
EPITOME, Volume 1
Con la rassegna Epitome l’Accademia di Belle Arti di Urbino inaugura un ciclo di mostre incentrate sulle proprie collezioni d’arte. Gli intenti divulgativi e didattici di queste esposizioni si pongono l’obiettivo di sintetizzare la storia dell’Accademia, con una serie di focus sulle personalità che hanno contribuito al suo prestigio.
Le opere che si avvicenderanno nel corso del tempo permetteranno di riannodare i fasti del passato con quelli del presente, nella speranza di creare ricordi duraturi. La scelta del titolo, Epitome, corrisponde a un programma di intenti così come alla vocazione di questa collezione, che nella sua eterogeneità si riconduce prevalentemente al supporto cartaceo. Come scriveva Tommaso Trini nella sua prolusione all’inaugurazione dell’anno accademico 1997/1998, «la carta è un insostituibile medium delle espressioni più umane».
Il nucleo principale della collezione attinge alle opere, poco viste e poco note, conservate negli archivi ma raccoglie anche mirabilia e altri materiali d’epoca. Inoltre, in questo nucleo fondante saranno incluse opere inedite che di volta in volta verranno destinate all’Accademia grazie al generoso contributo di artisti e donatori, i quali hanno compreso il valore e le finalità dell’iniziativa. Un impegno culturale, ancor più che patrimoniale, che si radica nei precedenti storici della città di Urbino.
Il lungo corridoio dell’ex-convento dei Carmelitani Scalzi, dove oggi ha sede la Galleria Adele Cappelli, accoglierà le opere di docenti e allievi illustri che sono stati scelti in un arco temporale che si snoda dall’anno della fondazione (1967) fino ai giorni nostri. In questo primo appuntamento, l’excursus cronologico viene suggellato dalle opere di Concetto Pozzati e Elio Marchegiani, i quali hanno dato identità e slancio all’Accademia urbinate, sia in veste di docenti sia in qualità di Direttori. Pozzati è presente con un’opera grafica e una tecnica mista del ciclo Cornice cieca le cui atmosfere rarefatte e stranianti rispecchiano la civiltà consumistica che l’artista era solito assumere a strumento di riflessione del linguaggio pittorico e dei meccanismi che sottendono alla comunicazione visiva. Le sintesi tonali di due Grammature di colore connotano invece la ricerca intrattenuta da Marchegiani nella decade del Settanta, periodo in cui l’autore accentra il proprio interesse sul procedimento tecnico, stratificando il colore o incidendo il segno su lastre d’ardesia.
Altrettanto significative sono le presenze di Giovanni D’Agostino e Roberto Sanesi. I pastelli che danno vita all’Ipotesto di D’Agostino definiscono un’immagine che si proietta al di là del visibile: una linea continua, frastagliata, finita e infinita al contempo, un ritmo/rito chiaroscurale che si dirama sul foglio per generare un tracciato ossessivo, in tutto simile a quello di un sismografo. Di Roberto Sanesi vengono presentate alcune edizioni autografe che comprendono la sua produzione poetica, saggistica e visuale, perché – come teneva a precisare lui stesso – «Io non dipingo, scrivo. E tuttavia […] il mio scrivere visivo non è che un tentativo, tutto legato al linguaggio, leggibile, non leggibile, disponibile, di mostrare […] il meccanismo della composizione».
Ingente e versatile è la sezione riservata a Omar Galliani in quanto annovera una dozzina di opere, dagli anni Ottanta fino ai giorni nostri, che mettono in risalto la trama e l’anatomia del disegno. Particolarmente significativo è il quadro appartenente al ciclo dei Cavalieri d’Ellissi a cui si uniscono una serie di opere realizzate appositamente per l’Accademia urbinate, tra cui un sigillo del 1993. Accanto a Galliani trovano posto le opere di un altro esponente del cosiddetto “Ipermanierismo”, Massimo Pulini. Datata agli anni del suo magistero presso l’Accademia, una scultura in bronzo e vetro attesta la sua propensione a introiettare e attualizzare l’arte del passato. Risale invece ad anni più recente il d’après che l’artista ha dipinto su delle radiografie che permettono all’immagine una duplice lettura: in dissolvenza e in trasparenza.
Tra gli ex-allievi spicca la presenza di Chiara Diamantini, qui presente con un’incisione e delle sequenze fotografiche che afferiscono alle sue prime esperienze in ambito artistico; le fotografie sono degne d’attenzione perché prevale in esse una matrice poverista che l’artista abbandonerà quasi subito per sviluppare una ricerca linguistica-letteraria che ne contraddistinguerà la ricerca più matura.
A uno degli studenti più amati e stimati, Andrea Di Marco, l’Accademia ha deciso di rendere omaggio in vista del decennale della sua scomparsa. All’autore è dedicata un’intera parete, con alcuni lavori degli inizi, tra cui il grande dipinto Derive del 1992, e un olio su carta che risale agli ultimi anni di attività dell’autore, estremi di una ricerca che mirava a combinare immagine e narrazione. Accanto a Di Marco, gli amici di sempre: Alessandro Bazan e Fulvio Di Piazza, i quali hanno destinato alla neonata collezione degli acquerelli che saranno messi in dialogo con le incisioni realizzate durante il loro apprentissage accademico. Bazan, Di Marco e Di Piazza si sono formati nelle aule di Urbino rimanendo poi legati sotto la definizione “Scuola di Palermo”, un sodalizio che ora ritorna alle sue origini, all’interno dell’istituzione che li ha formati, e dove tutto ha avuto inizio.
L’esposizione si conclude con una serie di affiche d’epoca, tra cui il manifesto della mostra personale di Luciano De Vita di cui l’Accademia si era fatta promotrice nel 1971. Alla locandina si affianca l’acquaforte A la cerca del 1963 – straordinaria testimonianza della produzione grafica di De Vita – in ricordo di quella sua “oscurità germinale” che scaturiva dalla natura e dall’inconscio umano.
Con questa mostra l’Accademia tieni a ringraziare gli artisti e tutti coloro che a diverso titolo vi hanno contribuito: Maura Pozzati, Michele e Sara D’Agostino, Bernardo Bartoli, Elena e Francesco Ribuffo, Patrizia Raimondi, Giampaolo e Valentina Di Marco.





EPITOME, VOLUME 1
le Collezioni permanenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino
curatore: Alberto Zanchetta
Galleria Adele Cappelli, Via dei Maceri, 2 – 61029 Urbino (PU)
20 ottobre 2021 – 20 febbraio 2022
inaugurazione: mercoledì 20 ottobre 2021, dalle ore 10:00 alle ore 17:00
orari: dal lunedì al venerdì 10:00 / 17:00; sabato 9:00 / 13:00; domenica chiuso
contatti: +39 0722 320287 / 322430 – biblioteca@ accademiadiurbino.it