
David Horvitz – Abbandonare il locale
Organizzata in occasione della ventottesima edizione di miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea organizzata da Fiera Milano, Abbandonare il locale è la prima grande mostra personale in Italia dedicata a David Horvitz. Allestita all’interno di un ufficio dismesso negli spazi di BiM – ambizioso progetto di rigenerazione urbana nel distretto Bicocca che sta trasformando un iconico edificio progettato da Vittorio Gregotti in una work destination all’avanguardia – la mostra è curata da Nicola Ricciardi, direttore artistico di miart, che ha selezionato insieme a Horvitz oltre 20 opere che ripercorrono altrettanti anni di carriera. La mostra di Milano nasce dalla volontà di dare una forma tangibile all’espressione no time no space, scelta come tema e titolo della nuova edizione di miart per sottolineare la volontà della fiera di allargare sempre di più i propri confini geografici e temporali. I lavori di Horvitz qui raccolti provano infatti a complicare e sovvertire l’idea standardizzata di tempo — come nel caso dell’orologio di “A clock whose seconds are synchronized with your heartbeat” (2020), o della performance “Evidence of time travel” (2014), per la quale l’artista ha vissuto in Europa regolando la propria vita sul fuso orario della California — o a scardinare confini e limiti spaziali, aprendo varchi verso nuove dimensioni — come in “For Kiyoko” (2017), in cui Horvitz fotografa le stelle che immaginava sua nonna guardasse 75 anni prima dal campo di internamento giapponese in Colorado in cui era stata rinchiusa, oppure nell’installazione “The Distance of a Day” (2013), in cui l’artista espone due video realizzati contemporaneamente da lui e da sua madre in California e alle Maldive, uno al sorgere e uno al tramontare del sole nella stessa giornata. Mescolando un approccio site-specific con un’attitudine performativa, e alternando lavori storici con nuove produzioni e oggetti trovati, Abbandonare il locale offre inoltre una lettura non convenzionale dell’etica e dell’estetica del posto di lavoro, piena di immaginari alternativi e possibili vie d’uscita.