
Lúcio Rosato | cancellazione
L’installazione cancellazione, dell’architetto artista Lúcio Rosato, è pensata per il giorno di San Francesco all’interno dei resti del convento francescano di Francavilla al mare e organizzata in collaborazione con il comitato di quartiere Paese Alto Francavilla al mare l’installazione consiste in 690 gomme per cancellare poggiate a terra e disposte a tessere un tappeto bianco di cm 69 x 184 che nella misura rimanda ad un tappeto da preghiera con il quale l’autore invita alla rinuncia; rinuncia intesa come progetto se attraverso il vuoto, attraverso il silenzio, si costruisce la possibilità che accada qualcosa.
“L’artista oggi, come l’architetto, deve prendere consapevolezza che lo spazio è ormai saturo e che bisogna cominciare a togliere per costruire quel vuoto necessario in cui si possono ancora intrecciare relazioni e dialogo. E quale strumento più idoneo della gomma a cancellare l’inutile, il superfluo non necessario?”
cancellazione è un momento di meditazione, un giorno per pensare, una riflessione sul significato delle cose e delle parole, sull’utilizzo proprio o improprio del nostro tempo. Un lavoro dedicato a san Francesco, pensando a quell’uomo che ha rinunciato a tutte le cose per diventare ogni cosa. È come un ricominciare per far germogliare un mondo silenzioso, un mondo dove la guerra non esiste, dove le parole legate a violenza e sopraffazione vengono sostituite con le parole di Francesco che sono perdono, misericordia e soprattutto amore.
Con questa installazione Lúcio Rosato chiude una trilogia della possibilità iniziata il 4 ottobre del 2017 con Il tappeto del silenzio, presentato nella chiesa di San Francesco a Loreto Aprutino. Si trattava di 7061 fogli poggiati a terra a costruire una tessitura, originando un tappeto completamente bianco di sei metri per venti. In questo caso la possibilità era legata al fatto di aver lasciato i fogli bianchi per qualcuno che potesse avere qualcosa di importante, utile o necessario da raccontare per cambiare il mondo.
Il secondo capitolo della trilogia, campo minato, è stato allestito il 4 ottobre del 2022 in una delle sale di Palazzo Dogana, monumento messaggero di una cultura di pace, sede della Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Foggia, dove Rosato ha poggiato a terra 529 mine disposte in un ossessionato ordine, così rigoroso come se fossero pronte ad una “detonazione inversa” che “segna” per costruire e non per distruggere se subito scopri che si tratta di mine per disegnare un mondo migliore: sono vere mine di pace.