Arte Fiera 2025
© Lisa Kereszi, Erotic Empire at Night, Hartford, CT, 2001, courtesy the artist and Metronom

Luogo

Metronom
Via Carteria, 10 - Modena
Categorie
Gennaio 2025
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Data

Dic 16 2023 - Feb 16 2024
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16:00

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Mostra

Il sesso nelle camere d’albergo

“Otherwise Known as the Human Condition. Selected Essays and Reviews 1989-2010” è il titolo originale di una raccolta di saggi dello scrittore inglese Geoff Dyer, tradotta e pubblicata in italiano per Einaudi, con il titolo Il sesso nelle camere d’albergo.
Nella prefazione alla sua raccolta di saggi, Dyer spiega, quasi un disclaimer, che ‘quasi tutto il giornalismo lo scrivo tanto per me stesso quanto … per me stesso’ … ‘sono ciò che più mi piace leggere e scrivere’. In un recente saggio, Boris Groys puntualizza che ‘una mostra contemporanea degna di questo nome non è una mostra d’arte locale nel contesto internazionale, ma una mostra d’arte internazionale in un contesto locale’, messa in atto con una operazione di ‘montaggio’ nel senso cinematografico, cioè di spazio e tempo. Che cosa hanno in comune la raccolta di saggi di Groys e il saggio di Dyer liberamente tradotto? Che ci raccontano di ‘montaggi’ di inquadrature, di presentazione, di orientamento, di strategie, di autorialità e di potere. Lo scrittore americano Robert Hughes scriveva, nel 1993 – e il contesto non è mai neutro – ‘la cultura del piagnisteo è il cadavere del liberalismo degli anni Sessanta, è il frutto per l’ossessione per i diritti civili e dell’esaltazione vittimistica delle minoranze’. Secondo Hughes questa tendenza ha radici profonde nel ‘sogno’ o utopia dei diversi gruppi di emigranti che il paese (gli Stati Uniti) hanno colonizzato e che sono poi entrati in collisione tra di loro, nell’ambizioso tentativo di costruire un Nuovo Mondo, lontano dalle degenerazioni dell’Europa.
E allora torniamo al sesso nelle camere d’albergo, ai montaggi, alle mostre, alle immagini e alla, contemporanea, ventata di censura.

“Verbum” è il titolo del libro – e della serie di fotografie – di Attilio Solzi: una complessa architettura di writing, corpi e luoghi. Una sequenza performativa in cui uomini e donne agiscono e posano all’interno di un luogo saturo di parole scritte e disegnate da autori di graffiti. Gli ‘agenti’ ritratti da Solzi, nudi o seminudi, a loro volta scrivono non per raccontare, non per argomentare, non per spiegare. Il Verbum di Solzi è una pratica di ricerca interiore: i corpi tatuati interagiscono con gli ambienti ridotti a scheletri architettonici abbigliati, Voltoo Edipo non sono etichette, non sono marchi, non sono simboli se non la rappresentazione tanto diretta quanto raffinata di un erotismo innato, naturale e pervasivo.

