dello storico dell’arte e saggista, direttore dei Musei Nazionali di Perugia e della Direzione Regionale Musei dell’Umbria, Costantino D’Orazio. Un puntuale regesto storico-critico a cura di Milena Cordioli ricostruirà e documenterà la ricca vicenda espositiva di uno dei protagonisti più avvincenti dell’Arte Povera. Il progetto Mario Merz, attraverso cui la GAM riconferma la continuità della propria mission di approfondire un artista storico di rilevanza internazionale, costituisce un’occasione unica per ammirare i lavori iconici dell’artista in un allestimento inedito che non si limita a dialogare con l’ambiente, ma fa di esso uno spazio immaginifico, dal quale ogni forma si espande e prolifera come parte di un misterioso processo in perpetua trasformazione.
“Dopo l’appuntamento che ha riportato dopo tanti anni a Verona Giulio Paolini e la sua opera – racconta Francesca Rossi, Direttrice dei Musei Civici di Verona – grazie alla sinergia tra i Musei Civici e e ArtVerona si rinnova anche per il 2024 la partecipazione della GAM al format Habitat, che quest’anno promuoverà una mostra su una delle produzioni artistiche più caratterizzanti e affascinanti dell’esperienza di Mario Merz”.
“Mi interessa particolarmente il fatto che l’universo di Mario Merz si fonda su una concezione di ciclicità fortemente riflessa nel carattere formale dei suoi lavori – dichiara la Curatrice Responsabile Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea Galleria d’Arte Moderna Patrizia Nuzzo -, che si pongono come elementi di un paesaggio costellato di forme circolari, a partire dalla cupola dell’igloo, elemento iconico della sua produzione. L’Habitat è qui declinato nella sua accezione più intima e profonda di spazio dell’abitare: la forma semisferica e aperta dell’igloo evidenzia la reciproca invasione tra opera e ambiente, tra dimensione interna ed esterna, individuale e collettiva, e riporta a uno stadio primordiale della civiltà umana, in cui la dicotomia tra natura e cultura si fa labile e porosa”.
“La mostra di Mario Merz nata dalla collaborazione tra ArtVerona e la Galleria d’Arte Moderna” – afferma Stefano Raimondi, Direttore artistico di ArtVerona – “è una ulteriore e vitale testimonianza del rapporto e delle sinergie che Veronafiere e la città di Verona mettono in campo durante i giorni della manifestazione fieristica. Un appuntamento che rende l’offerta culturale della città scaligera di alto livello e allo stesso tempo offre la possibilità di approfondire la ricerca di una figura chiava del contemporaneo. Mario Merz ha non solo lasciato il suo segno profondo lungo il tragitto della storia dell’arte ma è stato fonte di ispirazione e studio per le successive generazioni di artisti e curatori”.
Habitat, nato da un’idea di Stefano Raimondi, che negli anni ha indagato la ricerca di figure come Marina Apollonio, Gianni Colombo, Luciano Fabro, Ugo La Pietra, Marinella Pirrelli e Nanda Vigo, fa parte di un programma culturale che da sempre arricchisce la proposta di ArtVerona. Il progetto vuole approfondire una specifica ricerca che matura in Italia con Lucio Fontana a partire dalla fine degli anni ’40 e fiorisce in modo definitivo negli anni ’60, sviluppandosi poi con traiettorie diverse e originali fino ai giorni nostri. Sono opere che non devono essere semplicemente viste ma vissute, ambienti che vanno abitati, habitat, in cui l’opera è lo spazio stesso che viene creato e plasmato dall’artista. Attraverso questo studio dello spazio artistico trova compimento il processo di partecipazione immersiva del visitatore che è invitato ad esplorare l’ambiente e per la prima volta a “entrare” dentro un’opera d’arte.

Mario Merz nasce a Milano il 1° gennaio 1925 ma con la famiglia, di origine svizzera, si trasferisce presto a Torino, dove nel 1954 inaugura la sua prima mostra personale presso la Galleria La Bussola presentando dipinti di taglio espressionista. Dagli anni Sessanta la sua ricerca inizia a prendere gradualmente le distanze dalla bidimensionalità dei lavori a parete e si avvia verso una sperimentazione che ingloba nella tela elementi organici. Intorno al 1968 approda alla forma dell’igloo, che diventerà elemento iconico della sua opera, di cui negli anni realizzerà diverse versioni servendosi di una vasta quantità di materiali che andranno dall’argilla, al vetro, ai neon. A partire dal 1970 la sua attenzione ricade sulla sequenza numerica di Fibonacci, nella quale riconosce un sistema progressivo in grado di rappresentare i processi di crescita del mondo naturale. Da questo momento le cifre della serie di Fibonacci, realizzate in neon, verranno inserite in gran parte dei suoi lavori, a suggerire il continuo e dinamico scambio tra mondo organico e inorganico che anima la sua poetica. Nel corso della sua lunga carriera espone le sue opere in mostre personali e collettive presso prestigiose istituzioni museali italiane e internazionali quali Palazzo delle Esposizioni di San Marino (1983), Kunsthaus di Zurigo (1985), Guggenheim di New York (1989), Museo Pecci a Prato (1990), Stedelijk Museum di Amsterdam (1994), Fundaçâo de Serralves di Porto (1999) e Fundación Proa di Buenos Aires (2002). Tra le più significative onorificenze conferitegli, vi sono la Laurea Honoris Causa dal Dams di Bologna (2001) e il Praemium Imperiale dalla Japan Art Association (2003). A seguito della sua scomparsa, avvenuta nel 2003, oltre ai progetti curati dalla Fondazione Merz, diverse iniziative espositive sono state dedicate ai suoi lavori dalle maggiori istituzioni internazionali, tra le quali si annoverano la monografica Disegni, al Kunstmuseum di Winterthur (2007); Città Irreale, alle Gallerie dell’Accademia di Venezia (2015); Numbers are prehistoric, al Museum of Cycladic Art di Atene (2015); Igloos, con oltre trenta igloo ospitati dal Pirelli Hangar Bicocca di Milano (2018); l’ampia antologica El tiempo es mudo al Reina Sofía di Madrid (2019); e un allestimento a lungo termine alla Dia Art Foundation di New York (2020-2023). Nel 2021 la Fondazione Merz ospita una doppia personale dal titolo La punta di matita può eseguire un sorpasso di coscienza con varie opere inedite di Marisa e Mario Merz in un allestimento curato da Mariano Boggia, e nel 2024 nell’ambito del progetto ZACentrale la Fondazione Merz presenta la personale My Home’s Wind.
Mario Merz
Mario Merz. Il numero è un animale vivente
a cura di Patrizia Nuzzo e Stefano Raimondi
Galleria d’Arte Moderna Achille Forti
musei@comune.verona.it
dall’11 ottobre al 30 marzo 2025