
Carlo Cecchi – Bianco ombra
Dal 6 ottobre, il Centro permanente di documentazione per l’arte contemporanea a Palazzo Bergoli di Falconara Marittima, ospita la personale di Carlo Cecchi dal titolo bianco ombra.


Lo sguardo diritto, piantato sulla faccia delle cose. È la qualità dei filosofi, degli storici, dei biologi, dei fisici – insomma delle scienze umane e delle scienze esatte. Ma l’artista no, lui ha uno sguardo laterale. Si mette di sguincio, per illuminare il mondo nei suoi angoli nascosti. E in questa rappresentazione obliqua, in questo suo linguaggio allusivo o evocativo, l’arte raffigura la realtà attraverso l’irreale. Consegnandoci altresì una verità, o almeno quel poco di verità cui possiamo attingere nei nostri percorsi esistenziali.
Poi c’è Carlo Cecchi, pittore visionario e stralunato. In quest’ultimo lavoro («Bianco ombra», come se esistesse un’ombra bianca, che neghi la sostanza scura d’ogni ombra) il suo sguardo è posteriore – non frontale e nemmeno laterale. Assume per pretesto un’opera famosa: il «Quarto Stato» di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Dopo di che la rovescia come un guanto, la gira all’incontrario. E il realismo crudo del pittore piemontese si converte in un segno onirico, sfumato nei tratti e nella folla di corpi disegnati a carboncino. Onirico e tuttavia reale: «Siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni», diceva William Shakespeare.
Michele Ainis