“Fantasies” esplicita la fascinazione umana nei confronti del sesso e del corpo femminile: studentessa di fotografia nel 1999 Lisa Kereszi entra allo Show World di New York interessata a fotografare interni vuoti di locali notturni e resta sedotta dall’esibizione di una ballerina di New Burlesque, Dirty Martini, che danza sulle punte con un paio di scarpette rosse. La serie di fotografie che realizza nell’arco di sei anni, dopo quella prima istantanea in 35mm, sfugge ogni intento documentaristico e racconta di fasci di luce inappropriata su tappeti logori, del bianco abbagliante e decadente di bicchieri di plastica calpestati, di stereotipi di rappresentazione del corpo femminile in silhouette tratteggiate sulle pareti di paraventi dalla vernice scrostata. Il territorio della fantasia, del desiderio e della libertà è l’emancipazione di corpi di donne che si esibiscono per piacere e per divertimento, più ‘strip’ che ‘tease’, brutale, logoro, sporco e decadente come spesso il risveglio, dal sogno o dall’illusione.
La scultura classica può essere letta, oggi, come il processo di astrazione della dimensione sessuata: l’Eros di Bruno Cattani è nella bellezza sublimata dei corpi, maschili e femminili. Quando la nudità femminile da ‘ispiratrice’ si evolve in ‘creatrice’ lo stereotipo di musa e artefice è smantellato nel potere di rappresentare il nudo.
Dal 2013 Marco Signorini lavora e si interroga sulla potenzialità della tecnologia digitale, traslando il metodo di costruzione e realizzazione dell’immagine sul metodo di lavoro o meglio le funzionalità, in costante evoluzione, del computer. Anagram è letteralmente il gioco combinatorio dell’anagramma, la produzione di senso, significato in modo celato, non svelato, applicata al linguaggio delle immagini. Ciò che Signorini persegue è la ricerca della variante, che sia quella indotta dall’algoritmo o di riscrittura del codice dell’immagine. I soggetti privilegiati per questo esercizio di creazione sono, come nel caso della copia dal vero, il corpo e il paesaggio, dando origine a una serie o una sequenza di variazioni sul tema oggi definite manipolazioni. Il classico tema del ‘nudo’ consente di astrarsi dal dettaglio del soggetto per analizzare le potenzialità di una nuova figurazione.
Kamilia Kard costruisce un ponte tra passato e presente, nella storia dell’arte e nella storia del senso e del significato della riproduzione del corpo femminile, con la serie di sculture Woman as a Temple. Sulle forme delle Veneri del paleolitico realizza sculture in 3D con materiali sintetici e seducenti: senza volto, senza gambe i soli busti non respingono quanto accolgono, come un tempio, pur nella distanza dai canoni della perfezione imposti da modelli di comunicazione. L’elemento sensuale e l’elemento spirituale sono ricomposti in questa architettura candida come i marmi della scultura classica nello stereotipo contemporaneo.

Gli artisti e i lavori esposti sono frutto di ricerche in un arco temporale dalla fine degli anni Novanta – quelli di Lisa Kereszi – a produzioni recenti – il lavoro di Attilio Solzi (2022) – e testimoniano punti di vista, ricerche e, prima di tutto, estetiche differenti, ma accomunate da coerenza e motivate sul piano teorico e concettuale. Ricerche che rischiano di essere categorizzate come disturbanti, provocatoriamente fini a se stesse, in un contesto culturale che pretende di scrivere una verità sul presente senza assumersene realmente la responsabilità.

Il sesso nelle camere d’albergo stampato come un’etichetta superficiale e ammiccante sulla ‘scrittura con la mano destra’ di Dyer è la testimonianza della pornografia dei media e dell’assuefazione che la diffusione pervasiva della rete, dei social network, degli ambienti digitali in genere ci consegna. Uno sdoganamento non indagato, non approfondito nel suo modello sociale, teorico e antropologico quanto passivamente accettato. La mercificazione del corpo è accolta e praticata senza riserve e senza tabù, l’accesso a contenuti pornografici, dalla esibizione di cibo consumato vivo alle pratiche di body modification, una costante. Il paradosso è il sistema di censura ‘intelligente’ che gli stessi contenitori mettono in atto, privo di qualsiasi supporto e giustificazione teorica – se non legale – andando a ridefinire in una sorta di puritanesimo di ritorno ciò che è accettabile oppure no, dove la pubblicità ammiccante di lingerie è appunto scontata e parte di un comune – almeno occidentale – immaginario visivo, mentre la performance di un body artist e di un tatuatore è categorizzata come censurabile. Affidare a un sistema di algoritmi – più o meno artificialmente intelligenti – l’espressione del dissenso è ipocrita quando non pericoloso, a volerlo guardare con lucido e laico disincanto. Pericoloso come la scelta apparentemente innocua di cambiare il titolo di un libro.


Bruno Cattani, Kamilia Kard, Lisa Kereszi, Marco Signorini, Attilio Solzi
Il sesso nelle camere d’albergo
A cura di Marcella Manni
Metronom
Via Carteria, 10 – Modena
16 dicembre 2023 – 16 febbraio 2024
Opening: sabato 16 dicembre, dalle 16.00

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