
Chiara Bettazzi | A tutti gli effetti
La domanda più insidiosa – una domanda che in qualche modo deve rimanere senza risposta possibile solo perché qualcosa accade, qualcosa appare, qualcosa è ritenuto responsabile in attesa di essere decodificato, un significato che si è già manifestato, altrimenti un’impossibilità alla Presenza a venire. Che cos’è una cosiddetta presenza? E se appare qualcosa? L’agonia dell’identificazione potrebbe mostrare qualcosa se quel qualcosa non fosse già stato riconosciuto prima della sua stessa apparizione? Questa identificazione è necessariamente associata a una somiglianza? Che aspetto ha una pareidolia? Qual è il suo uso? Una tale serie di domande è alla base del concept virtuale con cui l’artista Chiara Bettazzi cerca di sviluppare una rete visiva ambigua con articolazioni immersive e organiche nelle stanze della Villa Romana.
Operazioni site specific si fondono con opere precedenti, i cui germi muoiono e, con video, fotografie e installazioni in una pratica procedurale (e non solo ricombinante), innescano la modulazione incessante di una concretezza indecifrabile e celibe che rappresenta qualcosa che non è proprio per la sua stessa manifestazione dato è. Si potrebbe pensare che la pareidolia sia una sorta di referenzialità assoluta, una referenzialità che rimane referenziale senza muoversi verso una latenza o una transizione o, in altre parole, verso il principio inesauribile del trovare e del rivelare.
Si parla di furbizia, di stratagemmi che assicurano una capacità di soddisfazione, credendo in una strategia di contornatura, attraverso la ricerca incessante di un motivo identificabile che circoscrive l’evento assoluto, senza il potere anonimo della pareidolia che non spiega ma dispiega. In effetti, questo dispositivo pareidolico nell’opera di Bettazzi – né somiglianza né dissomiglianza, né copia né modello – risulta ben lungi dal mettere in scena l’elaborazione di una forma venuta e prevenibile, come l’infinita moltiplicazione di un prototipo immanente che non cessa di essere nel infinito Per dispiegare uno sciame di catastrofe mimetica; “la mostruosa spontaneità”, come direbbe Jean-Paul Sartre, un’apparenza pura e immobile, senza inizio, senza fine e senza meta.
Chiara Bettazzi(1977) vive e lavora a Prato. Il suo lavoro artistico si basa sul rapporto e sul contatto diretto con spazi industriali abbandonati. Da anni si occupa di forme di espressione contemporanee nel panorama industriale pratese e realizza interventi che rispecchiano il patrimonio industriale e culturale. Nel 2005 apre lo Studio SC17, con il quale riattiva la sede dell’ex Lanificio Bini. Nella sua pratica artistica combina una poetica sulla memoria e sul tempo con materiali organici e inorganici. Ha partecipato a mostre personali e collettive in musei e spazi privati: Museo per bambini, Santa Maria della Scala, Siena (2019), Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2018/19), Casa Masaccio
A Tutti Gli Effetti
Chiara Bettazzi, curated by Alessandro Sarri
04.06 > 18.06.2021